Voci da mondi diversi. Belgio
cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
Pieter Aspe, “Le maschere della notte”
Ed. Fazi, trad. Valentina
Freschi, pagg. 297, Euro 14,00
Una bambina trova, scavando per gioco nel
giardino della casa che i genitori stanno ristrutturando, una tibia: c’è uno
scheletro intero sepolto in quella buca. All’esame del medico legale risulterà
che ha una dentatura rifatta, che ha subito un intervento maxillofacciale e che
è stato ucciso con un colpo alla nuca. Non dovrebbe essere difficile scoprire
l’identità dello sconosciuto. E invece lo è, se qualcuno ha interesse che non
venga niente alla luce. L’ispettore Van In che indaga, insieme al suo aiutante
GuidoVersavel, scoprirà che è coinvolto un gruppo di uomini che occupano posti
di prestigio a Bruges. Non soltanto il più importante imprenditore delle
Fiandre, ma anche un noto avvocato penalista, un immobiliarista e persino un
ministro. Aggiungiamo solo che la svolta finale delle indagini arriverà quando
Van In incarica una giovane collega di infiltrarsi in un ambiente sospetto. Per
raggiungere lo scopo è importante che la ragazza sia bella: Carine Neels lo è,
purtroppo però è anche un po’ ingenua e sprovveduta. Non abbiamo dubbi che la
lezione le servirà in futuro…
“Le maschere della notte” è il terzo thriller
pubblicato dalla casa editrice Fazi dello scrittore fiammingo Pieter Aspe e
l’appuntamento con i suoi libri è già diventato uno di quelli da non perdere.
Forse le trame mancano di originalità, ma i personaggi sono così accattivanti,
l’ambientazione è talmente piacevole e la scrittura è così brillante,
divertente, ricca di humour e con un aculeo così appuntito che la lettura è un
vero piacere. Nei romanzi precedenti il commissario Pieter Van In era
sovrappeso e beveva decisamente troppo. Non di rado era il suo braccio destro
Versavel a salvare la situazione, riaccompagnandolo a casa quando Van In aveva
esagerato nell’alzare il gomito. In “Caos a Bruges” già si intuiva che il
legame amoroso tra Van In e Hannelore Martens (sostituto procuratore dall’aspetto
molto attraente) si stava facendo molto serio. Ora Hannelore aspetta un
bambino, i due vivono insieme e Van In è a dieta stretta, quasi fosse lui a
dover affrontare la gravidanza. Si lamenta, brontola, ogni tanto sgarra e si fa
una birra, ma il suo aspetto è di gran lunga migliorato. I gialli seriali di
Pieter Aspe appartengono al genere in cui quello che il lettore cerca non è
solo la trama di indagine poliziesca, ma vuole anche veder soddisfatta la sua
curiosità riguardo ai personaggi a cui si è affezionato- come accade al nostro
Montalbano o al commissario Wallander di Mankell.
E allora si appassiona al
risvolto privato della vita di Van In (Hannelore, che non si risparmia affatto
nell’inchiesta, deve fare l’amniocentesi, entrambi condividono il timore di
tutti i futuri genitori non più giovanissimi che il bambino che aspettano possa
non essere sano) e a quello di Guido Versavel, poliziotto gay di cui abbiamo
apprezzato le battute e che, in questo libro, viene abbandonato dal suo
compagno. Le vicende matrimoniali di Pieter Van In e la situazione di coppia
omosessuale di Versavel rappresentano una normalità in stridente contrasto con
gli squallidi incontri delle persone coinvolte nell’omicidio di quello a cui è
stato dato il nome di ‘Herbert’, giusto per non parlare di lui sempre come di
uno scheletro. Prostituzione, pedofilia, giochi estremi, sadomasochismo, video
hard, snuff movies, corruzione a tutti i livelli (anche delle forze
dell’ordine)- altro che vaso di Pandora viene scoperchiato!
l'ispettore Van In sullo schermo |
Un consiglio: se questo è il primo libro di
Pieter Aspe in cui vi imbattete, recuperate anche gli altri due che lo
precedono.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
Nessun commento:
Posta un commento