giovedì 1 ottobre 2020

Jana Revedin, “La signora Bauhaus” ed. 2020

                                               Voci da mondi diversi. Area germanica

                                                  biografia romanzata

 Jana Revedin, “La signora Bauhaus”

Ed. Neri Pozza, trad. A. Petrelli, pagg. 300, Euro 18,00   

 

   Tutti conoscono il nome di Walter Gropius, architetto, designer, urbanista, uno dei fondatori del movimento della Bauhaus. Il nome Bauhaus richiamava quello medievale della Bauhütte, la Loggia dei Muratori. Non fu solo una scuola di arte e design operante in Germania dal 1919 al 1933, quando chiuse perché malvista dal nazismo. Fu molto di più- il punto di riferimento dei movimenti di innovazione nel campo del design e dell'architettura legati al razionalismo e funzionalismo.

Detto così, le parole suonano astratte, ma niente è più concreto della trasformazione delle nostre case, dell'arredamento e degli oggetti che tuttora ci circondano, senza che neppure ne conosciamo l'origine o l'ispirazione. Sono certa che molti dei lettori abbiano o abbiano visto la sedia Breuer o la lampada Wagenfeld, o la teiera di Marianne Brandt che ha ispirato quella della Alessi.


Di certo l'abitudine ci fa dare per scontato l'ambiente ergonomico delle nostre cucine. Eppure anche l'ergonomia, il progettare un ambiente di lavoro perché risponda alle esigenze psicofisiche di chi deve impiegare tempo e fatica in quell'ambiente, risale alla Bauhaus.

    Il libro di Jana Revedin, “La signora Bauhaus”, è un’affascinante guida dentro il mondo della Bauhaus, uno di quei libri che non finiscono con l'ultima pagina ma che sollecitano a cercare altro, a sapere di più, a “vedere” quello di cui abbiamo letto.

   “Jeder hier nennt mich Frau Bauhaus” è il titolo originale del libro e sono le parole di Ise Frank che fu la seconda moglie di Walter Gropius. “Tutti qui mi chiamano la signora Bauhaus”, perché Ise, libraia, giornalista, critica letteraria, si adoperò moltissimo per diffondere e sostenere il movimento del marito con una passione uguale alla sua.

Ise aveva ventisei anni quando conobbe Walter, di quindici anni più grande di lei. Era andata da Monaco ad Hannover con un'amica per sentire una conferenza di Gropius all'università. Era il 28 maggio 1923. Ad agosto Gropius le aveva chiesto di sposarlo. La madre le aveva sconsigliato di sposare suo figlio- era meglio lo prendesse come amante. E, infatti, pochi mesi dopo lui già la tradiva.

    Ise Frank è la protagonista del libro di Jana Revedin, una figura tirata fuori dall'ombra in cui l'aveva confinata la fama del marito. Persona interessante, questa Ise Frank. Proprio perché del tutto estranea al mondo dell'architettura e capace, perciò, di uno sguardo più obiettivo sulle novità che venivano proposte. Perché il solo fatto che lei, Ise Frank, della migliore borghesia ebraico-tedesca, abituata ad essere circondata da arredamenti in stile Biedermeier, uno stile definito anche ‘romantico’- linee dolci, legno chiaro e lucido-, fosse pronta a diventare una sostenitrice delle linee squadrate e dei materiali innovativi (vetro, acciaio, pelle, linoleum) della Bauhaus, è la prova di una personalità intelligente, curiosa, aperta ai nuovi stimoli.

                                         Casa Gropius a Lincoln      

Ise Frank, il suo rapporto con il marito geniale e donnaiolo, le sue infelicità, il conforto dell'amicizia amorosa con Irene (la fotografa ungherese incontrata in un viaggio), gli incontri con personalità più o meno famose come Mies van der Rohe, si mescolano nel libro con l'affermarsi del movimento e l’illustrazione delle nuove idee, siano queste la planimetria di nuove aree abitative con casette monoblocco con tetto piatto e ognuna con un piccolo giardino, o quelle che portano alla costruzione della Haus am Horn, prototipo dell'abitazione presentata alla mostra di Weimar nel 1923. “Massimo comfort con la massima economia” potrebbe essere lo slogan di questo movimento. Era chiaro che una scuola basata su principi democratici, sulla collaborazione, sulla ricerca comune di maestri e allievi, non potesse essere approvata dal nazismo che etichettò sia la Bauhaus che le opere degli artisti che ne facevano parte, come Kandinsky e Klee, come ‘arte degenerata’.

     Gropius (lei lo chiamava così, per cognome) e Ise si trasferirono in America dove, a Lincoln, Gropius fece costruire una casa identica a quella che aveva in Germania.

   Se i personaggi mancano un poco di spessore, la lettura de “La signora Bauhaus” è ugualmente, però, una lettura entusiasmante- è uno di quei libri che spalancano porte su nuove conoscenze. 



 

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