Voci da mondi diversi. Francia
love story
FRESCO DI LETTURA
Valérie Perrin, “Il quaderno dell’amore
perduto”
Ed.
Nord, trad. G. Maugeri, pagg. 348, Euro 16,90
Mi succede spesso di domandarmi perché
non sia stato mantenuto il titolo originale di un libro. Così banale quello
italiano, così ricco di implicazioni, così stuzzicante quello francese, “Les oubliés du dimanche”, i dimenticati
della domenica. Ci sono degli ospiti di Villa Ortensia (una casa di riposo
per anziani in un cittadina francese) che nessuno va mai a trovare, neppure una
volta alla settimana, alla domenica. Sono stati lasciati lì, come pacchi non
reclamati alle poste, dimenticati. E c’è qualcuno (gli daranno un soprannome,
il Corvo) che telefona alle famiglie da una stanza di Villa Ortensia per
comunicare la morte sopraggiunta all’improvviso del loro parente. Telefona
sempre di notte, per non affrettare il loro arrivo e, quando si presentano il
mattino seguente, pensando di doversi occupare delle esequie…sorpresa! Il
vecchietto o la vecchietta stanno bene e sono felici di vedere finalmente
qualcuno.
Helène ha novantasei anni. Justine ne ha
ventidue. Helène non è una dei ‘dimenticati’: sua figlia Rose e suo nipote sono
molto spesso seduti accanto al suo letto, a leggerle libri, a parlarle. Justine
fa l’aiuto infermiera a Villa Ortensia e Helène è una delle sue pazienti
preferite. Perché Helène le racconta della sua vita e intanto è come se lei,
Helène, fosse sempre su una spiaggia assolata con l’uomo che ha amato, il suo
Lucien. E Justine riporta le sue storie in un quaderno- sarà una miniera di
ricordi per il nipote.
Ci sono due romanzi in uno, ne “Il
quaderno dell’amore perduto”. E sono due romanzi d’amore drammatico, con due
diversi significati. Entrambi parlano di passioni così forti da portare al
tradimento peggiore che non è solo tradimento di un altro ma della parte
migliore di sé. E c’è qualcosa da imparare in entrambe le vicende.
Helène era stata una bambina infelice,
emarginata a scuola perché non riusciva ad imparare a leggere. Non si parlava
di dislessia, allora. Era rimasta a casa, a cucire nel laboratorio da sarti dei
genitori. Poi aveva conosciuto Lucien, il figlio del musicista cieco che sapeva
leggere l’alfabeto braille e lo aveva insegnato a Helène che aveva visto
spalancarsi un mondo davanti a sé. Non si erano mai sposati, Lucien e Helène,
perché Lucien aveva visto finire il matrimonio di suo padre e sua madre e non
voleva ripetere l’esperienza. Poi c’era stata la guerra ed ecco il primo dei
tradimenti- di Lucien. Sarebbe stato deportato, sarebbe sopravvissuto ma
avrebbe vissuto la sua vita con un altro nome- il suo lo aveva dimenticato come
aveva dimenticato la sua vita di prima.
Justine era rimasta orfana giovanissima. I
suoi genitori erano morti in un incidente d’auto insieme ai genitori di suo
cugino- i loro due padri erano gemelli. Justine e il cugino erano cresciuti con
i nonni- che atmosfera soffocante e fredda nella casa di quei nonni stroncati
dal dolore della perdita di due figli. Eppure…quando è che Justine aveva
sentito dire che c’era stata un’inchiesta su quell’incidente, che c’era
qualcosa di poco chiaro? La verità che Justine scoprirà è sconvolgente. Dice di
un amore-passione che rende ciechi, di più di un tradimento, di qualcosa su cui
è meglio tacere perché si è già sofferto abbastanza, si è già stati castigati
abbastanza. Manca, però, in questa storia d’amore, una generosità che invece è
presente nella storia di Helène e del suo amore perduto e di cui non voglio
parlare per non svelare troppo.
Un romanzo d’amore è sempre un romanzo
per donne, ma c’è una garbatezza e una poeticità che piace nel libro di Valérie
Perrin, che gli impedisce di scadere nel lacrimevole. E c’è pure una striatura
di realismo magico nel ‘personaggio’ del gabbiano, l’essere dell’aria destinato
a seguire- come l’ombra dell’amore- Lucien ed Helène.
Valérie ti ho scoperta tardi, ma già ti amo e voglio conoscerti sempre più leggendoti
RispondiEliminaAnche io
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