Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo
Cocco & Magella, “Nessuno sarà dimenticato”
Ed.
Marsilio, pagg.258, Euro 18,00
Lago di Como. Una splendida villa vicino a
Torno. Un addetto alla vigilanza trova un uomo morto nelle cantine (bellissime
quanto la villa). Era un imprenditore sulla sessantina, di nome Paolo
Roncoroni. Sembra sia morto di infarto. Ma che cosa ci faceva lì? A quanto pare
aveva cercato di arrampicarsi per uscire da una delle bocche di lupo, anche se
era palesemente impossibile riuscirci. E neppure si capisce perché non fosse
uscito dalla porta, visto che questa era aperta- oppure qualcuno l’aveva chiusa
e poi riaperta? Che lui sia morto di paura?
Ad occuparsi del caso è il commissario Stefania Valenti, cinquantadue anni, una figlia adolescente, un compagno seccato dai suoi continui impegni, dal suo non essere mai disponibile, un commissario capo che la corteggia da anni, una madre anziana con Alzheimer. In teoria il caso non dovrebbe neppure esistere, ma ci sono dei dettagli che non convincono Stefania, qualche reticenza da parte del custode, troppe presenze sul posto con la giustificazione di un prossimo futuro evento, gli allarmi disattivati quando erano dei dispositivi molto sofisticati che avrebbero dovuto impedire qualunque malfunzionamento, delle chiavi scomparse.
E poi salta fuori una serie di coincidenze
a dir poco strane e, si sa, quando le coincidenze sono troppe, non sono più
coincidenze. Un paio di anni prima era morto un caro amico del Roncoroni, in un
albergo di Cortina. Avevano detto che era ubriaco, che era caduto nella fontana
ed era annegato perché aveva perso conoscenza. Ma Cortina ritorna come luogo
frequentato anche da altre persone coinvolte nel caso di adesso. Che legame c’è
tra di loro? Un altro amico si fa vivo per denunciare un fatto che gli era
accaduto anni prima- un cacciatore aveva sparato colpendo le ruote della sua
moto. Lui aveva dovuto passare un lungo periodo in ospedale.
Nessuno sarà dimenticato- c’è una minaccia in questo titolo e suona quasi stonata in un luogo così idilliaco, nella pace serena del lago. Ma- si sa- la vendetta è un piatto da consumare freddo e ne è passato davvero tanto, di tempo, dall’epoca dei fatti di cui qualcuno si vuole vendicare.
Il passo della narrativa è tranquillo, come
l’acqua del lago, ma la tematica che affronta è interessante, sempre valida, di
grande attualità. Non posso dire di più, ma siamo invitati a riflettere sul
labile confine tra carnefice e vittima, su come la vittima possa trovare, se
non giustificazioni, almeno comprensione per essersi trasformato in carnefice,
su come sia difficile superare certi traumi e come questi incidano sulla nostra
personalità, finché ci troviamo divisi tra la condanna di un assassino e il
pensare che prima o poi tutto si paga, anche le colpe che sembrano irrilevanti, anche le azioni di sottile crudeltà fatte per
divertirsi, perché si è giovani, perché è bello sentirsi forti alle spese di
qualcun altro che- guarda caso- è più debole.
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