vento del Nord
cento sfumature di giallo
FRESCO DI LETTURA
Arnaldur Indriðason,
“Una traccia nel buio”
Ed. Guanda, trad. A. Storti, pagg. 320, Euro 18,50
Leggere
un romanzo dello scrittore islandese Arnaldur Indriðason significa fare un
elogio della pacatezza. “Pacato” è l’aggettivo che meglio si confà ad un
thriller di Arnaldur Indriðason, lontano dalla concitazione e dal ritmo serrato
di altri romanzi del genere. Come se il freddo dell’Islanda avesse in certo
qual modo congelato e rallentato il passo della narrazione, dando però il tempo
per riflettere e soppesare gli avvenimenti.
Ad Arnaldur Indriðason interessa il
passato, passato come spiegazione del presente, e il confronto fra presente e
passato, la ricerca del colpevole di un crimine nel passato e di conseguenza la
ricerca del motivo dei cambiamenti nella società del presente, sono ancora una
volta al centro del suo nuovo libro, “Una traccia nel buio”.
Un
uomo di novant’anni è stato trovato morto nel suo letto. In apparenza niente di
strano, anzi, che bel modo di dormire, nel sonno. E invece qualcuno ha
accelerato il passaggio del vecchio nell’aldilà: è stato soffocato con un
cuscino.
Si apre parallelamente un’altra vicenda,
nel lontano 1944, quando l’Islanda era ad un passo dall’indipendenza dalla
Danimarca e, in questa fase finale della guerra, occupata dalle forze
britanniche e statunitensi. Il corpo di una ragazza, Rosamunda, era stato
trovato dietro il Teatro Nazionale. Era stata uccisa ma, qualche mese prima
della sua morte, era stata vittima di una violenza, non aveva mai voluto dire
da parte di chi, circolavano voci che fosse stato qualcuno del ‘popolo della
notte’, un elfo, proprio come, circa tre anni prima e in un’altra parte
dell’Islanda, era successo ad un’altra ragazza di cui non si era saputo più
nulla, scomparsa. Il cadavere di Rosamunda era stato scoperto per caso da un
soldato americano che stava amoreggiando con una ragazza islandese e le
indagini erano state svolte da un poliziotto islandese e da un certo Thorson,
figlio di islandesi emigrati in Canada e arruolato nelle forze americane.
E’ proprio Thorson, il vecchio che è
appena stato ucciso. Era ritornato a vivere in Islanda dopo la guerra, per
ritrovare il silenzio e la pace della terra dei genitori che lo aveva incantato.
Ed è un’altra persona non più giovane, che ha quindi una memoria personale dei
tempi di guerra, che cerca di far luce sul delitto. Si chiama Konrað, suo padre
era un truffatore che aiutava un medium nelle sedute spiritistiche. Konrað
ricorda bene una seduta di cui avevano parlato anche i giornali- era stata a
danno dei genitori della povera Rosamunda e, tuttavia, il medium aveva sentito
la presenza di un’altra ragazza che si lamentava di avere molto freddo…
Sono due i salti nel passato a cui ci conduce
il delitto nel presente di “Una traccia nel buio”. Uno che ci trasporta negli
anni quaranta, quando, in maniera stupefacente, il vento di guerra cambia
radicalmente lo stile di vita islandese, poverissimo fino a quel momento. Gli
americani portano con sé beni di consumo sconosciuti, fanno intravvedere
possibilità di agio impensate. Qualcosa si smuove nell’economia dell’isola.
Qualcosa si risveglia, ci si azzarda a sognare. Le ragazze sognano il lusso, si
lasciano corteggiare dai nuovi arrivati in divisa, credono nella favola di Cenerentola, nelle promesse di
matrimonio, sono sorde alle critiche di famigliari e conoscenti, che cosa
sanno, gli altri, dell’amore? E’ quella che viene chiamata ‘la Situazione’- è
successa la stessa cosa in tutti i paesi coinvolti nella guerra, di ragazze
come Ingiborg è piena l’Europa. Ma Rosamunda e la ragazza scomparsa nel Nord
avevano avuto anche loro un legame con un soldato dell’occupazione?
Le storie di cui hanno parlato le due
ragazze ci trasportano ancora più indietro nel tempo, in una Islanda
folkloristica dove la realtà sconfina nell’immaginario, il popolo della notte
cammina fianco a fianco con quello del giorno, e i fatti più dolorosi e crudi
della vita quotidiana sono più facilmente accettati, se a loro viene data una
spiegazione che possa giustificare la passività e l’inerzia.
Una bella lettura per chi non è alla
ricerca di forti emozioni.
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