Voci da mondi diversi. Giappone
Ed.
Piemme, trad. Laura Imai Messina, pagg. 165, Euro 16,90
Una deliziosa favola di Natale in un paese
in cui il Natale non esiste.
L’isola più piccola dell’arcipelago di Izu,
in Giappone. Un’isola vulcanica che è completamente isolata se il traghetto non
può arrivare per le condizioni avverse del mare. Una manciata di case costruite
a spina di pesce sul fianco dell’isola, così piccola che si percorre tutta in
venti minuti. È famosa per l’olio di camelia. Gli splendidi fiori che, al tempo
della sfioritura, perdono l’intera corolla, restando decapitati. E poi ci sono
i delfini che danzano nelle onde intorno all’isola.
È una sorta di paradiso per chi sa godere della solitudine, della lontananza dal mondo degli affanni, delle piccole gioie quotidiane. Perché gli abitanti sono come una grande famiglia, uno per tutti, tutti per uno.
Sohara Mamoru, il protagonista di questo
breve romanzo, è l’anima dell’isola. Nei tre giorni che precedono il Capodanno
si riassume tutta la sua vita. Tre giorni per una grande festa d’addio al
vecchio anno in cui si riuniranno al tempio, tutti gli abitanti, portando i
cibi tradizionali, indossando i kimono più belli. Tre giorni per la notte in
cui108 rintocchi saluteranno l’anno nuovo, e ogni rintocco segna l’addio alle
108 passioni che sono un fardello che impedisce di raggiungere il Nirvana.
Da giovane- ora ha 62 anni- Soharu ha
provato a lasciare l’isola, attratto dalle luci di Tokyo, con la speranza di
riuscire a lavorare e studiare, cosa impossibile nell’isola dove si riusciva a
frequentare solo fino alla scuola media.
Non è un uomo fallito, quello che ritorna. È un uomo che ha fatto una scelta.. sarà come l’angelo custode dell’isola, metterà le sue capacità al servizio della comunità. È capace di riparare tutto, Soharu. Passa da una casa all’altra riparando tetti, guarnizioni delle finestre, rubinetti, teiere rotte. Come per magia tutto si ricompone, tutto diventa come nuovo sotto le sue mani.
È un
po’ come la famosa tecnica Kintsugi giapponese che utilizza la foglia d’oro o
d’argento per riparare la ceramica. È la bellezza dell’imperfezione, è il
grande insegnamento che qualunque cosa si rompa può essere riparata, anche la
vita stessa, anche la frattura di un grande dolore- un figlio Down, la morte di
un marito o di una moglie, la separazione da un figlio, una malattia,
l’Alzheimer che ruba ogni ricordo. Ed è solo in apparenza che gli isolani
paiono pensare che una bacchetta magica abbia aggiunto due ruote alla
bicicletta non più sicura per l’uomo che aveva fatto della bici la passione
della sua vita, abbia riparato la teiera del maestro, abbia passato una mano di
vernice fluorescente sui soffitti delle camerette dei bambini. In realtà tutti
sanno in realtà, tutti sono grati a Soharu, non solo per quello che ha fatto di
concreto, ma per la lezione che ha dato loro, per il messaggio di speranza e di
coraggio. E sono pronti a ricambiare il suo dono nella notte di Capodanno
riparando il male che un figlio ‘degenere’ dell’isola ha fatto a Soharu.
Una narrazione con un tratto lieve come i
dipinti giapponesi su carta, una poesia che pervade parole e immagini, un
concentrato della dottrina del ‘wabi-sabi’, un piccolo romanzo che dona
serenità.
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