venerdì 19 settembre 2025

Cesare Pavese, “La casa in collina”

                                                                    OFF THE MAIN ROAD

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Cesare Pavese, “La casa in collina”

Ed. crescere, pagg. 160, Euro 4,66

La mia è una vecchia edizione Einaudi, Lire 9500

   Che idea ci dà questo titolo del romanzo (uno dei più belli) di Cesare Pavese? Una casa, un luogo sicuro. In collina, su un’altura, c’è un certo distacco dal mondo, si vede tutto dall’alto, ci si sente al sicuro dai pericoli.

   É proprio così. La casa in collina offre un rifugio a Corrado, insegnante a Torino, ospitato da due donne di cui una è un poco innamorata di lui (senza speranza). Di notte Torino viene spesso bombardata e alla sera Corrado, e tanti altri come lui, prende la via della collina. E’ il 1943, l’anno in cui la guerra ha una svolta, l’anno in cui si devono prendere delle decisioni, per la Repubblica o per la Resistenza. E Corrado, ormai sulla quarantina, non prende nessuna decisione. Anzi, si tira indietro, si nasconde. Dapprima, nella grande confusione del dopo armistizio, è uno dei tanti che parlano all’osteria, che ostentano cinismo, che forse sperano sia tutto finito. Ma i bombardamenti continuano e anche i rastrellamenti, anche le azioni punitive dei tedeschi che arrestano e deportano, insieme ad altri, anche Cate, la giovane donna che Corrado ha rincontrato per caso al paese e di cui era stato innamorato un tempo. Adesso Cate ha un figlio, Dino- c’è lui dietro la vergogna che prova Corrado per come aveva lasciato Cate? Fa il conto degli anni e dei mesi, potrebbe essere suo figlio, Dino? E comunque Corrado gli si affeziona, cerca di fargli lezione. Cate, però, come anche Dino più tardi, quando scapperà per unirsi ai partigiani, rappresenta l’antitesi di Corrado. Lui è pavido, non prende posizione, lei non ha dubbi, si schiera con chi combatte i repubblichini. Lui si nasconderà in un convento, di lei non si saprà più nulla, morirà in un campo di concentramento.


     La casa in collina diventa più che mai la metafora di un isolamento, di un allontanamento dalla vita e dalle decisioni che questa comporta e il romanzo è la storia di un uomo che si è tirato indietro, sia nella vita privata- e lo spiare una qualche somiglianza con Dino per sapere se è suo figlio è il prezzo da pagare- sia in quella politica, dove il vedere lucidamente come una guerra civile stia prendendo piede non è per lui una spinta per agire e non solo per parlare.

     “La casa in collina” fu pubblicato per la prima volta nel 1948, due anni prima che lo scrittore si suicidasse, ed è un libro della sua piena maturità stilistica- c’è un nitore, una essenzialità nelle frasi semplici che hanno spesso un che di poetico. Rileggerlo ora, apprezzandolo forse ancora più di quando lo leggemmo per la prima volta, è quasi rinfrescante, è un piacere, ci fa pensare che sì, la grande letteratura esiste, che le parole sono un’ispirazione che nutre l’animo.




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