vento del Nord
cento sfumature di giallo
Sara Blaedel, “La foresta assassina”
Ed. Fazi, pagg. 246, Euro 8,50
“La foresta assassina”, un titolo che dice tante cose. Foresta. Alberi
antichi dalla chioma scura e fitta che non lascia passare il sole. I mille
rumori, di rami spezzati, di foglie calpestate, di un sasso che rotola, che
risvegliano paure nascoste. Sensazione di minaccia e di pericolo- una foresta può essere un luogo pericoloso anche se
è ai confini del mondo ‘civile’, anche se, come nel romanzo di Sara Blaedel, fa
parte della proprietà privata dell’abitazione antica del marito di Camilla, la
giornalista amica di Louise Rick, il capo del Servizio Investigativo Speciale
che opera in un angolo della Danimarca e che abbiamo già conosciuto ne “Le
bambine dimenticate”, il romanzo precedente di Sara Blaedel.
Sono parecchi i personaggi che incontriamo
nuovamente ne “La foresta assassina”, prima di tutto Eik Nordstrøm, l’altro investigatore, l’uomo
sempre vestito di nero (per comodità, così compera uno stock di magliette e
jeans tutti uguali) nei cui confronti Louise ha abbassato le difese
abbandonando i suoi pregiudizi, e poi tutte le persone rispuntate dal passato
di Louise, ex compagni di scuola che lei aveva voluto dimenticare dopo l’inspiegabile
suicidio del fidanzato, l’avvenimento drammatico che aveva spezzato la sua vita
condizionandola per sempre nei suoi rapporti con gli uomini. Anche il fantasma
di Klaus, il fidanzato suicida, ritorna in questo romanzo- potrà finalmente
riposare in pace alla fine. Perché il suo caso, ‘freddo’ di una ventina d’anni,
si ricollega a quanto succede nel presente.
Un ragazzino,
Sune, compie quindici anni. Un giorno importante, quello in cui si affaccia
nell’età adulta. Il padre lo porta nella foresta: ci sarà un rito di
iniziazione, Sune sarà festeggiato, riceverà un regalo, sarà ammesso in una
comunità che professa il neopaganesimo, cioè il culto delle antiche divinità
norrene. In realtà gli adepti sembrano appartenere ad una setta che si rifà a
pratiche che hanno un che di selvaggio e primitivo, con un anello che viene
passato di mano in mano impegnando ognuno con un giuramento di fedeltà, di
solidarietà e di segretezza (cioè di omertà- quanti crimini sono stati commessi
e taciuti?). Finché si tratta di stare intorno al fuoco e di bere idromele, va
tutto bene, ma, quando la combriccola ‘tira fuori’ il regalo per Sune e il
ragazzo lo rifiuta, capiamo che le cose si metteranno molto male. Come si può
rifiutare una ragazza bionda che lo farebbe diventare uomo? Sune fugge, non
sono uomini ma bestie quelli che si buttano sulla ragazza. E Sune vede quello
che non dovrebbe vedere.
il martello di Thor |
Avevo giudicato
intrigante e insolito il precedente romanzo di Sara Blaedel- lo è anche questo.
E’ interessante e inquietante venire a sapere del revival dei culti di divinità
come Thor, Odino o Freya, che richiedono anche sacrifici di sangue, che
uniscono con vincoli di fratellanza in nome di una comunione spirituale con la
natura. La trama è incalzante- più o meno il lettore sa chi siano i colpevoli
ma è in ansia fino alla fine per la sorte del ragazzo. E poi, nel buio della
foresta si scoprono altri cadaveri di ragazze morte non di recente- è il
passato che riaffiora insieme a loro. Anche il nome di Klaus viene fatto
ripetutamente: era stato attratto pure lui dal neopaganesimo? E vengono inviati
messaggi terrificanti che devono essere interpretati come in un codice- la
testa di un cavallo morto, una runa con la croce frecciata, un’altra con una
freccia. Quello che è peggio è che tutto quello che i messaggi avevano
annunciato si verifica- ma che divinità sono mai quelle che predicano solo
violenza e sangue e vendetta in nome di un mistico legame con la natura?
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