Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
Rose Tremain, “Quando l’ho incontrata”
Ed. il Saggiatore, pagg. 318, Euro 16,50
Tutte le storie di formazione
passano attraverso esperienze d’amore e di morte, uguali eppure diverse secondo
l’intensità e la sensibilità di chi le vive. E’ l’estate dei suoi 13 anni,
quella che Lewis passa a Parigi con sua madre, ospiti di Valentina, scrittrice
di origine russa. Era andato malvolentieri a Parigi, soprattutto per restare
con la mamma, Alice dai capelli rossi come il setter irlandese di Valentina, e
poi non partirebbe più, perché si innamora della quarantenne scrittrice dalla
bellezza così diversa da quella di Alice. In inglese c’è una parola bellissima
per indicare questo tipo di amore, nell’età di passaggio tra l’infanzia e
l’adolescenza, “puppy-love”, l’amore del cucciolo, e Lewis è un cucciolo d’uomo
tenero, affettuoso, attento, sognatore. E se, all’inizio, Valentina gli appare
come un’ altra figura materna, si trasforma ben presto nell’oggetto di sogni
erotici che non hanno più niente di infantile. Un’estate a Parigi in cui Lewis
scopre non solo l’amore, ma che la mamma forse tradisce il papà, che ci sono
degli immigrati di colore, come la domestica Babba, che vivono in condizioni
ben diverse dalle sue, che un operaio che ripara il tetto può anche parlare di
esistenzialismo.
Fino al giorno in cui Valentina sparisce e il romanzo prende
inaspettatamente la piega di un thriller. Il ragazzino che era campione di
scacchi e traduceva in inglese quel capolavoro della letteratura per ragazzi
che è “Le Grand Meaulnes” si improvvisa detective per ritrovare la scrittrice e
sia gli scacchi sia le sue letture giocheranno un ruolo importante nella
storia. Con un finale drammatico. Si chiama Little, di cognome, il
protagonista. Little come “piccolo”, o come Petit, come lui stesso ama tradurlo
in francese.
E, come in ogni romanzo di formazione, Lewis non è più piccolo
quando compie 14 anni in settembre. Avrà fatto le due esperienze più importanti
della vita. Noi leggiamo tutta la storia ascoltando la voce di Lewis e sappiamo
sempre che è il suo punto di vista quello che sentiamo. Non sempre interamente
affidabile, dunque; a volte sono sue supposizioni, o sue deduzioni e noi non
siamo mai certi che quello che ci racconta sia realmente vero. Un romanzo
interiore, un’esplorazione di come è avere 13 anni, un mystery, un romanzo
letterario che gioca sulle questioni della originalità della scrittura, del
plagio, del ruolo della traduzione: mentre Alice traduce in inglese il romanzo
di Valentina, Lewis scopre un romanzo russo che ha troppi punti in comune con
quello che Valentina sta scrivendo, e lui stesso inizia a tradurre “Le Grand
Meaulnes”, identificandosi con uno dei personaggi. Un libro pienamente riuscito
in tutti i livelli della storia, una prosa ricca e piacevolissima, una conferma
delle qualità narrative di Rose Tremain.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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