Voci da mondi diversi. Asia
autobiografia
il libro dimenticato
Pascal Khoo Thwe,
“From the land of green ghosts”
Ed. Flamingo, pagg. 296, Euro
5,58
Edizione italiana: “Il ragazzo che parlava con il
vento”- ed. Piemme, trad. Fazzini, pagg. 390, Euro 7,00
Ha qualcosa di straordinario il racconto
della vita di Pascal Khoo Thwe, nato nel 1967 in un villaggio di quello che
oggi è il Myanmar ed allora si chiamava Burma. Pascal Khoo Thwe è cattolico, se
fosse buddista ci sarebbe da pensare sul suo karma per interpretare le vicende
di cui ci dice lui stesso nel libro autobiografico “From the land of green
ghosts” (solo dopo averlo terminato di leggere e aver cercato notizie
sull’autore, ho scoperto che la casa editrice Piemme ne aveva pubblicato la
traduzione con il titolo “Il ragazzo che parlava con il vento”). Perché tutto-
la futura salvezza di Pascal- era iniziato quando, lavorando in un ristorante
cinese di Mandalay, Pascal Khoo Thwe si era intrattenuto con una coppia di
turisti inglesi. Lui aveva parlato del suo amore per la letteratura inglese,
della sua scoperta di Joyce, di come gli fosse piaciuta la novella “Evelyne”
nei “Dubliners”, di come lui e gli altri studenti si passassero l’un l’altro
l’unica copia del libro. Dopo era venuto un amico dei turisti inglesi in cerca
del cameriere che amava Joyce, era John Casey, un professore di Cambridge con
cui Pascal rimarrà in contatto. Tanto da scrivergli dalla giungla dove si
nascondeva durante la dittatura della giunta militare per sfuggire alla
durissima repressione messa in atto contro gli studenti che avevano chiesto
maggiore libertà e un governo democratico.
John Casey riuscì- con grandi
difficoltà- a far uscire Pascal da Burma attraverso la frontiera con la
Thailandia e a farlo arrivare in Inghilterra dove Pascal avrebbe studiato a
Cambridge. La ruota del destino doveva compiere ancora un piccolo giro prima
che il cerchio si chiudesse: arrivato da poco in Inghilterra, Pascal fu
invitato ad una mostra in una piccola galleria d’arte privata e si trovò
davanti ad un busto in bronzo di sua nonna. Incredibile. Più incredibile di
qualunque incontro casuale. Nel 1930 la nonna di Pascal Khoo Thwe era stata
portata in Inghilterra ed esibita come un fenomeno da baraccone- apparteneva,
come Pascal, all’etnia Padaung le cui donne sono conosciute come “le donne
giraffa” per il collo allungato dalla spirale di anelli che incominciano a
mettere fin da quando sono bambine.
Leggere “From the land of green ghosts”
ci impone uno sforzo dell’immaginazione per ricordarci che il mondo di cui
l’autore ci sta parlando non è confinato in un passato remoto ma in quello
abbastanza recente che fa parte dei nostri ricordi. Che però non hanno nulla in
comune con quelli di Pascal. Tutta la prima parte del libro ci riporta agli
anni della sua infanzia in un villaggio lontano dalla civiltà in cui però erano
arrivati dei missionari italiani che battezzavano i bambini dando loro nomi
italiani. Pascal descrive nel dettaglio le usanze di vita quotidiana,
l’atmosfera imbevuta di magia, di leggende, di storie mitiche per spiegare la
realtà della natura, la durezza di un’esistenza priva di qualunque agio.
Seguiamo poi Pascal negli studi che lo portano lontano da casa, a Mandalay, in
una consapevolezza sempre maggiore delle restrizioni sulla libertà imposte
dalla dittatura del generale Ne Win.
Le vicende personali di Pascal- l’amore,
la scomparsa della sua ragazza, la chiusura dell’università- sono strettamente
intrecciate a quelle di Burma (diventata Myanmar nel 1989), con il fermento di
rivolta, l’arresto dell’amatissima Aung San Suu Kyi, figlia dell’altrettanto
amato Aung San, primo ministro del primo governo della Birmania indipendente
assassinato nel 1947. La giungla, infine. I nascondigli, le fughe, gli attacchi
violenti di malaria, la consolazione della lettura (incredibile, in quelle
condizioni, ancora più incredibile che potessero venirgli recapitati libri e
lettere da parte di John Casey), lo sconvolgente spettacolo dei cadaveri
abbandonati un po’ ovunque.
Pascal Khoo Thwe ha scritto questo libro in
inglese e non possiamo non ammirare la forza di volontà, la costanza e la
tenacia con cui l’autore ha perseguito questo risultato- dalla terra dei
fantasmi verdi, dei nat (gli spiriti che sono in ogni cosa), della
giungla dove ancora si può venire morsi da un serpente, di una stroncante
dittatura, all’Università di Cambridge, padroneggiando un’altra lingua e
un’altra cultura distanti anni luce dalla sua.
Nessun commento:
Posta un commento