Voci da mondi diversi. Sri Lanka
guerra civile in Sri Lanka
V.V. Ganeshananthan. “Miei fratelli perduti”
Ed.
Neri Pozza, trad. Luig M. Sponzilli, pagg. 384, Euro 19,00
Jaffna. Sri Lanka. 1981.
Ho conosciuto il mio primo terrorista
quando stavo decidendo di diventarlo anch’io.
È questa la frase di apertura di questo
romanzo tragico e bellissimo, storia di una famiglia, storia di una guerra
civile che durò 25 anni, Storia di un intero paese.
L’io narrante è Sashi, sedici anni da
compiere, quattro fratelli di cui tre più grandi, un’ammirazione sconfinata per
il fratello maggiore che studia medicina (come già il nonno), un inizio di
amore per K., l’amico dei fratelli che, proprio all’inizio, interviene
prontamente per lenire il dolore di una scottatura che Sashi si è procurata
versandosi addosso accidentalmente dell’acqua bollente, il sogno che sta per
realizzarsi di studiare anche lei medicina, come il fratello, come K.
Sono pagine spensierate, le prime del romanzo. Parlano di amicizie, di libri letti e condivisi, di studi in biblioteca, di amore fraterno, di un padre che è spesso lontano da casa per lavoro, di una madre che prepara i piatti preferiti dei figli, di successo e insuccesso negli esami, di sogni per il futuro.
Poi…il ‘luglio nero’ del 1983 segna l’inizio della guerra civile tra singalesi e tamil, una guerra che non risparmierà nessuno, che spezzerà le famiglie, che causerà lutti e dolore. Il fratello maggiore di Sashi è il primo a morire, il suo corpo non verrà mai restituito. Altri due fratelli si uniranno alle Tigri in una spirale di violenza da ambo le parti, il fratello minore è contrario al movimento, anche perché si macchia di crimini tanto quanto i soldati del governo di Colombo. E Sashi, che ha iniziato gli studi di medicina con due insegnanti carismatici, non sa resistere alla richiesta di K. di prestare aiuto nell’ospedale da campo delle Tigri, curando ‘terroristi’ (quanto è inadeguata questa parola- terroristi o ribelli o partigiani?) e civili. La situazione sembra peggiorare ancora quando intervengono le forze ‘di pace’ indiane.
L’apice di questa storia di persone e di un paese viene raggiunto quando K. si offre (o viene scelto?) per uno sciopero della fame e chiede a Sashi di assisterlo. Vedere chi si ama morire lentamente senza poter intervenire, perché questi così ha chiesto, è straziante. A che è servito poi? Forse solo ad incoraggiare Sashi a scrivere, insieme alla dottoressa che è diventata sua amica, dei rapporti che documentano quanto è accaduto e sta accadendo, perché il mondo sappia la verità, scomoda per tutti, soprattutto per le Tigri. E allora la vita stessa di Sashi è in pericolo. Dopo che due figli sono già morti per la causa, dopo che un terzo ha abbracciato ideali estremi ed è come perso per la famiglia, sua madre non può perderne altri- accetteranno Sashi e il fratello minore di fuggire all’estero mettendosi in salvo?
La narrativa di “Miei fratelli perduti” ha
un tono diretto, realista, e il romanzo è una perfetta combinazione di Storia
vera e finzione. E’ un libro duro, dolorosamente terribile, impossibile
interromperne la lettura se non per lasciar sedimentare i sentimenti che ha
causato in noi lettori. Indimenticabile.
“Miei fratelli perduti” (Brotherless Night)
ha vinto il Premio per la Narrativa Femminile del 2024 (Women’s Prize for Fiction).





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