venerdì 1 gennaio 2021

Tiffany Tsao, “L’ultima cena del clan Sulinado” ed. 2020

                                                          Voci da mondi diversi. Indonesia

          cento sfumature di giallo

Tiffany Tsao, “L’ultima cena del clan Sulinado”

Ed. Astoria, trad. Sonia Folin, pagg. 307, Euro 19,00

    Una copertina bellissima, un titolo che non nasconde la tragedia di cui apprendiamo nella prima riga di questo romanzo intrigante e per molti versi rivelatore, un noir che è nello stesso tempo un’analisi sociale della comunità cinese a Jakarta, della scrittrice sino-indonesiana Tiffany Tsao.

     “Quando tua sorella fa fuori trecento persone, è inevitabile che tu ti chieda perché, soprattutto se sei una delle vittime designate.”

    Iniziamo dalla fine, dunque. Gwendolyn, che tutti chiamano Doll (verrà poi da domandarsi quale delle due sorelle sia, in realtà, la bambola che si lascia manovrare- una? entrambe?), giace in coma in un letto d’ospedale, unica sopravvissuta all’avvelenamento di tutti gli invitati al pranzo per festeggiare gli 80 anni del capofamiglia. È stata Estella a versare la fiala del veleno nella zuppa di pinna di squalo- così ci dice la sorella Gwendolyn. Che però, come leggeremo nella lunga rivisitazione della storia della famiglia Sulinado sull’onda dei ricordi, non dovrebbe neppure porsi la domanda del ‘perché’. Perché Gwendolyn sa benissimo perché. E allora ci chiediamo anche, come sempre avviene in questi casi, quanto sia affidabile la voce dell’io narrante.

Jakarta

   Sappiamo chi è il colpevole (attenzione, sono tanti, però, i colpevoli in questa vicenda, e si macchiano di colpe molteplici) e sappiamo la fine: dobbiamo alzare il sipario sul passato.

Il cognome Sulinado, così come quello di Angsono (la famiglia di Leonard, il marito di Estella) e delle altre famiglie amiche dei Sulinado, trae in inganno. Sono cognomi indonesiani, imposti per legge negli anni della presidenza di Suharto nel tentativo di privare le minoranze etniche delle loro caratteristiche. Perché i Sulinado erano cinesi di origine, una minoranza che ammonta solo al 2% della popolazione ma radicata da secoli nel paese e inclusa dai colonizzatori olandesi nella classificazione di “orientali stranieri”, e quindi non indigeni, indipendentemente dal fatto che ormai questi cinesi fossero del tutto assimilati agli indonesiani.

Chinatown a Jakarta

   È un argomento che ritorna spesso nel romanzo di Tiffany Tsao, quello dell’origine della famiglia, della discriminazione etnica e sociale che altrimenti faremmo fatica a capire. Era stata sempre l’amministrazione coloniale a congelare i diversi gruppi etnici in specifici ruoli economici, gettando le basi per l’enorme disparità nella distribuzione delle ricchezze. Perché i Sulinado sono enormemente ricchi, ‘nuotano nell’oro’, come dice, senza riuscire a crederci, il ragazzo sino-americano che le due sorelle incontrano all’università di Berkeley. E gli Angsono sono ancora più ricchi di loro. Che cosa c’è dietro queste grandi ricchezze? Ad un certo punto del racconto sarà lecito anche chiedersi quali cadaveri nascondano queste ricchezze stratosferiche.

     Una famiglia ricca e numerosa, una nonna molto amata e morta per tumore, un nonno che mostra segni di Alzheimer, zii e zie (una la più giovane è morta annegata in un incidente tragico), cugini e cugine, un padre che fugge nell’alcol la sua estraneità alla famiglia d’acquisto, una madre che finge di non vedere l’infelicità coniugale di Estella (gli interessi economici della sua unione con Leonard Angsono sono troppo forti), il legame tra le due sorelle che si allenta per la possessività violenta del marito di Estella, il successo dell’impresa voluta da Gwendolyn e a cui, invece, la famiglia si era opposta.

   Bagatelle, cose di poco conto, si chiama così l’azienda di Gwendolyn, nata dalla passione sua e della sorella per gli insetti e da un’idea fulminante dopo aver visto le farfalle monarca in una tappa della loro migrazione. Gioielli fatti con insetti istupiditi con un qualche siero ma non morti. L’immagine delle farfalle che volano tutte insieme è di una bellezza abbagliante- sono il leit motiv di tutto il romanzo e acquistano il valore di una metafora. La loro forza è nel gruppo, le sorelle ne parlano molto, ma ci vuole un po’ perché capiamo ‘come’ siano fatti i gioielli di Bagatelle, quale sia il segreto gelosamente conservato che li rende possibili. E allora è come gli scheletri nell’armadio della famiglia Sulinado, come la radice di una ricchezza che si basa sulla corruzione, come i misteri dietro morti in apparenza accidentali. Può volare da sola una farfalla monarca? Ha qualche speranza di farcela?

   Un noir, un thriller, un feuilleton (evviva i feuilleton!), una saga, storia sociale ed economica dell’Indonesia (le pagine sulle crisi finanziaria del 1998 sono illuminanti), analisi di complessi legami famigliari e di come i soldi possano stravolgere il senso morale- il romanzo di Tiffany Tsao è tutto questo, un libro che inizia con un crimine paradossale perché solo l’esagerazione è adeguata a vite esagerate. Un libro che ha diversi livelli di lettura. Tutti da esplorare da assaporare.

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la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.it

a breve seguirà intervista con la scrittrice




   

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