Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo
fresco di lettura
Katia
Tenti, “Ovunque tu vada”
Ed. Marsilio, pagg.442, Euro
18,00
Salvare i buoni e annientare i
peccatori. Chi sono i buoni, chi i peccatori? Qual era la giustizia che Dio
esigeva, su cosa si fondava, al di là della sua pretesa di verità immutabile e
assoluta? La Chiesa tace il male di una persona a un’altra persona nell’estrema
convinzione che il bene riguardi un popolo intero. Il bene comune a discapito
del bene di un singolo. La sopravvivenza della comunità, l’intercambiabilità e
la sacrificalità dell’individuo, in altre parole.
Bolzano.
Una donna, Milena, si rivolge ripetutamente, in cerca di aiuto, al
pubblico ministero Jakob Dekas: l’uomo con cui ha avuto una relazione continua
a perseguitarla in maniera ossessiva. Le telefona puntuale alle sette di ogni
mattina. Lui tace. Le fa ascoltare le parole d’amore che lei gli ha detto in
passato, registrate. Se lo trova sull’autobus che prende per andare al lavoro.
Eppure- per ora- non c’è nessuna legge che possa arrestare l’incubo di un
comportamento a cui in America si dà il nome di ‘stalking’.
Un uomo anziano viene trovato morto nel giardino della casa in cui
abitava, presa in affitto da un noto avvocato che viveva al piano di sopra con
la moglie. Strano, però, l’uomo era in camicia. Ed era stato colpito alla
testa: impossibile si sia trattato di un malore.
Un’altra donna, la ventenne Verena, dopo essersi sottoposta ad una
terapia psicanalitica, ricostruisce pezzo per pezzo quello che le è accaduto
durante l’infanzia- un trauma che l’ha segnata per la vita. Aveva nove anni
quando don Daniele, il giovane sacerdote della sua parrocchia, l’aveva
violentata per la prima volta. E non si era limitato a quello.
Sono questi tre casi di cui si deve
occupare il Pubblico Ministero Jakob Dekas e sono, peraltro tre casi veramente
successi in Alto Adige. Katia Tenti, già capodipartimento dell’assessore
provinciale e al suo primo romanzo, ha alterato i nomi di colpevoli e vittime,
così come ha cambiato il nome del capo della Procura di Bolzano, Cuno
Tarfusser, che ora è vicepresidente della Corte penale dell’Aja e che si occupò
dei tre casi all’epoca dei fatti, creando un personaggio molto convincente, in
parte reale e in parte inventato, perseguitato dai ricordi degli anni di piombo
in cui non era riuscito ad impedire l’estrema politicizzazione della sua
ragazza, morta durante una rapina in una banca. Forse è per questo che si
lascia coinvolgere ad un livello personale soprattutto nei casi di Milena e di
Verena. Si sente impotente nei confronti di Milena, capisce che la donna non
esagera nulla, teme per la sua vita. E alla fine si sente colpevole. Quanto a
Verena, il reato di cui è stata vittima è ancora più grave e, per un certo
verso simile a quello di Milena, nella difficoltà di provarlo: sogni e disegni possono
essere considerati prove inconfutabili? Sì, se i disegni sono così precisi. E
poi spuntano fuori delle foto, mentre scompare dalla curia la documentazione
riguardo a don Daniele: Grande Daniele, così amato dai parrocchiani, non è
l’unico colpevole dell’infanzia violata di Verena. Altrettanto grave è la colpa
del prete a cui la bimba aveva parlato nel confessionale, ancora di più
l’insabbiamento ad opera della curia che si era limitata a trasferire il
sacerdote pedofilo, più ignobile ancora il ‘salvataggio’ di don Daniele da una
giusta sentenza.
Il terzo caso, quello del vecchio morto nel giardino che poi è
singolarmente connesso con uno degli altri due, è affrontato con un distacco
maggiore dalla scrittrice e dal pubblico ministero Dekas- forse colpisce di
meno perché la fragilità della vittima è dovuta all’età anziana e non
all’essere donna o addirittura bambina, forse anche perché non è un personaggio
che attiri le nostre simpatie.
E’ un bel primo romanzo, “Ovunque tu
vada”, con un protagonista che ricorderemo, con le sue qualità (gli scrupoli
etici e la correttezza) e le sue debolezze (gli piacciono le avventure galanti
e passeggere), e una miriade di personaggi secondari tratteggiati tutti con
acume. Il finale, poi, è terribilmente intrigante: Dekas pensa di poter tirare
il fiato quando lo raggiunge la notizia della morte violenta della donna con
cui faceva sesso volentieri, pur non volendo mai parlare di amore. Attendiamo
il nuovo romanzo, allora.la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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