venerdì 16 febbraio 2024

Tommaso Avati, “La ballata delle anime inutili” ed. 2023

                                                                         Casa Nostra. Qui Italia

                                                           la Storia nel romanzo


Tommaso Avati, “La ballata delle anime inutili”

Ed. Neri Pozza, pagg.142, Euro 17,00

 

   1938. Un masseria in Puglia, nel Gargano.

      Una società di tipo patriarcale, in cui è l’uomo, anzi il maschio, che comanda.

     Una famiglia numerosa, cinque figli, cinque come le dita della mano.

     Per Vittorio, il capofamiglia, solo i figli maschi contano. L’ultima nata, di nome Sofia soprannominata Vermitura (‘chiocciola’ in dialetto, perché è lenta e non è capace di fare niente) dice di sé, ‘Io sono la femmina, ma è stato un errore’. Per Vermitura i fratelli sono proprio ‘pollice’, il primo, e via via fino ad ‘anulare’, Angelino, il fratello nato prima di lei, che ora è molto emozionato perché si sposa. Solo chi si sposa può entrare nella camera grande chiamata ‘del Santo’ per un quadro che vi è appeso. Perché lì si va solo per fare i figli e Vermitura teme che lei non potrà mai entrarci.

   Il padre, i figli, le nuore, i nipoti- sono in tanti a vivere nella masseria. La madre è morta, non aveva neppure un vestito decente con cui essere sepolta. Uno dei figli è partito per fare fortuna in America e non è più tornato. Ha scritto un paio di lettere, poi più nulla da sette anni e la moglie vive come una vedova senza sapere se lo è. C’è bisogno di braccia per lavorare i campi, nella masseria, Angelino deve darsi da fare, sua moglie è bella, si rinchiudono presto, la sera, nella stanza del Santo, ma bambini non ne arrivano. E il padre padrone, che indossa la camicia nera del Fascio, non risparmia nessuno con le sue volgarità e la sua prepotenza.


   La narrazione è affidata a più voci, ne “La ballata delle anime inutili”. La vita quotidiana, i pensieri, le reazioni di ognuno ci vengono raccontati dall’uno e dall’altro, dai figli, dalle nuore, mai da Vittorio il capofamiglia. Vediamo e ascoltiamo quello accade da diversi punti di vista. Non c’è una sola sofferenza espressa in una sola maniera- ci sono insinuazioni e cattiverie che riguardano la coppia innamorata che non riesce ad avere figli, c’è la curiosità fanciullesca di Vermitura, c’è l’intollerabile sopruso del padre, c’è infine l’atto estremo di una donna umiliata.

    E intanto l’Italia avanza verso la guerra. E a San Nicandro c’è una comunità ‘strana’ agli occhi di tutti, perché aspettano la venuta del Messia, celebrano dei riti religiosi il sabato. Sono gli ‘ebrei per scelta’ guidati da Donato Manduzio, un invalido di guerra, calzolaio di mestiere, che si è accostato alla lettura della Bibbia restandone profondamente colpito. Un amichetto di Vermitura, Pasquale, è di San Nicandro e suo padre non vuole che lei lo frequenti. Anche Angelino adesso è innamorato di una ragazza di San Nicandro. L’opposizione del padre porterà a conseguenze drammatiche.


   Con uno stile spoglio che ben rispecchia la semplicità dei personaggi seguiamo le vicende della famiglia e, ad un certo punto, si intrecciano a quelle degli ebrei di San Nicandro che, dopo l’incontro con dei soldati della Brigata Ebraica nel 1943, pensano all’emigrazione in Palestina. La grande famiglia tormentata da dissidi interni si è sfasciata. Uno è emigrato, uno è scomparso in un campo di concentramento, uno è andato in guerra, il padre è partito per Roma dove c’è il suo idolo. Meglio che non faccia più ritorno. Restano le donne, incerte se accettare le proposte di iniziare una nuova vita altrove. E Sofia/Vermitura? Seguirà in Palestina Pasquale che ha sempre amato fin da bambina?

   I corvi neri che volteggiano nell’aria nella pagina di chiusura del libro sono pregni di significato. Sono segnale di morte, sono neri come le camicie fasciste, neri come l’epoca che  è finita, neri come la tristezza che incombe sulla masseria dove non resta più nessuno.

    Un altro bel romanzo di Tommaso Avati con una storia di fantasia che riporta alla luce il personaggio vero di Donato Manduzio e dei suoi ‘ebrei per scelta’.



  

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