Voci da mondi diversi. Medio Oriente
INTERVISTA A MEIR SHALEV
Se ci chiedessero quale sia la
letteratura più viva e più ricca e più profonda dei nostri tempi, non avremmo
esitazioni, e diremmo che è quella israeliana. Ne è un’ennesima conferma “Il
ragazzo e la colomba”, il nuovo romanzo di Meir Shalev, scrittore nato nel 1948 in Israele di cui
abbiamo già apprezzato “Per amore di una donna”, “Il pane di Sarah”, “La
montagna blu”, “Fontanella”, tutti editi da Frassinelli. Abbiamo parlato del
suo libro con l’autore.
“Il ragazzo e la colomba” è una splendida storia d’amore- e soltanto
alla fine sappiamo fino a che punto sia veramente splendida- e tuttavia, un po’
per il fatto che la colomba è un personaggio vero e proprio, a sé stante, del
libro, non possiamo fare a meno di pensare che il romanzo sia anche qualcosa
d’altro. Un romanzo sull’amore fra gli esseri umani, sulla pace e la
fratellanza: è tutto questo il suo romanzo?
Sapevo fin dall’inizio
che la colomba è un uccello altamente simbolico, un simbolo della pace, prima
di tutto. Dello spirito santo per i cristiani, nel diluvio biblico. E però nel
mio romanzo la colomba, o meglio il piccione viaggiatore, è una metafora della
casa e dell’amore per la casa, e naturalmente è un postino. Un mezzo per
consegnare lettere.
Mi sembra di avere osservato un cambiamento in questo romanzo, come se
Lei avesse ristretto il campo di osservazione. Mi sbaglio? Oppure c’è stato un
cambiamento in Lei?
E’ vero, c’è un
cambiamento: il romanzo ha meno personaggi degli altri miei precedenti romanzi.
E forse la storia è più semplice, più lineare. Ma non c’è stato nessun
cambiamento in me, tranne il fatto che invecchio tra un romanzo e l’altro.
Entrambi i due filoni di storie sono molto belli: è stato difficile per
Lei trovare un equilibrio, non dare un peso maggiore all’uno o all’altro?
Perché per il lettore è sempre un grande godimento seguire la storia che sta
leggendo, senza avere il desiderio di finire quella per iniziare a leggere
l’altra, e questo è un risultato fantastico.
Grazie per il complimento.
Il problema è stato decidere il tempo e il luogo esatto in cui far convergere
le storie per farle diventare una sola.
Come avviene spesso nei suoi romanzi, la madre è il personaggio di
maggior rilievo: c’è una persona vera dietro Raya?
Raya ha molto di mia
madre, sia dal punto di vista intellettuale che emozionale. Ma la storia della
sua vita è completamente diversa, e pure il suo aspetto fisico è quello di
un’altra donna.
L’altro personaggio dominante è quello di Meshullam, che io ho amato
più di qualunque altro: che cosa, o chi, ha contribuito alla ‘creazione’ di
Meshullam?
Niente e nessuno in
particolare. Assomiglia un poco al mercante di bestiame di “Per amore di una
donna”, ma è più simpatico.
In entrambe le storie si parla molto di uccelli ed è tutto molto
interessante, anzi è tutto affascinante. Sapeva già così tanto sui piccioni
viaggiatori e su come addestrarli, prima di scrivere il libro? E’ anche Lei
appassionato di bird-watching?
No, non faccio
bird-watching ma conosco molto bene la natura in Israele. Quanto ai piccioni-
ho dovuto fare un grosso lavoro di ricerca. Tutto quello che sapevo dei
piccioni era che servivano per lo stufato che cucinava mia nonna nel villaggio,
quando ero bambino.
C’è una parola non tradotta nel romanzo, yayl, e da appassionata linguista mi domandavo quale fosse il suo
significato esatto. Si capisce che non può essere tradotta con una sola parola…
Yayla in turco è la dimora estiva dei pastori sulle montagne.
Yayl ha molto a che fare con l’altro profondo significato del romanzo,
il bisogno di una ‘casa’. ‘Casa’ è soltanto la casa o è anche il paese a cui si
appartiene?
In questo libro è solo la
casa, ma naturalmente ha a che fare con il paese, la lingua, la cultura…
Lei vive in un luogo in cui è difficile vivere mantenendo la pace
interiore: le è di aiuto lo scrivere?
Non scrivo per sfuggire
alla realtà israeliana: fa parte della mia vita e non disturba la mia
scrittura. Mi hanno offerto spesso di soggiornare in altri paesi per scrivere,
ma non ho mai accettato. Ho bisogno della mia atmosfera e del mio posto qui,
dove vivo.
l'intervista è stata pubblicata su www.stradanove.net
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