Voci da mondi diversi. Corea
la Storia nel romanzo
Jung-myung Lee, “Buio in sala”Ed.
Sellerio, trad. Benedetta Merlini, pagg.
304, Euro 17,00
Il 26 ottobre 1979 Park Jung-hee, terzo
presidente della Corea del Sud, fu assassinato dal suo amico Kim Jae-gyu, capo
del suo servizio di sicurezza. Era una figura controversa, considerato uno
degli artefici della trasformazione del paese in una grande potenza economica
ma anche osteggiato per il regime repressivo e autoritario caratterizzato dalla
negazione dei diritti civili e politici nonché dalla repressione di qualunque
forma di opposizione.
Il 18 maggio 1980 scoppiò una rivolta
popolare nel centro di Gwangiu contro la dittatura di Chun Doo-hwan- professori
e studenti chiedevano riforme democratiche e l’abolizione della legge marziale.
La risposta del governo fu una violenta repressione. La data del 18 maggio fu
dichiarata in seguito Giornata di Commemorazione Nazionale.Park Jung-hee
Si svolge in questa atmosfera il romanzo
“Buio in sala” di Jung- Myung Lee in cui il ‘buio’ del titolo non è solo quello
della sala di teatro in cui si svolge la rappresentazione ma anche il buio in
cui è sprofondato l’intero paese.
Il romanzo inizia con una scena che potrebbe essere quella del maggio parigino del 1968- studenti in rivolta, camionette della polizia, gas lacrimogeni, violenza ed esaltazione. E sentiamo parlare per la prima volta di Choi Minseok, la Primula Rossa della situazione, il giovane uomo che sembra coordinare la protesta, il ricercato numero uno. Di lui non si sa nulla, neppure che aspetto abbia. La polizia si basa su una fotografia in cui si vede un vago profilo, una mano che tiene una sigaretta. Troppo poco. Ma, per qualche motivo, soprattutto perché c’è bisogno di un capro espiatorio, la figura di Choi Minseok verrà fatta coincidere con quella del giovane regista Lee Taejoo, laureato in letteratura inglese e appassionato di teatro.
Il sogno di Taejoo era sempre stato quello di riscrivere e reinterpretare una grande opera classica. Non era certo il primo ad ispirarsi ad opere di grandi scrittori del passato adattandole ad un tempo diverso. Lo aveva fatto lo stesso Shakespeare, così come lo aveva fatto O’Neill, come lo avevano fatto altri scrittori. E il Giulio Cesare si adattava perfettamente al suo intento. Era una tragedia politica e accusatoria che mostrava la natura del potere e la credulità della gente. Non solo. Giulio Cesare era stato ucciso dal suo amico – Tu quoque, Brutus, fili mi- proprio come il presidente coreano morto per mano del capo dei servizi segreti. Finirà che la rappresentazione verrà sospesa, Taejoo sarà arrestato insieme agli attori. Saranno tutti interrogati, torturati, condannati. Tranne Taejoo, però, che sarà rimesso in libertà.
Ognuno dei capitoli è dedicato ad un
personaggio diverso- il primo e l’ultimo a Choi Minseok. Uno vede come
protagonista il poliziotto incaricato di individuare e arrestare Choi Minseok,
uno è un piccolo romanzo a sé sul personaggio dell’attricetta innamorata di Lee
Taejoo, uno è dedicato all’ispettore e un altro alla tragedia di Elettra che
uccise la madre dopo che questa aveva ucciso il marito Agamennone, padre di
Elettra. Memoriale al massacro di Gwangiu
Sono capitoli collegati l’uno all’altro in maniera intrigante, perché-
chi è in realtà Choi Minseok? Esiste veramente? È un personaggio creato come
quello di una tragedia? E che ruolo ha il teatro? il teatro mette in scena la
vita o la vita riproduce quello che accade nell’opera teatrale? Tutto
il mondo è un palcoscenico e uomini e donne sono semplici attori ( dice il
verso di Shakespeare). Perché, accanto alla recita (vera) portata in scena da
Taejoo, ce n’è un’altra di cui lui non sa nulla, orchestrata dal velleitario
regista nonché poliziotto Kijoon e i contorni di questa doppia finzione si
sovrappongono, si sfumano, finché non sappiamo più che cosa esista e che cosa
sia solo un’ombra sul palcoscenico, che cosa sia realtà di rivoluzione e che
cosa sia l’idea della rivoluzione.
Il romanzo non può che finire come
finiscono le tragedie e, come tutte le grandi opere teatrali, accende il nostro
pensiero, stimola la riflessione- non è un romanzo che corteggia il mondo del
consumismo, ci invita piuttosto a pensare ai valori della democrazia e ai
pericoli della dittatura.
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