giovedì 3 aprile 2014

Anna Ragde, "I fratelli Neshov"

         
                                                                     fresco di lettura
             vento del Nord


                   
Anne Ragde, “I fratelli Neshov”
Ed. Neri Pozza, trad. Eva Kampmann, pagg. 301, Euro 15,30
Titolo originale: Eremittkrepsene


    Mi sono sorpresa ad invidiare i lettori che ‘scopriranno’ la trilogia di Anne Ragde quando sarà completa. Perché, leggendo un libro dopo l’altro, non dovranno faticare a mettere a fuoco dei personaggi che hanno già incontrato (per fortuna solo un anno fa) e, arrivati all’ultima pagina, non saranno obbligati ad aspettare la pubblicazione del seguito. Se non hanno acquistato i tre volumi tutti insieme, basterà un clic del mouse per comperarlo in versione digitale oppure correre alla libreria più vicina per acquistare la buona vecchia versione cartacea.
   Ne “La casa delle bugie” avevamo conosciuto i tre fratelli Neshov- Tor che alleva i maiali nella fattoria di famiglia, Margido che ha un’impresa di pompe funebri e Erlend, la pecora nera della famiglia perché gay, vetrinista di successo che è fuggito dal chiuso ambiente della Norvegia e vive con un compagno a Copenhaghen. Per chi non lo avesse letto, seguo l’esempio della scrittrice che non ci annoia con ripetizioni in questo secondo libro e non dirò nulla delle bugie e dei segreti che si annidano nelle mura della fatiscente fattoria. Farò solo il nome di un altro personaggio, Torunn, la figlia che Tor non aveva mai visto perché la sua arcigna madre aveva messo alla porta la ragazza che lui aveva messo incinta.

   Anche ne “I fratelli Neshov” seguiamo le vicende dei tre fratelli e di Torunn. Tanto per incuriosirvi vi rivelerò che Torunn si innamora di un musher, un conduttore di slitte trainate da cani che vive in una baita e si occupa di finanza tramite computer, che Tor si ferisce gravemente e la figlia si trasferisce alla fattoria per aiutare lui e il nonno, che Tor si dispera perché i ratti infestano la sua porcilaia, che Erlend e il suo compagno decidono di ‘fare’ un bambino, che Margido si ubriaca la notte di Capodanno e…

L’idea di un figlio mi spaventa da morire, questo lo devo ammettere. Non so se ho qualcosa da dare a un bambino, se ho qualcosa da trasmettere. Ma ho anche pensato a nonno Tallak, già, l’ho sempre chiamato così e non posso smettere di farlo..E ho capito che mi ha dato molto. Anche se vivevamo in una bolla di bugie, lui mi ha dato tanto amore, proprio perché sapeva di essere mio padre, anche se io non lo sapevo. Forse si può mettere a frutto un po’ di quell’amore per un buon fine.

    Senza dubbio le occupazioni singolari dei personaggi (i geni famigliari influenzano di certo Torunn a fare la veterinaria) e l’ambientazione tra Norvegia e Danimarca hanno il loro peso nel rendere vivace e interessante la lettura del romanzo di Anne Ragde. Tuttavia non c’è ombra di dubbio che la scrittrice sia molto brava nel raccontarci le piccole storie che diventano uniche, nell’analizzare i sentimenti di chi è abituato da tutta una vita a soffocare e a non voler riconoscere quello che prova, nel dipingere per noi scenari fantastici, sia che si tratti di zone innevate della Norvegia sia, invece, dei fantasiosi e geniali allestimenti di vetrine di Erlend.
Riesce perfino a riqualificare un lavoro squallido come è quello di impresario di pompe funebri, ci rende partecipe dei sogni di ognuno- quello che più desidera Margido è una sauna (per contrasto, grottesche e penosamente ridicole le scene con il gabinetto portatile installato a Neshov), Tor ordina di nascosto bottiglie di alcolici, Erlend compra online le figurine di cristallo di Swaroski, e Torunn? Torunn non sa, sente il peso di essere l’erede della fattoria, non vorrebbe abbandonare Oslo e il suo lavoro ma, può gettare via il lavoro di generazioni? Soprattutto, può dare una simile delusione a suo padre? La fine, vi avverto, è brusca e improvvisa, come un sipario che cade lasciandovi appena intravvedere quello che c’è sul palcoscenico- forse il destino deciderà per Torunn.

   Una mini-osservazione stilistica: i due gay sono impagabili, ci sembra di sentirli parlare a viva voce, ci sembra di sentire l’intonazione di Erlend, due personaggi ‘azzeccati’.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it

la scrittrice Anna Ragde    

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