Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo
FRESCO DI LETTURA
Andrea Camilleri, “La rete di protezione”
Ed. Sellerio, pagg. 288, Euro
14,00
E’ incredibile. Andrea Camilleri
ha fatto ancora centro. Incredibile perché Camilleri è come l’araba fenice, si
pensa che abbia raccontato tutte le storie che poteva raccontarci su Vigata e
il commissario Montalbano, che non possa fare a meno di accusare una certa qual
stanchezza, e invece ecco che, puntuale, esce un suo libro che ci cattura fin
dalla prima pagina. Camilleri è un maestro nell’inventare nuove situazioni, ha
un orecchio attento alle novità e un fiuto che coglie le tendenze del momento.
I suoi romanzi sono sempre anche qualcos’altro oltre ad un’indagine poliziesca,
sono un’indagine nei cambiamenti della nostra società osservati da un angolo
della Sicilia, un microcosmo di cui ormai conosciamo bene gli abitanti, che
sono i personaggi della serie che ha per protagonista Salvo Montalbano.
In “La rete di protezione” il grande
evento è l’arrivo di una troupe televisiva svedese a Vigata. Devono girare una ficzion con una storia ambientata negli
anni ‘50 e il paese viene ribaltato per riportare indietro il tempo e rendere
le riprese il più possibile uguali al vero. Scompaiono insegne al neon,
riaprono vecchi negozi, le comparse locali vestono seguendo la moda degli anni
ormai lontani. Per ricostruire le strade e la vita degli anni ‘50 si è fatto
uso di pellicole amatoriali tirate fuori da scatoloni accantonati ed è proprio una
serie di vecchi filmini girati da suo padre che incuriosisce l’ingegnere capo
del Comune, Ernesto Sabatello. Per sei anni di seguito, dal 1958 al 1963, nello
stesso giorno di maggio e alla stessa ora, suo padre aveva ripreso un muro
bianco. Per scoprirne il perché Sabatello consegna pellicole e proiettore a
Salvo Montalbano. Questa strana indagine su qualcosa di inesistente (dopo
tutto, non si sa neppure su che cosa si stia indagando) si affianca presto ad
un’altra di tutt’altro genere. Mimì Augello aveva accennato al suo capo di
episodi incresciosi di bullismo avvenuti nella scuola del figlio tredicenne
Salvuzzo. Per coincidenza (ma è proprio una coincidenza?) due individui
mascherati irrompono nella classe IIIB (quella di Salvuzzo, per l’appunto),
fanno un proclama generico contro le ingiustizie, sparano due colpi
intimidatori in aria e fuggono via, inseguiti da Mimì che era andato a parlare
con il professore. Un’azione terroristica? Né lo strano discorso che hanno
fatto né il modus operandi dell’azione corrispondono.
L’abilità di Andrea Camilleri è nel
tessere i fili delle sue trame e far tornare sempre i conti, alla fine. Sia la
storia del passato- perché c’è una dolorosa storia famigliare nascosta dal muro
bianco inquadrato nei filmini dell’ingegnere Sabatello- sia quella del presente
che rivela la solitudine e la fragilità dei nostri giovani, hanno a che fare
con ‘la rete di protezione’ del titolo che è anche, fuori della metafora, la
rete arancione di protezione che la troupe televisiva ha steso intorno alla
casa di Montalbano, quando sono state fatte riprese sulla sua verandina.
E, in
definitiva, è lo stesso Salvo Montalbano ad offrire un’ulteriore protezione ai
personaggi coinvolti, con l’empatia e la generosità che conosciamo. Ci piace il
modo che ha Andrea Camilleri di far invecchiare con naturalezza il protagonista
dei suoi romanzi. E Montalbano invecchia bene, anche se il suo rapporto con
l’eterna fidanzata a Boccadasse non è mai approdato a nulla ed è sempre
piuttosto frustrante per Livia, anche se, quando parla con i giovani studenti che
usano un linguaggio che lui non conosce, che fanno volare con destrezza le dita
su quegli strumenti tecnologici con cui lui non ha dimestichezza (straordinaria
la scena di Catarella che mostra insospettata abilità al computer),gli viene una fitta di malinconia nel pensare al figlio che non ha avuto, al possibile figlio adottivo François apparso nei primi romanzi, anche se, per non fronteggiare il passato, non vorrebbe incontrare una donna che ormai è nonna ed è stata una sua ‘fiamma’ (anche lui potrebbe essere nonno), anche se temiamo che finisca con ingrassare perché ci sembra che mangi troppo. Montalbano invecchia bene perché non perde l’umorismo, la carica di affetto umano, la capacità di comprendere gli errori e di non infierire, se non serve a nulla.
la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.net
per contattarmi: picconem@yahoo.com
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