Voci da mondi diversi. Cina
cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
Qiu Xiaolong, “La ragazza che danzava per Mao”
Ed. Marsilio, trad. Fabio
Zucchella, pagg. 363, Euro 18,00
Titolo originale: The Mao Case
Data l’età, forse Vecchio
Cacciatore poteva sapere molte più cose di Chen sulla Rivoluzione Culturale,
periodo in cui lui ancora era alle scuole elementari. Per questa indagine,
pensò Chen, sarebbe stato meglio sondare il vecchio. Su Mao, la gente aveva
opinioni diverse. In questo periodo di corruzione sempre più sfrenata, in cui
il divario tra i ricchi e i poveri si allargava a dismisura, qualcuno
cominciava ad avere nostalgia di Mao, pensando che sotto di lui le cose
sarebbero state migliori. La società utopica ed egalitaria propugnata da Mao
affascinava ancora molte persone.
Qiu Xiaolong, lo scrittore cinese che ha
creato il personaggio dell’ispettore poeta Chen Cao, ritorna alla grande, con
un nuovo romanzo, “La donna che danzava per Mao”. Alla grande perché è proprio
il Presidente Mao, il Grande Timoniere, il protagonista del libro. O, se non
lui in persona, il suo fantasma o spirito che dir si voglia, ancora presente
nella Cina di oggi che ha invertito rotta. Dopotutto, il suo ritratto non
giganteggia ancora in piazza Tienanmen, all’ingresso della Città Proibita? Non
ci sono ogni giorno code di persone che attendono di entrare nel mausoleo dove
il suo corpo è chiuso in una bara di cristallo? C’è una nostalgia di Mao che
serpeggia nascosta nella nuova Cina, un
leggero rimpianto per un tempo in cui tutti erano, o almeno sembravano, uguali.
Anche se il prezzo pagato per quell’uguaglianza era stato altissimo.
Quello di cui dovrà occuparsi l’ispettore
Chen è decisamente un ‘caso Mao’. Delicatissimo e segreto, dunque. La
singolarità del romanzo è nell’assenza di morti su cui indagare, almeno
all’inizio. Quando ci saranno, saranno quasi degli incidenti di percorso a cui
non viene data molta importanza. Un morto in più o in meno non è di rilievo,
quando si tratta degli interessi di Mao. Chen viene contattato direttamente dal
Ministero della Sicurezza: una bella ragazza, Jiao, sembra avere all’improvviso
delle disponibilità economiche di gran lunga superiori a quelle che il suo
lavoro potrebbe concederle. La ragazza non è un’illustre sconosciuta.
Appartiene ad una famiglia ‘nera’ in cui le donne hanno avuto una tragica fine:
Shang, la nonna di Jiao, era stata una famosa attrice. Era molto bella, era
stata notata anche da Mao. Shang aveva ‘danzato per Mao’, una poetica perifrasi
cinese per lasciar intendere dell’altro. Il che aveva fatto ingelosire alla
follia Madame Mao. Shang era morta suicida. O era stata assassinata? Qian, la
madre di Jiao, aveva cercato di fuggire a Hong Kong con il giovane amante,
erano stati presi e riportati a Shanghai, dopo di che il ragazzo si era ucciso.
Qian era stata lasciata in vita perché incinta, era morta in un incidente alla
fine della Rivoluzione Culturale. E la piccola Jiao era cresciuta in un
orfanotrofio. Dove trovava adesso i soldi per il lussuoso appartamento, per gli
abiti, per le lezioni di pittura da Xie, uno degli ultimi proprietari di una
delle vecchie case di pregio di Shanghai, molto ambita da immobiliaristi che
vorrebbero acquistarla per poi demolirla ed erigere un vertiginoso edificio al
suo posto? Si teme che Jiao sia in possesso di qualcosa appartenuto a Mao,
qualcosa magari di indiscreto, qualcosa che potrebbe danneggiarne l’immagine
pubblica. Oppure qualcosa di prezioso che non dovrebbe essere messo sul mercato
dell’antiquariato folkloristico che ruota intorno a Mao.
Il romanzo di Xiaolong prende una piega
inedita, a questo punto, perché ci rivela il Mao meno noto, il Mao donnaiolo
che abbandonava una moglie nella città assediata dai nazionalisti, pur sapendo
che fine questi le avrebbero fatto fare, e intanto diventava bigamo sposandone
un’altra, il Mao che condannava il ballo come divertimento borghese e però
amava danzare, il Mao che scriveva poesie- e più di una veramente pregevoli.
Xiaolong non intende certo esaltare Mao nel romanzo. Il suo raffinato ispettore
Chen, con una laurea in letteratura, gode del lato artistico dell’indagine
anche se non dimentica mai i milioni di vittime della Rivoluzione Culturale, la
rieducazione forzata, le violenze e gli abusi, tutti fatti in nome dell’utopia
maoista.
La soluzione del caso ha qualcosa di
incredibile e di grottesco. E’ la dimostrazione del punto a cui si può arrivare
con il culto della personalità. In Cina, ma non solo. Nel passato e nel
presente.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
Nessun commento:
Posta un commento