Voci da mondi diversi. Georgia
la Storia nel romanzo
romanzo di formazione
Tamta Melašvili, “La conta”
Ed.
Marsilio, trad. Francesco Peri, pagg. 108, Euro 14,00
Tre brevissimi giorni per quello che
accade nel breve libro della scrittrice georgiana Tamta Melašvili: mercoledì, giovedì, venerdì, in un
rincorrersi che è quello delle ore. Termina di sabato, ma non andate a vedere
prima come.
Il tempo
non è precisato, ma sappiamo che deve essere il 2008, anno della guerra tra
Georgia e Russia nelle terre di confine dell’Ossezia del Sud e dell’Abcasia.
Neppure le due parti sono mai nominate, si parla di ‘noi’ e degli ‘altri’. E
gli ‘altri’ sono i nemici per le due ragazzine protagoniste, Ninco e Ketevan
(l’amica la chiama con il nomignolo affettuoso di ‘Topi’, piccolina).
Vivono in un quello che deve essere un
paesino ormai per lo più disabitato- gli uomini sono in guerra, vecchi, donne e
bambini sono rimasti in paese. Vecchi che non hanno più un motivo per vivere,
donne che non sanno come sfamare i figli, bambini che giocano alla guerra, che
vanno a vedere il cadavere di un soldato morto quasi fosse uno spettacolo, che-
come Ninco- fanno concessioni ai soldati nemici per un pacchetto di sigarette.
Hanno tredici anni, Ninco e Topi. Ma Ninco è già una piccola donna, Topi lo
diventerà nell’arco dei tre giorni che racchiudono tutta la sua vita. Ninco
deve prendersi cura della vecchia nonna e Topi di un fratellino che ha solo un
mese e la mamma non ha più latte per allattarlo. Forse la situazione migliorerà
se veramente apriranno un corridoio, forse riusciranno a procurarsi qualcosa.
E’ l’allettamento dei soldi che le spinge ad accettare l’incarico che propone
loro un ragazzo più grande: devono attraversare il bosco evitando la zona
minata, fare finta di andare per funghi (è plausibile, no?, c’è così poco da
mangiare), ci sarà qualcuno che le aspetta e darà loro della roba da nascondere
nel cestino.
Il titolo è “La conta”. Possiamo pensare
che in questo paesino ci si può mettere a contare chi c’è e chi non c’è più,
possiamo pensare al gioco che fanno i bambini con una filastrocca, Conta dieci, conta venti, leva tutti e
quattro i denti. Ed è quello che fa Topi quando le consegnano dei fogli con
i nomi di chi è morto, indicandole a chi deve consegnarli e dicendole di non
leggerli. Leggerli? Non leggerli? Topi li legge, poi fa degli aeroplanini di
carta con i fogli e li fa volare via.
macerie a Gori |
Quello di Tamta Melašvili è un tragico romanzo di formazione, un libro che parla di guerra vista dalla parte dei bambini, che sono capaci di
mescolare parole più grandi di loro con quelle dei loro giochi, che si
adattano, in qualche modo, alla realtà che li circonda, alla puzza dei cadaveri
e al dolore della perdita, continuando a pensare alle tette che non spuntano ancora
o che sono già cresciute, che riescono perfino a prendersi gioco della guerra,
come quando Ninco finge un attacco di epilessia per eludere le domande di chi
le ha sorprese nel bosco. A volte i giochi, però, finiscono molto male.
Soprattutto se c’è una guerra in corso.
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