Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
il libro ritrovato
Min
Jin Lee, “Amori e pregiudizio”
Ed. Einaudi, trad. Gaja Cenciarelli,
pagg. 680, Euro 19,50
Il crogiuolo americano: avevamo già letto romanzi i cui protagonisti
erano immigrati o figli di immigrati dalla vecchia Europa- italiani, irlandesi,
ebrei- oppure dal Messico, o dalla Cina, o dal Giappone. Era la prima volta che
leggevamo, invece, una vicenda ambientata tra la comunità coreana a New York. E
la nostra reazione, mentre proseguiamo nella lettura, è strana: un misto di
curiosità per la novità e, nello stesso tempo, un'impressione di 'già letto',
di situazioni già conosciute. E non lo intendiamo in senso negativo- la
scrittrice stessa, mettendo tra le uniche letture della sua protagonista “Middlemarch”,
“Vanity Fair” e “Jane Eyre”, ci indica i suoi modelli; d'altra parte la ruota
del tempo gira ma non c'è mai niente di nuovo sotto il sole. Se non fosse,
quindi, che le coordinate di luogo e di tempo (New York, i nostri giorni) sono
così chiaramente delineate, potremmo pensare di stare leggendo un romanzo della
tradizione.
Le protagoniste sono due, entrambe coreane cresciute negli Stati Uniti:
Casey Han ed Ella Shim. I genitori della prima lavorano in una tintoria, anche
se la famiglia del padre di Casey era molto ricca in Corea; il padre di Ella è
un medico. Entrambe le ragazze hanno frequentato l'università, Casey ha
addirittura studiato nella mitica Princeton. Sono tutte e due belle, Ella è
addirittura bellissima. Ambiscono ad un futuro diverso, perché sono molto diverse: Casey è la
modernità, Ella è la tradizione. Casey ha abitudini consumistiche come se già
guadagnasse le cifre che con il suo titolo di studio potrebbe aspettarsi- e
invece non trova lavoro, i suoi debiti crescono, convive con un ragazzo
'bianco' che i suoi genitori non vogliono neppure conoscere perché non è coreano, lo lascia e si mette
insieme al cugino coreano di Ella. La dolce Ella si sposa, ha una bambina, si
separa dal marito che la tradisce- …a proposito di sogni romantici sul
matrimonio e l'amore per sempre. Mutatis mutandis, queste assomigliano
alle vicende di Becky Sharp e Amelia Sedley, le due amiche (una più
'amichevole' dell'altra, a dire il vero, proprio come nel rapporto Casey-Ella) in
“Vanity Fair”, il romanzo di Thackeray. A fare da sfondo, in “Amori e pregiudizio”,
la comunità coreana, composta da persone solidali tra di loro che hanno
instaurato una rete salda di aiuti economici per chi ne ha bisogno, che
frequentano assiduamente la chiesa, che ritengono ancora valide le vecchie
norme di morale e comportamento, magari trasgredendole ma sapendo di farlo e di
essere in colpa.
Il titolo scelto per l'edizione italiana privilegia il richiamo al
filone sentimentale del romanzo, alla girandola di coppie che fanno pensare a
Jane Austen. Il titolo originale, “Food for millionaires”, sottolinea qualcos'altro-
il sogno americano alla Grande Gatsby, che può anche essere frustrante. Allude
ad una scena del romanzo in cui Casey approfitta di un grandioso rinfresco
offerto ad un qualche convegno per saziarsi. E la riflessione è che i milionari
sono i primi ad abboffarsi come non avessero di che mangiare, quando si tratta
di mangiare gratis.
C'è pure un finale inaspettato, una sorpresa che aggiunge qualcosa in
più in un miscuglio di vecchio e di nuovo, in questo primo romanzo di Min Jin
Lee che si legge con lo stesso rilassato piacere dei romanzi ottocenteschi che
echeggia.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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