Voci da mondi diversi. Europa dell'Est
la Storia nel romanzo
il libro ritrovato
Magda Szabó, “La porta”
Ed.
Einaudi, trad. Bruno Ventavoli, pagg. 248, Euro 17,00
E’ la fortuna dei nostri tempi,
che l’aprirsi delle frontiere, l’accorciarsi delle distanze e la maggiore
conoscenza delle lingue abbiano reso possibile la pubblicazione delle opere di
grandi scrittori stranieri finora a noi sconosciuti. E’ il caso dell’ungherese
Magda Szabó, di cui Feltrinelli
aveva pubblicato un romanzo nel 1964 e di cui l’Einaudi pubblica ora “La
porta”: un capolavoro.
In apparenza sono due le protagoniste del romanzo, la
scrittrice stessa e Emerenc, la donna che svolge le faccende domestiche; in
realtà la scrittrice si tira da parte, il suo ruolo è quello di presentarci
Emerenc, di farla vivere davanti ai nostri occhi, di renderle un omaggio
tardivo e di mettere a tacere i suoi sensi di colpa perché “devo ammettere che
Emerenc l’ho uccisa io”. Dunque Emerenc è la donna delle pulizie, un
personaggio che si rivela subito straordinario: sulla sessantina, una lavoratrice
infaticabile che fa da portinaia in una palazzina, spazza la strada tenendola
libera dalla neve, pulisce, lava, cucina in casa della scrittrice.
Ma fa quello
che vuole lei e quando vuole lei, va e viene alle ore più impensabili, ha la
sua idea su tutto, una saggezza antica e una schiettezza paralizzante: nessun
regime politico durante le travagliate vicende dell’Ungheria è riuscito a
intimidirla, nessun educatore del popolo ha saputo metterla a tacere o impedirle
di fare quello che lei ritiene giusto fare. Perché Emerenc, dietro quell’apparenza
scorbutica, dietro la porta chiusa che non è solo quella della casa in cui non
lascia entrare nessuno, ha un cuore grande che prova compassione per tutti. Lei
salva tutti, uomini e bestie, perché chi è perseguitato deve essere salvato e
può capitare che i ruoli si invertano e l’oppressore diventi l’oppresso. La
vita di Emerenc viene fuori a spizzichi e bocconi, ogni tanto è lei che
racconta qualcosa, ogni tanto la scrittrice viene a sapere qualcosa da altri: negli
anni ‘30 Emerenc aveva nascosto un personaggio politico importante, poi, durante
la guerra, un tedesco insieme ad un russo, e infine, quando era iniziata la
persecuzione degli ebrei, Emerenc aveva sfidato le convenzioni per salvare una
bimba, facendola passare per figlia sua, un “errore”.
E poi Emerenc ha una
passione per gli animali, un’intesa immediata con il cane Viola che è
innamorato di lei (un altro personaggio a tutto tondo del libro), con i gatti
che tiene nascosti in casa dietro quella porta chiusa. Quando alla fine la
porta sarà forzata, è anche l’intimità stessa della vecchia che viene violata,
la sua dignità che viene distrutta. E poco importa che la scrittrice abbia
organizzato questo “tradimento” per salvare la sua vita, a Emerenc importava di
più salvare il suo onore, l’immagine di sé che aveva costruito per tutta una
vita. dal film con Helen Mirren |
“La porta” è un romanzo su un’amicizia straordinaria tra due donne
lontanissime per condizione sociale, vita e interessi, su quanto si possa dare
e ricevere aprendo il cuore ad un legame in apparenza difficile e improbabile,
un ritratto alla Rembrandt di una grande vecchia che ci riporta alla mente una
figura simile e indimenticabile nel libro della Lessing, “Il diario di Jane
Somers”.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
Nessun commento:
Posta un commento