domenica 8 ottobre 2023

Bernard Grandjean, “La scomparsa del manoscritto tibetano” ed. 2023

                                               Voci da mondi diversi. Francia

        cento sfumature di giallo

Bernard Grandjean, “La scomparsa del manoscritto tibetano”

Ed. ObarraO, trad. Augusta Scacchi, pagg. 176, Euro 14,00

    Bernard Grandjean ha studiato a Strasburgo (possiamo immaginarlo nella stessa biblioteca dove la sua protagonista Betty Bloch sta consultando dei libri), appassionato della cultura himalayana ha viaggiato e soggiornato a lungo in Mongolia, in Nepal e in Butan. È il fascino dell’Oriente che lo ha portato ad ambientare i suoi romanzi nei paesi asiatici. “La scomparsa del manoscritto tibetano” è il primo della serie con Betty Bloch che si svolge in Tibet.

     Una regione travagliata, ‘il tetto del mondo’ con un’altitudine media di 4900 metri su cui torreggia l’Everest, la montagna più alta del pianeta. Da sempre ha fatto gola ai cinesi- dopo la rivolta del 1959, soffocata nel sangue, dal 1964 il Tibet è Regione Autonoma, una provincia della Cina a statuto speciale. Il Dalai Lama, capo spirituale del paese, fuggito in India nel 1959, non è più tornato sull’altopiano. E più di 6000 monasteri e edifici culturali sono stati distrutti dai cinesi.


    Bernard Grandjean ci immerge in questa atmosfera in cui la ricerca dell’antico manoscritto ha più di una valenza, considerando il contesto storico. La giovane etnologa francese Betty Bloch era stata colpita dall’aspetto esotico di un ragazzo che consultava dei testi nella biblioteca di Strasburgo, seduto ad un tavolo vicino a lei.  E poi si era accorta che il ragazzo che sembrava cinese stava copiando un manoscritto tibetano. E lei che era convinta di essere l’unica studentessa dell’università a studiare il tibetano! Il ragazzo, comunque, non si presenterà più in biblioteca, non ha più bisogno di consultare niente perché ha rubato il manoscritto restituendo una copia falsa.


Perché lo aveva rubato? Era un manoscritto raro? Aveva un valore commerciale? È impossibile parlare con il ragazzo, l’unica cosa che Betty è riuscita a sapere è che è partito per Katmandu.

   Betty raccoglie al volo lo spunto per un’avventura. È giovane, carina, ricca, non ha nessuna intenzione di chiudersi nel matrimonio combinato che sua madre sta architettando. E parte per Katmandu, sui due piedi, con una gonnellina corta di cotone e un paio di collant neri che poi cambierà con un paio arancione che la renderanno ancora più ‘diversa’ dalle donne tibetane. Il viaggio però non termina a Katmandu, prosegue per Gangpong dove il mistero del manoscritto scomparso e rubato una seconda volta si infittisce e assume un risvolto politico.

    All’attraente ragazzo sulle cui tracce Betty è arrivata in Tibet, e che si rivela essere un monaco buddista, si aggiungono altri personaggi- un ingegnere indiano, un professore universitario in pensione e poi altri, un po’ stravaganti, un po’ pericolosi. Che si sia ad una svolta pericolosa è chiaro quando l’ingegnere subisce un attentato- si trattava di un avvertimento o lo si voleva togliere di mezzo? Perché l’ingegnere sta costruendo una strada di grande importanza per facilitare le comunicazioni, tuttavia questa opera ingegneristica comporterà la distruzione di un antico monastero.


    E il manoscritto, in tutto questo? Per chi sa leggerlo bene il manoscritto contiene delle formule che possono cambiare tutto…Dipende però da chi le usa- riuscite ad immaginare le alture sacre del Tibet trasformate in campi da sci, città chiuse in un globo come fossero delle bocce di neve, complessi alberghieri pullulanti di turisti? Viene un brivido a pensarci. Ma si sa, sono i soldi a far girare il mondo.

   La trama è esile e scorre leggera. L’esotismo dell’ambientazione non può non attrarre il lettore e il sottile umorismo che pervade la narrazione rende la lettura molto gradevole. 

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