Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
FRESCO DI LETTURA
Matthew Thomas, “Non siamo più noi stessi”
Ed.
Neri Pozza, trad. Chiara Brovelli, pagg. 732, Euro 19,50
Non ho prestato abbastanza attenzione
all’esergo del romanzo di Matthew Thomas, “Non siamo più noi stessi”. Al
titolo, che è una delle due citazioni, preso dalle parole di re Lear. All’altra
citazione, del poeta Stanley Kunitz, Cara,
ricordi/ l’uomo che hai sposato? Toccami/ ricordami chi sono, che è
risuonata straziante alle mie orecchie dopo aver terminato la lettura del
libro. Forse, invece, è stato meglio così, che non abbia indugiato a riflettere
sul significato che quelle parole potessero avere e il loro nesso con la storia
di Eileen Tumulty che stavo iniziando a leggere, perché in questo modo ero
nella posizione stessa di Eileen: né lei protagonista, né io lettrice
comprendevamo quello che stava accadendo, nessuna delle due riusciva a farsi
una ragione dello strano cambiamento di comportamento di suo marito Edmund, la
verità sarebbe apparsa come una brutale rivelazione per entrambe, avremmo
percorso insieme il doloroso cammino in discesa, sempre più ripido, a fianco di
Edmund Leary.
La storia di Eileen Tumulty incomincia in
maniera molto tradizionale, il passo del romanzo è tranquillo, lascia
assaporare i dettagli. Veniamo a sapere che Eileen è nata nel 1941, figlia di
immigrati irlandesi, che è una ragazzina costretta a sobbarcarsi compiti non
suoi da quando la madre, dopo un aborto traumatico, ha incominciato a bere.
L’ambiente famigliare, il cerchio irlandese intorno a suo padre, la squallida
routine quotidiana, sono per Eileen uno sprone a mirare più in alto- lei non vuole
finire così, lei sarà diversa, lei avrà una vita come quegli Wasp che tanto
invidia. Si diploma come infermiera e farà una certa carriera diventando
supervisore. E sposa invece un irlandese, innamorandosi di Edmund Leary contro
ogni sua aspettativa. Ma Edmund è un uomo speciale, uno studioso, un
ricercatore che sceglie di fare il professore universitario perché gli piace
insegnare, non gli interessano ruoli accademici più elevati. Dopo anni di
matrimonio riescono ad avere un figlio, Connell.
Tutta la prima metà di questo lungo
romanzo (700 pagine che non pesano affatto, da gustare) scorre senza scossoni,
restituisce l’idea di ‘romanzo’, il piacere di conoscere dei personaggi
intimamente. Eileen non è neppure del tutto simpatica, così ambiziosa, a tratti
così dura, con una certa aria di condiscendenza nei confronti del marito che si
accontenta di quello che hanno, di abitare porta a porta con immigrati italiani.
Per Eileen la casa diventa il simbolo di quello che lei vuole essere e la
ricerca della casa perfetta, nel quartiere perfetto, diventa la ricerca della
sua stessa identità che deve però, ad un certo punto, mediare con l’innegabile
realtà di quella parte di sé che non può rinnegare, con le possibilità
economiche che hanno.
E l’acquisto della casa dei sogni di
Eileen, il loro trasferimento, l’inizio dei lavori di ristrutturazione sono
anche l’inizio- dapprima giustificato con lo scombussolamento che ogni novità
comporta- dell’apparizione dei segnali del grosso cambiamento in Edmund.
Segnali impercettibili dapprima, sbalzi di umore, scatti di ira, comportamenti
anomali che però fanno pensare Eileen al divorzio.
Poi la tragedia. E, come in
tutte le grandi tragedie, il personaggio di Eileen cambia sotto i colpi della
sorte, si innalza al livello di grande eroina. La donna che ci aveva a volte
infastidito diventa oggetto della nostra ammirazione incondizionata, il suo coraggio,
la sua dedizione, la sua volontà di non arrendersi sono un esempio illuminante
e quella di lei e di Edmund diventa una bellissima storia d’amore che ci spezza
il cuore, che ci ricorda la promessa ‘di esserti fedele per sempre, nella gioia
e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti per tutti i
giorni della mia vita”.
Uno splendido primo romanzo, sobrio,
ricco, profondo.
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