Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
love story
comedy of manners
FRESCO DI LETTURA
Elizabeth von Arnim, “La fattoria dei gelsomini”
Ed. Fazi, trad. Sabina Terziani, pagg.
280, Euro 12,75
Non mi stancherò mai di leggere i libri di
Elizabeth von Arnim. Ogni volta che ne viene pubblicato uno nuovo o
ripubblicato uno che ancora non conoscevo, mi accingo a leggerlo sapendo che
passerò un paio di giorni immersa in una lettura molto piacevole, direi
addirittura confortante. So che una delusione sarà impossibile, lo so e basta.
E infatti “La fattoria dei gelsomini”, appena pubblicato dalla casa editrice
Fazi, è delizioso. La specialità della von Arnim è quella di essere profonda
con leggerezza, brillante e ricca di humour, saggia e divertente. I suoi
romanzi sono una ‘comedy of manners’ che a volte ricordano Oscar Wilde per
certe battute memorabili (“Adoro essere vedova. Non voglio altro dalla vita!”,
dice una giovane protagonista de “La fattoria dei gelsomini”. “Ed è la cosa
migliore che la vita può offrirti”, aggiunge la madre), a volte Jane Austen o
perfino Thackeray nei ritratti femminili e nella descrizione dell’ambiente
mondano.
“La fattoria dei gelsomini” è un romanzo di
contrasti. Inizia nella splendida dimora di Lady Midhurst (chiamiamola Daisy) e
termina nella casa dei gelsomini, nel sud della Francia, “una bicocca”, la
definisce Mumsie, ovvero Mrs. De Lacy, madre della bella e vacua Rosie il cui
marito è Andrew Leigh, il non più giovane segretario di Lady Midhurst. Inizia
con un fine settimana in grande stile e una ventina di invitati tra cui
pochissimi sono i giovani e termina nella solitudine della fattoria che ha solo
un paio di stanze per Daisy e sua figlia Terry. La signorilità, lo stile,
l’eleganza e le buone maniere sono innate in Daisy, Mumsie vorrebbe imitarla ma
ne è una copia grottesca, appariscente e volgare. Rosie è una piccola Becky
Sharp senza però la sua furba intelligenza, ha un visino incantevole che ha
fatto innamorare il pacato Andrew che si è subito disamorato, attira gli
sguardi di tutti gli uomini, mentre Terry, con il suo fisico androgino e i
capelli corti, sembrerebbe immune da ogni passione. E invece…
Colpa di una partita a scacchi: Andrew
Leigh è rimasto alzato fino a tardi a giocare a scacchi con un altro ospite,
dopo la cena offerta da Lady Midhurst che ha irritato tutti per l’abbondanza di
piatti a base di acidula uva spina. E come mai, di mattina presto, Terry era al
corrente del fatto che Andrew avesse vinto? Scoppia uno scandalo. La
scrittrice- lo indoviniamo- è dalla parte di Terry, ironizza pesantemente sulla
morale e sui costumi vittoriani. Mrs. De Lacy prepara una vendetta con ricatto
a nome della figlia, Daisy fugge nel sud della Francia, il suo aspetto
impeccabile che la fa sembrare tanto più giovane si sfalda, lei incomincia a
rivedere il suo passato con un marito affascinante che aveva iniziato presto a
tradirla e si pone delle domande-
avrebbe cercato altre donne se lei, Daisy, avesse partecipato di più ai suoi
slanci amorosi? E adesso, è giusto che lei si erga a giudice della figlia tanto
amata? Sa così poco dell’amore, lei.
Statua ad Elizabeth von Arnim in Polonia |
Poi, come un turbine, arriva Mrs. De Lacy che non intende abbandonare la
sua preda. Il contrasto tra le due donne non potrebbe essere più grande. Ma
siamo sicuri, è sicura Daisy, di disprezzare questa donna che, pur nella sua
volgarità, ha una forza vitale incredibile e un approccio spontaneamente
sensuale nei confronti degli uomini? Nonostante tutto, forse è in parte grazie
a lei che Daisy è pronta a riabbracciare la figlia quando appare fulgente come
una Giovanna d’Arco che ha terminato di combattere contro una società nemica.
Un romanzo da gustare in ogni
descrizione, in ogni frase, in ogni parola. Fa pensare, con il sorriso sulle
labbra.Leggere a lume di candela è anche una pagina Facebook
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