Voci da mondi diversi. Asia
il libro ritrovato
Amitav Ghosh, “Il paese delle maree”
Ed. Neri Pozza, trad. Anna
Nadotti, pagg. 460, Euro 17,50
Gli abitanti del posto lo
conoscono con il nome di bhatir desh,
“il paese delle maree”: è il Sundarban, un arcipelago di isole che si estende
per 300 km .
tra la foce di due fiumi, dal Bengala occidentale al Bangladesh, di fronte a
Calcutta. Non ci sono confini tra acqua dolce e acqua salata, le correnti
alterano di continuo la fisionomia delle isole, sommerse ogni giorno dalle maree
che inghiottono le foreste di mangrovie per lasciarle riemergere parecchie ore
dopo.
Questa frangia sbrindellata dell’India è la
meta dei due personaggi principali del nuovo romanzo dello scrittore indiano
Amitav Ghosh, “Il paese delle maree”, Kanai e Piya. Sono entrambi degli outsider, non interamente forestieri ma
in qualche modo ai margini della società locale: Kanai è un raffinato cittadino
poliglotta che guarda con sufficienza la moltitudine colorata e vociante che si
affolla sul marciapiede della stazione, Piya è figlia di genitori indiani
emigrati in America che hanno scelto di non insegnarle neppure una parola della
loro lingua madre. Entrambi si recano nel Sundarban per una ricerca- lui per
esaminare delle carte che lo zio gli ha lasciato, lei, una biologa marina
specializzata in cetologia, per studiare il comportamento del delfino di acqua
dolce. E, in una maniera affascinante e insolita, si intrecciano le due
tematiche del libro, quella della comunicazione e del linguaggio e quella della
protezione delle specie. Kanai, in quanto interprete, dovrebbe essere lo
specialista della comunicazione, è lui che ha il compito di tradurre le
istruzioni e le esigenze di Piya al giovane Fokir che guida l’imbarcazione nei
canali fra le isole, sulla traccia dei delfini. Eppure diventa ben presto
chiaro quanto sia inadeguato, quanto la sua freddezza e il suo cinismo lo
lascino fuori da una comunicazione più essenziale, dall’intesa senza parole tra
Piya e Fokir, o dalla comprensione del linguaggio degli animali da parte di
Piya, o di quello della natura da parte di Fokir, l’umile pescatore per cui
Kanai prova un disprezzo misto a gelosia e invidia e a cui Piya deve la vita
quando uno tsunami si abbatte sulle isole.
Un personaggio singolare, Piya, che si
riavvicina alle sue origini studiando i delfini di acqua dolce- e qui si
inserisce il tema, più polemico e politico, delle specie protette. Non solo dei
delfini, ma anche delle tigri e degli esseri umani: quanti sanno che le tigri
nel Sundarban ammazzano una persona ogni due giorni e che invece nell’isola di
Morichjhapi era stato fatto un massacro di profughi del Bangladesh, accusati di
volersi appropriare del terreno? Perché è questo dramma che racconta lo zio di
Kanai nel diario lasciato al nipote, il sogno utopico di una comunità finito in
un bagno di sangue.
la recensione e la seguente intervista sono state pubblicate sulla rivista Stilos
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