lunedì 20 luglio 2015

Matthew Thomas, “Non siamo più noi stessi” ed. 2015

                                     Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
                                                               FRESCO DI LETTURA



Matthew Thomas, “Non siamo più noi stessi”
Ed. Neri Pozza, trad. Chiara Brovelli, pagg. 732, Euro 19,50

        Non ho prestato abbastanza attenzione all’esergo del romanzo di Matthew Thomas, “Non siamo più noi stessi”. Al titolo, che è una delle due citazioni, preso dalle parole di re Lear. All’altra citazione, del poeta Stanley Kunitz, Cara, ricordi/ l’uomo che hai sposato? Toccami/ ricordami chi sono, che è risuonata straziante alle mie orecchie dopo aver terminato la lettura del libro. Forse, invece, è stato meglio così, che non abbia indugiato a riflettere sul significato che quelle parole potessero avere e il loro nesso con la storia di Eileen Tumulty che stavo iniziando a leggere, perché in questo modo ero nella posizione stessa di Eileen: né lei protagonista, né io lettrice comprendevamo quello che stava accadendo, nessuna delle due riusciva a farsi una ragione dello strano cambiamento di comportamento di suo marito Edmund, la verità sarebbe apparsa come una brutale rivelazione per entrambe, avremmo percorso insieme il doloroso cammino in discesa, sempre più ripido, a fianco di Edmund Leary.
     La storia di Eileen Tumulty incomincia in maniera molto tradizionale, il passo del romanzo è tranquillo, lascia assaporare i dettagli. Veniamo a sapere che Eileen è nata nel 1941, figlia di immigrati irlandesi, che è una ragazzina costretta a sobbarcarsi compiti non suoi da quando la madre, dopo un aborto traumatico, ha incominciato a bere. L’ambiente famigliare, il cerchio irlandese intorno a suo padre, la squallida routine quotidiana, sono per Eileen uno sprone a mirare più in alto- lei non vuole finire così, lei sarà diversa, lei avrà una vita come quegli Wasp che tanto invidia. Si diploma come infermiera e farà una certa carriera diventando supervisore. E sposa invece un irlandese, innamorandosi di Edmund Leary contro ogni sua aspettativa. Ma Edmund è un uomo speciale, uno studioso, un ricercatore che sceglie di fare il professore universitario perché gli piace insegnare, non gli interessano ruoli accademici più elevati. Dopo anni di matrimonio riescono ad avere un figlio, Connell.

      Tutta la prima metà di questo lungo romanzo (700 pagine che non pesano affatto, da gustare) scorre senza scossoni, restituisce l’idea di ‘romanzo’, il piacere di conoscere dei personaggi intimamente. Eileen non è neppure del tutto simpatica, così ambiziosa, a tratti così dura, con una certa aria di condiscendenza nei confronti del marito che si accontenta di quello che hanno, di abitare porta a porta con immigrati italiani. Per Eileen la casa diventa il simbolo di quello che lei vuole essere e la ricerca della casa perfetta, nel quartiere perfetto, diventa la ricerca della sua stessa identità che deve però, ad un certo punto, mediare con l’innegabile realtà di quella parte di sé che non può rinnegare, con le possibilità economiche che hanno.
    E l’acquisto della casa dei sogni di Eileen, il loro trasferimento, l’inizio dei lavori di ristrutturazione sono anche l’inizio- dapprima giustificato con lo scombussolamento che ogni novità comporta- dell’apparizione dei segnali del grosso cambiamento in Edmund. Segnali impercettibili dapprima, sbalzi di umore, scatti di ira, comportamenti anomali che però fanno pensare Eileen al divorzio.
Poi la tragedia. E, come in tutte le grandi tragedie, il personaggio di Eileen cambia sotto i colpi della sorte, si innalza al livello di grande eroina. La donna che ci aveva a volte infastidito diventa oggetto della nostra ammirazione incondizionata, il suo coraggio, la sua dedizione, la sua volontà di non arrendersi sono un esempio illuminante e quella di lei e di Edmund diventa una bellissima storia d’amore che ci spezza il cuore, che ci ricorda la promessa ‘di esserti fedele per sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti per tutti i giorni della mia vita”.

     Uno splendido primo romanzo, sobrio, ricco, profondo.


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