Voci da mondi diversi. Medio Oriente
il libro ritrovato
INTERVISTA A MEIR SHALEV
E’ di poco tempo fa la nostra
intervista allo scrittore israeliano Meir Shalev in occasione della
pubblicazione del suo romanzo “Il ragazzo e la colomba”. Questa volta,
incontrandolo a Torino, vogliamo chiedergli del libricino per bambini, “Un
serpente, un diluvio e due arche”, in cui racconta ai piccoli storie prese
dalla Bibbia.
Perché scegliere di raccontare storie della Bibbia, trasformandole in
una specie di fiabe?
Perché ho una grande esperienza di queste
storie e di raccontare storie. Quando ero bambino i miei genitori le
raccontavano a me, e io le ho raccontate ai miei bambini. Ai bambini piacciono,
quando gliele racconti come storie e non ne fai delle lezioni da imparare. E ci
sono storie nella Bibbia belle quanto quelle della mitologia greca. Le racconto
in maniera semplice, senza intenzione di fare proselitismo. In Israele ci sono
anche come audiocassette e hanno avuto un gran successo. Sono contento che
siano state tradotte anche in italiano. E poi l’illustratore delle storie è
Emanuele Luzzati: mi spiace che sia morto circa sei mesi fa e non abbia fatto a
tempo a vedere questo libro. Ci eravamo incontrati ancora poco tempo prima
della sua morte: per me l’edizione italiana del libro ha un grande significato
emotivo.
Emanuele Luzzati |
Ecco, le illustrazioni sono altrettanto importanti quanto il testo, in
un libro per bambini. Quando ha pensato al libro, aveva già in mente di
chiedere a Lele Luzzati di fare i disegni?
Conoscevo già Lele
Luzzati, avevamo lavorato insieme per un progetto per il museo di Storia di
Gerusalemme. Quindi sì, ho pensato subito a lui, pensavo che il suo stile fosse
ottimo- uno stile ingenuo e ricco di colore; ingenuo nel senso che guarda con
gli occhi di un bambino. In Israele è stato pubblicato sei anni fa.
Lo chiedo a Lei, perché non si può più chiederlo a Emanuele Luzzati:
quali sono gli elementi importanti in un disegno, per attrarre l’attenzione dei
bambini?
I colori, certamente, e
poi la ricchezza dei dettagli, uno sguardo sulla realtà che non sia da
documentario, o da fotografia. Prendiamo ad esempio la figura di Giuseppe
bambino, fatta da Luzzati: il sorriso, i colori, tutto quello che indica
luminosità e gioia, che sono uguali sia nel disegno in cui lui è piccolo sia in
quello che lo raffigura quando è più grande. E’ un disegno che attira
l’attenzione e cattura la simpatia.
Come si trasforma una storia presa dalla Genesi in una fiaba e con un
linguaggio che possa catturare l’attenzione dei bambini?
Prima di tutto bisogna
dire che quello che c’è di speciale nell’ebraico della Bibbia è che è che è
comprensibile anche per i bambini. La base è quindi lì: posso usare una frase
dell’originale, e poi creo una lingua moderna ma che sia nello stesso tempo
‘buona’ e ricca. Non voglio trasformare quello che racconto in uno scherzo;
volevo una lingua facile ma che fosse anche ad un buon livello. E ogni tanto
cito l’originale, perché so che i bambini possono capirlo.
E come ha scelto le storie da raccontare?
Non c’è stato un criterio, ho scelto queste
perché mi piacevano, ma ce ne sono tante altre da raccontare. E forse le
racconterò.
l'intervista è stata pubblicata su www.stradanove.net
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