Voci da mondi diversi. Israele
love story
Ghila Piattelli, “Resta ancora un po’”Ed.
Giuntina, pagg. 204, Euro 15,00
Resta
ancora un po’- quante volte sentiamo queste parole, con quella loro
richiesta di una presenza, con quella confessione nascosta di amore, nelle
pagine del romanzo di Ghila Piattelli? È come un legame tra tutte le storie,
tra il passato, quando a dirle ad Ahuva è stato Yonatan, il personaggio assente
più presente di ogni altro, ed un tempo più recente quando è Ahuva a dirle ad
Erez, amico suo e di Yonatan, il custode della memoria del ragazzo che è morto
troppo presto, a vent’anni, il terzo giorno della guerra del Kippur, e poi
ancora, come un passa-parola da un personaggio all’altro. Finché siamo noi
lettori che vorremmo dire resta ancora un
po’ a quella protagonista straordinaria che è nonna Giuditta, che
sostituisce le madeleines di Proust
con le lasagne, quando deve spiegarne il significato al nipotino Yoni.
Da quando Yoni era piccolo la nonna gli ripeteva, “Se avessi potuto scegliere tra tutti i bambini del mondo sempre, ovunque e comunque, io avrei scelto te”, e allora Yoni era cresciuto con la ‘sindrome del popolo eletto’ ed era più che naturale che la nonna avesse chiesto proprio a lui di accompagnarla a visitare i cimiteri di Israele per scegliere la sua ultima dimora.
Con una battuta macabra (soprattutto di
questi tempi) potremmo dire che i cimiteri vanno di moda nei romanzi.
Dimenticatevi subito qualunque altro libro abbiate letto che vi abbia portato
fra tombe fiorite e vialetti curati, perché l’unico punto di somiglianza può
essere lo stretto legame tra morte e vita, il messaggio che i morti non devono
essere dimenticati ma neppure devono aggirarsi come fantasmi in mezzo a noi. Giuditta,
Ahuva, Yoni (quando il rabbino lo chiamerà con il suo vero nome per intero,
Yoni non si riconoscerà, perchè Yonatan era l’altro, figura idealizzata e per
sempre giovane), Erez, e poi il marito di Ahuva, le due sorelle di Yoni, la sua
fidanzatina, l’amico con cui Yoni condivide l’alloggio, sono tutti personaggi
indimenticabili. Per il ruolo che hanno nel racconto, per quelle storie che
vengono alla luce a poco a poco, per i sentimenti complessi e intrecciati che
li legano.
Giuditta e Yonatan sono il fulcro del
romanzo- l’anziana signora che nella sua eleganza ha qualcosa della Regina Elisabetta
(per Yoni andare a pranzo dalla nonna è come andare a pranzo a Buckingham
Palace), che è arrivata, in allegria e stile, all’ultima tappa della sua vita,
e il giovane che non è mai andato oltre la prima
tappa della vita, che è stato per quarant’anni ‘un fantasma conservato
sottovuoto’, nelle parole di Yoni. All’inizio del romanzo la nonna Giuditta
conduce Yoni al cimitero militare dove è sepolto il suo omonimo insieme a
centinaia di altri giovani (‘sembra di stare in un ostello della gioventù’,
dice la nonna) ed è come se passasse il testimone, perché alla fine sarà Yoni
ad accompagnare sua madre Ahuva alla tomba del ragazzo che lei ha continuato ad
amare tutta la vita.
Questa è solo una delle scene o delle situazioni che- ce ne rendiamo conto a poco a poco- hanno il loro contrappunto a distanza di tempo. Tre amici nel passato, tre amici nel presente, fantasia di fuga da un matrimonio nel passato ed un’altra nel presente, una madre (che ora è nonna) e una figlia che, in qualche maniera, hanno mancato come madri, il desiderio frustrato della sorella di Yoni di diventare madre e il rifiuto di una gravidanza dell’altra sorella.
Le gitarelle
per cimiteri di Giuditta e Yoni, che saranno poi accompagnati anche dalla
fidanzatina e dall’amico di Yoni, non hanno niente di triste, sono una
reinterpretazione sui generis del
tipico viaggio on the road, con nonna Giuditta che ha qualcosa della
stravagante zia ottuagenaria di “In viaggio con la zia” di Graham Greene- si
scherza molto, si ride molto, si impara molto senza sapere di imparare. Si
impara molto su come leggere dentro se stessi, soprattutto. E sono gitarelle che esaltano la vita esorcizzando
la morte.
Brillante, divertente, di una profondità
leggera, un racconto che oscilla tra presente e passato, una voce narrante in prima persona (di Yoni) che
si alterna ad una narrativa in terza persona che scivola, a tratti, in una
sorta di flusso di coscienza così fluido che quasi non ce ne rendiamo conto- un
libro che ricorderemo con dei personaggi che non dimenticheremo.
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la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.it
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