cento sfumature di giallo
fresco di lettura
Oliver Bottini,
“Omicidi nella neve”
Ed. Beit, trad. Piero Budinich, pagg. 264, Euro 14,00
Liebau, una cittadina in Germania non
lontana da Friburgo, ad una quindicina di chilometri dal confine francese e una
cinquantina da quello svizzero. Nevica. Fa freddo. Un monaco buddista con la
testa rasata, i piedi nudi nei sandali e una tonaca scura è di certo una vista
inusuale. Scatta l’allarme. Il tutore dell’ordine si rivolge alla polizia
perché allontani quel mendicante- non si vorrà mica che Liebau venga invasa da
quei seguaci di Hare Krishna con
tamburelli e canti! Il grasso e anzianotto commissario si dà da fare, ma è
inquieto: dopo tutto, quel poveraccio che non sa una parola di tedesco non
vuole nulla, ha anche delle ferite sulla testa e sulle braccia. E comunque si
allontana dalla città, si dirige verso i boschi. Si congelerà, nella neve. Sta
fuggendo da qualcuno?
Il monaco lo seguiva con lo sguardo.
Hollerer ebbe di nuovo la sensazione che quel tipo lo conoscesse molto bene.
Che conoscesse tutto e tutti. eppure, o forse proprio per questo, il suo
sguardo appariva malinconico ed esausto.
Poi Hollerer credette di scorgere qualcos’altro negli occhi dello
straniero: paura.
“Omicidi nella neve” di Oliver Bottini (lo
scrittore è tedesco, nonostante il cognome che rivela un’ascendenza italiana) è
un thriller decisamente insolito e molto appassionante. Insolito questo inizio
che ci incuriosisce. Insolito, pieno di debolezze, facilmente criticabile il
protagonista, anzi, la protagonista Louise Boni, che però ci riesce
immediatamente simpatica. Forse proprio per le sue debolezze, ma anche per la
sua onestà verso se stessa, per il suo senso dell’umorismo, la sua perspicacia,
per il suo avere una coscienza. Che la tormenta con i ricordi che non le danno
pace e che si identificano con la neve: il commissario Louise (suo padre è
francese, in Germania tutti pronunciano il suo nome Luiss- la storia familiare
di Louise Boni è una microstoria emblematica di una terra di confine i cui
abitanti hanno un’identità ambigua) ha ucciso un uomo. Le macchie di sangue
nella neve sono il suo incubo ricorrente. E il fatto che l’uomo meritasse la
morte non allevia il suo senso di colpa. Louise Boni è sulla quarantina, è
ingrassata dopo la separazione dal marito, un giovane tassista, che lei invita
a casa sua per un po’ di buon sesso insieme, dice che lei ha un tipo di
bellezza ‘selvaggia’, che non balza subito all’occhio. Inoltre- caso unico nella
letteratura poliziesca per quanto mi sforzi di ricordare- Louise beve. Voglio
dire- è quasi un’alcolizzata, del
tipo che tiene bottiglie nascoste sotto il lavello, nell’armadietto del bagno,
nella tasca interna del giubbotto. Siamo abituati ai poliziotti- soprattutto
nordici, fateci caso, il nostro Montalbano non è mai brillo, e tantomeno Proteo
Laurenti che ha moglie e figli- che hanno la sbronza facile. Forse è un modo
per allontanare da sé il mondo del Male. Louise, comunque, ha preso a bere dopo
la fine del matrimonio e non si sa se quelle che lei chiama le visioni da Jägermeister- morti e disgrazie-
siano una sorta di allucinazioni causate dall’alcol oppure se lei debba
ricorrere allo Jägermeister
per sfuggire ad esse. Fatto sta che, all’inizio di questo caso, Louise viene
messa in ferie- perché si curi, segua una terapia e si disintossichi. Louise
non è tipo da obbedire. Perfino i suoi superiori dovranno dire ‘meno male’,
quando tutto sarà finito, dopo che l’inseguimento allo strano monaco avrà
causato dei morti, dopo che si scoprirà chi altro lo inseguiva e perché dovesse
essere tolto di mezzo, dopo che Louise sarà ferita.
Oramai si sarà capito che Louise Boni mi piace- ho parlato tanto di lei
perché non volevo dire nulla della trama, anche se, ad un certo punto della
lettura, si inizia a capire di quali crimini si tratti. Ma Oliver Bottini sa
scrivere molto bene e ci trascina nella lettura di un romanzo ricco di
dettagli, di atmosfera e di richiami alla cultura orientale, un libro che ci
soddisfa pienamente perché non si limita a darci il brivido del ‘giallo’. Un
particolare prezioso, una strizzatina d’occhio ad un maestro del genere: Louise
sta leggendo “La quinta donna” di Henning Mankell.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
Oliver Bottini |
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