giovedì 14 agosto 2014

Meir Shalev, "E' andata così" ed. 2010

                                                         Voci da mondi diversi. Medio Oriente
    il libro ritrovato


Meir Shalev, “E’ andata così”
Ed. Feltrinelli, trad. Elena Loewenthal, pagg. 230, Euro 16,00

Titolo originale: Ha-davar Hayah Kakhah

Era difficile ed esigente con se stessa e con gli altri, era gelosa, cocciuta e incapace di perdonare, ma ha sempre lavorato, sobbarcandosi il giogo delle fatiche dall’alba sino a notte: mietitura e raccolto, stagione dei cetrioli e olive in salamoia, marmellate sotto il melograno nell’aia.

   Dopo averci incantato nei romanzi precedenti con la sua straordinaria capacità affabulatoria, dopo aver intessuto trame che ci facevano pensare ad un albero con un grosso tronco- la storia principale- da cui si dipartiva un’infinità di rami- la miriade di storie secondarie-, in “E’ andata così” lo scrittore israeliano Meir Shalev ci racconta la storia di un aspirapolvere. Scusate. Ci racconta la storia della nonna materna, nonna Tonia, e del suo aspirapolvere arrivato dall’America. Il numero delle divagazioni è minore che negli altri libri ma il metodo- di proseguire attraverso aneddoti e buffe vicende familiari- è pur sempre lo stesso, perché poi è impossibile parlare di una nonna senza parlare anche di un nonno, di figli e nipoti e conoscenti.
    Il primo flash su nonna Tonia lo troviamo quasi subito, dopo che lo scrittore ci ha raccontato di come sia stato costretto ad andare ad un incontro importante con le unghie dei piedi laccate di rosso: le sue nipotine si erano rifiutate di togliergli lo smalto e la reazione di chi aveva osservato quelle unghie fiammeggianti nei sandali era stata: “Che cosa pretendete da lui? Ha preso da Tonia. Era matta come lui. Sono fatti così, in quella famiglia.”
Nonna Tonia era diversa, strana, imprevedibile, un “tipo”, non facile da trattare, caparbia, non sempre simpatica. Eppure, come dirà la figlia durante la cerimonia funebre, era la fonte di energia per tutta la famiglia, era “il distillato di tutti noi, nel bene e nel male: un’essenza mai diluita nell’acqua della resa e del compromesso.” Per tratteggiare il carattere della nonna, Meir Shalev gioca su due elementi della sua personalità: il linguaggio e la sua mania della pulizia.

     Nonna Tonia usava delle espressioni fiorite di una tale efficacia che si imprimevano nella mente dei famigliari, fino a diventar parte di un linguaggio comune a figli, generi, nuore e nipoti, un vero e proprio lessico famigliare che è l’uso di parole e modi di dire in cui ci si riconosce come appartenenti ad un gruppo. “E’ andata così” era l’inizio di un racconto, alternato con “quando ero ragazza”, “graffisgnare” era fare dei graffi su una parete, “come sei zù” era il benvenuto al nipotino in visita da Gerusalemme, seguito immediatamente da qualche leccornia per tirarlo su, il “zaciglio” era il letto, “non mi erediterete da viva” alludeva al fatto che si doveva aspettare prima di impossessarsi di qualunque cosa appartenesse a lei. A proposito del “zaciglio”: era una nonna di larghe vedute, nonna Tonia. Il giovane Meir poteva essere sicuro che la nonna avrebbe preparato un “zaciglio” per lui e la sua ragazza di turno, quando lui andava in visita. Senza fare domande, solo una raccomandazione che ci dice tanto su di lei: che Meir portasse ogni volta una ragazza diversa, perché le ragazze vanno cambiate “come le calze”.
    Quella della pulizia era per nonna Tonia un’ossessione. Per darne un’idea si può riassumere dicendo che, in pratica, non si poteva entrare in casa, per non sporcare. Men che mai si poteva andare in bagno, luogo dove, notoriamente, si va per pulirsi. Quindi si è sporchi, quindi la sporcizia resterebbe in bagno e allora la porta resta chiusa. E veniamo all’aspirapolvere: dietro questo splendido regalo che viene dall’America c’è tutta una storia, con parecchie varianti che vi lascio il piacere di leggere. Vi dirò solo la fine dell’aspirapolvere che, se vi siete fatti un’idea di nonna Tonia, potete immaginare. L’aspirapolvere verrà chiuso nel bagno. Perché- ci mette un po’ la nonna a rendersene conto- la sporcizia resta dentro l’aspirapolvere. Allora bisogna pulirlo. Allora è un doppio lavoro.
    “E’ andata così” è un bellissimo omaggio alla memoria di una nonna che vive ancora in queste pagine. E, al pari di lei, vivono pure il nonno e lo zio traditore che è emigrato in America, la madre dello scrittore e gli altri figli della nonna. Perché, ogni espressione linguistica della nonna è accompagnata da ricordi ed è come se ogni pagina fosse illustrata da una vignetta. Senza dimenticare che dalla nonna e dai suoi figli Meir Shalev ha ricevuto un’importante lezione di letteratura, che spiega il suo stile arioso e fantastico: i fatti reali sono un trampolino di lancio per raccontare una storia. E quando ci sono parecchie varianti della stessa storia, non si sceglie di raccontare quella più vera, ma quella più bella.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it



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