Voci da mondi diversi. Area germanica
Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo
FRESCO DI LETTURA
Veit Heinichen, “La giornalaia”
Ed. e/o, trad. Monica Pesetti,
pagg. 320, Euro 18,00
Un flash-back iniziale. Trieste 1991.
Un’esplosione al Porto Vecchio. Salta in aria uno yacht e muore il mitico ladro
gentiluomo, Diego Colombo, immigrato dall’Argentina per non essere arruolato
nella guerra delle Falklands, specializzato in furti di opere d’arte. Testimone
oculare, la guardia di finanza Lino La Rosa. Un giovane Proteo Laurenti
raccoglie le deposizioni sul posto. E però il mare non restituirà mai il corpo
di Diego Colombo, alimentando la leggenda su di lui.
Venticinque anni dopo il magazzino della
GelFish, al Porto Vecchio, subisce un furto. Non di pesce, come il nome
potrebbe lasciar supporre, ma di quadri. Quadri in un magazzino per il pesce? E
quadri famosi, per giunta. Klimt, Modigliani, Caravaggio, Morandi. Non solo. La
modalità del furto sembra avere la firma di Diego Colombo e allora si scatena
una ridda di quesiti, vengono rispolverate voci e pettegolezzi. E’ morto
veramente, Diego Colombo? Proteo Laurenti è il primo ad avere dei dubbi.
Conosce molto bene Teresa, moglie di Diego, la giornalaia del titolo. Una donna
non giovanissima ma ancora procace, con i suoi vestiti attillati e la scia di
profumo Cartier. Nel 1991 era incinta del primo figlio di Diego, dopo ha avuto
altri due figli di cui non ha mai rivelato chi fosse il padre. C’è da farsi
delle domande, tuttavia, perché hanno la stessa faccia dell’uomo che dovrebbe
essere morto.
Il nuovo romanzo di Veit Heinichen è ricco
di personaggi, di vicende, di escursioni nel mondo dell’arte e nella storia di
Trieste- sia quella ufficiale sia quella nascosta-, di gustosi piatti di pesce
e di bicchieri di vino. A Veit Heinichen piace il genere umano, piace mangiare
e piace bere, lo si percepisce da come ne parla, con uno stile che non è mai
distaccato, che ci rivela le sue simpatie e le sue antipatie. Perché ci sono
diversi gradi di colpevolezza. Diego Colombo, a cui la polizia dà la caccia,
non è come il corrotto Lino La Rosa che ha sempre tratto profitto dal suo
incarico per ricattare gli evasori fiscali e che tuttora è un essere
spregevole, anche se condannato a muoversi su una sedia a rotelle dopo essere
stato investito dall’auto di Teresa. Un incidente? Lei non aveva mai fatto
mistero del fatto che avrebbe preferito fosse morto perché aveva imbrogliato il
marito. Anche la figlia di La Rosa lo vorrebbe morto, nonostante gestiscano
insieme una casa di riposo per anziani (poveri vecchi! derubati da vivi e da
morti con furti a volte spettacolari) e un’impresa di slot machines. Teresa,
Daria La Rosa, la segretaria Marietta- le donne di Veit Heinichen si fanno
ricordare. Daria per le sue frustrazioni, per la sua asprezza e per il suo
cagnolino bianco, e Teresa e Marietta perché- seno abbondante che attira gli
sguardi, bottoni della camicetta slacciati ad arte per far occhieggiare la
biancheria- ci ricordano le dive italiane degli anni ‘50, le donne-femmine del
Mediterraneo.
Lo sguardo di Veit Heinichen non si ferma
lì. Lo scrittore è un privilegiato che ha un angolo privilegiato come punto di
osservazione- uno straniero che vive da molti anni nella città confine di
Trieste, che riesce ad avere sufficiente distacco per vedere le magagne del Bel
Paese, quell’economia ombra che intesta imprese a figure ombra, che porta
capitali all’estero, che evade il fisco, che resta indifferente o addirittura
ostile davanti alle file di profughi in coda per avere il permesso di
soggiorno, “il concentrato di miseria che l’occidente democratico aveva
provocato negli altri continenti in decenni di arroganza e di cieco sostegno
alle dittature”. L’impressione è di una ricchezza che emigra per sottrarsi agli
immigrati.
Proteo Laurenti sul piccolo schermo |
E tuttavia, al di là delle critiche ammantate a volte di grottesco,
al di là dell’avvincente trama di un’indagine che insegue un fantasma e il suo
doppio, c’è la simpatia che lo scrittore tedesco prova per questo nostro paese che
riesce a bilanciare le sue nefandezze con il calore umano dei singoli e con il
gusto della vita.
la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.net
per contattarmi: picconem@yahoo.com
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