Casa Nostra. Qui Italia
romanzo di formazione
FRESCO DI LETTURA
Filippo Nicosia, “Un’invincibile estate”
Ed.
Giunti, pagg. 217, Euro 15,00
Il 23 maggio 1992 il magistrato antimafia
Giovanni Falcone perdeva la vita nell’attentato di Capaci, in Sicilia. Non si
contano i bambini che, nati quel giorno, furono chiamati Giovanni. E, appena fu
più grande, se ne stupì il protagonista di “Un’invincibile estate” che invece,
pur essendo nato quel giorno, si chiamava Diego. Perché non si portasse dietro
per tutta la vita tutta quella tristezza, gli aveva detto suo padre. Fu per
caso che Diego trovò una fotografia nel portafoglio del padre. Ritraeva lui,
suo padre, con due bambini. Uno era Diego e l’altro il fratello Giovanni, di
cui fino a quel momento non conosceva l’esistenza. Non lo ricordava affatto,
era stato mandato a Roma subito dopo la morte della madre, quando Diego aveva
solo tre anni.
“Un’invincibile estate” è un romanzo di
formazione in cui, come in tutti i romanzi del genere, il personaggio
principale (Diego, che è anche l’io narrante) deve superare delle prove
dolorose prima di diventare grande- la morte del padre, prima di tutto. Perché,
alla morte di un genitore, il figlio passa in prima linea e prende su di sé
un’eredità che non è solo quella della casa ma anche del vissuto paterno, degli
errori, delle menzogne, delle cose non dette e dei segreti di cui ormai è
impossibile appurare la verità. Il fratello Giovanni riappare, non aspettato,
al funerale del padre. L’avversione di Diego è immediata. Che cosa ci fa lì,
questo intruso? E’ vero quello che gli aveva detto suo padre, il motivo per cui
Giovanni era stato allontanato da casa? Giovanni darà un’altra versione dei
fatti. I sentimenti di Diego sono di gelosia e rabbia- è come nella parabola
del figliol prodigo, anche se manca il padre che abbraccia il figlio. E la
gelosia raddoppia davanti alla seconda prova da superare- c’è, nel romanzo, una
prima storia di un amore solo abbozzato in cui, però, Diego viene sostituito
dal fratello e una seconda storia con una ragazza molto disinvolta che fa
conoscere a Diego il sesso. E poi c’è la scelta di vita da fare- l’università,
come suo padre avrebbe desiderato, o qualcosa che nulla ha a che vedere con i
libri, un’arte minore che è quella della cucina?
Ad una prima veloce lettura
“Un’invincibile estate” assomiglia ad altri libri che abbiamo letto, ma c’è
qualcosa di particolare nella pena di crescere di Diego, oltre a quella sua
mancanza di affetti, privo da sempre di una madre, con un padre che poteva
anche essere violento ed un fratello un poco ambiguo che avrebbe anche lui
molto da raccontare sulla difficoltà di diventare grandi- anche se mai sentiamo
una parola sul suo ‘esilio’ romano, tranne le sue vanterie prive di fondamento.
C’è l’insularità, la consapevolezza di essere isolati e di non sapere, tra le
tante scelte che si devono fare nella vita, quale sia quella giusta, se restare
o mettere la moneta nella bocca di Caronte e passare lo stretto raggiungendo la
costa calabra che balugina come un miraggio nell’azzurro. Quale sarà la costa
dell’Inferno?, si chiede Diego. Dall’una o dall’altra parte? E si allena a
nuotare tre chilometri al giorno, tanti quanti sono quelli che lo separano
dalla Calabria, parallelamente alla costa.
Lo stretto di Messina diventa una
metafora del passaggio tra l’età in cui ci si può permettere di scherzare e
l’età matura dove i problemi vanno affrontati, e non a pugni. Da una parte c’è Messina, dove la rissa è
all’ordine del giorno, dove il 23 maggio si commemora una strage che potrebbe
ripetersi. Dall’altra c’è l’Italia, c’è Roma che potrebbe essere la prima tappa
nel ristorante per cui l’amico di Diego gli ha scritto una presentazione, e poi
forse Milano e poi, chissà, anche la Russia dove è andato l’amico a fare il
cuoco. C’è tutto il mondo al di là dello stretto. Basta pagare il pedaggio.
Basta crescere e dimenticare l’astio famigliare.
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