sabato 17 dicembre 2022

Ismail Kadaré, “Il dossier O.” ed. 2022

                                                 Voci da mondi diversi. Albania

Ismail Kadaré, “Il dossier O.”

Ed. La nave di Teseo, trad. F. Bruno, pagg. 224, Euro 19,00

     “Il dossier O.” Il titolo del romanzo dello scrittore albanese Ismail Kadaré dice già tanto, anticipa molto di quello che leggeremo. Sveliamo subito l’enigma di chi si nasconde dietro quella iniziale: non è altri che Omero, il grande poeta cieco a cui si attribuiscono l’Iliade e l’Odissea. Quanto a ‘dossier’, soltanto in Albania o in un paese con un regime comunista simile al suo si può pensare di radunare una documentazione, frutto di spionaggio, su due studiosi di Omero arrivati dall’America. E mi viene in mente il bel romanzo di Gabriela Adamesteanu, “L’incontro”, in cui il sorvegliato speciale era un illustre biologo amante dell’Odissea, invitato a tornare per delle conferenze nel suo paese di origine, la Romania- il carteggio degli informatori, l’ignoranza che sfiora l’assurdo e trabocca nel comico, l’ingenuità candida delle ‘vittime’ sono del tutto uguali, quasi rispettassero un copione già scritto e valido per tutti i paesi che ruotavano intorno all’Unione Sovietica.


    Il sospetto che siano due spie pesa già sul capo di Willy Norton e di Max Roth fin dalla loro partenza dall’America, annunciata da un telegramma dell’ambasciatore “non si può escludere che i due visitatori stranieri siano delle spie.” Queste parole vengono recepite come la certezza che siano delle spie e tocca al viceprefetto del paese di N., ai piedi delle Cime Maledette, provarlo. Perché il motivo di studio dei due irlandesi che giungono da Harvard sembra del tutto incredibile: a chi può interessare una ricerca sulle origini dei racconti omerici? Chi può darsi tanto da fare per cercare un collegamento tra l’Iliade e l’Odissea e i canti epici dei rapsodi albanesi? E usando poi un aggeggio misterioso che imprigiona le voci! Si chiama magnetofono, è una novità (siamo negli anni ‘30 del ‘900) di cui in Albania nessuno ha mai sentito parlare, di certo una diavoleria. E il viceprefetto affida il compito di spiare gli stranieri al suo informatore più fidato, che però non sa l’inglese. Solo in un secondo tempo l’unica spia che capisca quella lingua arriva sul posto (e ci sarà un risvolto farsesco alla sua presenza).


    Parecchi filoni si intrecciano nel romanzo, alcuni di graffiante ironia velata di comicità, uno serio e colto che più che mai evidenzia il contrasto tra la passione di studio dei due irlandesi che vengono da un altro mondo e l’ignoranza della gente del posto. Questo è un filone affascinante, con le ipotesi sulle origini dei poemi omerici, su chi sia stato veramente Omero, sulla sua cecità (vera? simbolica? necessaria per un cantore?). E poi gli studi su come e fino a che punto cambi un’epopea tramandata oralmente a distanza di tempo, con ricerche sul campo ascoltando, con lo stupore ammirato di chi viene dal mondo della modernità, gli ultimi rapsodi albanesi che suonano quel loro strumento a due corde, decidendo infine che deve esserci un evento di grande rilievo per dare origine ad un canto.


   Ci sarà, questo evento di rilievo a smuovere gli animi, l’antica epopea è rivitalizzata, i due studiosi ne diventano gli eroi (c’è perfino una parodia della storia d’amore che è il retroscena della guerra di Troia) e sì, la cecità è necessaria per ‘vedere’ al di là del reale- se ne renderà conto uno dei due.

    Ismail Kadaré fa uso del paradosso portato all’estremo della comicità per farsi gioco del regime oscurantista che tiene prigioniera l’Albania e scrive un romanzo che scorre veloce tra il serio e il ridicolo trasportandoci in un paese dalla natura selvaggia dove restiamo sempre nell’incertezza se, quando si parla di ‘cimici’, si voglia segnalare la presenza del fastidioso (a dir poco) insetto o si voglia alludere a qualcos’altro di ancora più fastidioso e pericoloso.

   È proprio il caso di dire che i due studiosi ritornano in America con le pive nel sacco.

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