Voci da mondi diversi. Asia
INTERVISTA A NEEL MUKHERJEE, autore di "La vita degli altri"
E’
giovane, è affabile, ha un sorriso luminoso, ha voglia di parlare del suo
libro, si sente la passione nella sua voce. Ascoltiamo quello che Neel Mukherjee ci dice in
più sul suo romanzo- un libro che io
ho letto con passione.
Per scrivere un romanzo come
questo, per disegnare un arazzo così vasto, ci deve essere un punto di inizio.
Qual è stato per Lei il punto di inizio? Un luogo? Un personaggio? Un
avvenimento?
E’ una domanda difficile. In realtà
non ricordo se volevo scrivere la storia di una famiglia di Calcutta in un
momento critico della storia dell’India o se volevo scrivere del cambiamento
dei tempi, di una famiglia negli anni ‘60 e della collisione con il movimento
Naxalita. Non so che cosa sia venuto per primo. Di certo volevo scrivere un
romanzo sul Bengala, penso che ogni scrittore debba scendere a patti con il
luogo in cui è nato. Questo era il mio ambiente, la mia città, la mia cultura e
io volevo scrivere un libro che tenesse conto di tutto questo. Il romanzo parla
di anni prima che io nascessi, ma era quello che sapevo del Bengala, quello che
sapevo del mio mondo, anche se adesso non è più del tutto mio. Adesso vivo a
Londra e sono un Indiano che vive a Londra, non del tutto indiano, non
certamente inglese, sono una creatura anfibia.
Mi chiedevo anche come ha proceduto
nella stesura del romanzo- ci sono tante trame, tanti filoni. Come è riuscito a
seguirli tutti? e Le ci è voluto tanto tempo per scrivere il libro?
No, non mi ci è voluto tanto tempo, tre
anni. (A questo punto non posso fare a
meno di ridere, pensando a scrittori che pubblicano due libri all’anno). Ho
una mente organizzata, prendo appunti, pianifico certi temi- dovevo tenere in
mente tutti questi filoni. Mi piacciono i romanzi con una bella struttura, mi
piacciono i romanzi complessi e mi sono messo all’opera con una struttura che
comprendeva molti personaggi. Sono stato molto ambizioso. E sono fortunato che
riesco a tenere tutto nella mia testa.
Ho pensato che forse faceva come
Dickens che scriveva su una pagina dividendola a metà, su due colonne, per non
fare confusione.
Ci ho pensato, a dire il vero, perché scrivo a mano,
ma no, non l’ho fatto.
Nel libro si parla di un Nord e di
un Sud di Calcutta: c’è una così forte divisione tra il nord e il sud della
città?
Sì. Il Nord di Calcutta è la parte più
vecchia, più ricca, abitata dalla borghesia. Il Sud è più recente ed è la parte
che ha accolto i rifugiati dal Bangladesh nel 1971. La Calcutta settentrionale
è snob e guarda la Calcutta del sud dall’alto al basso, disprezzandola.
Succedeva al tempo del mio romanzo e succede ancora adesso.
Il romanzo è ambientato alla fine
degli anni ‘60 e all’inizio dei ‘70: è stato quello un periodo di grandi
cambiamenti?
Il movimento Naxalita è una manifestazione
della necessità di cambiamenti, dell’esigenza di una maggiore uguaglianza tra
la popolazione. Gli anni ‘60 furono un periodo di cambiamenti, un tempo di
grandi ideali in tutto il mondo. Allora sembrò che il mondo avrebbe cambiato
direzione, che avrebbe imboccato la strada dell’idealismo, ma è stato un
fallimento. Anche nel Bengala sembrò che ci dovesse essere un cambiamento ma
poi non fu così. Poi ci fu l’avvento del capitalismo più o meno ovunque e il
capitalismo segnò la fine dell’idealismo e si radicò dappertutto. Il
capitalismo finanziario significò grande ricchezza per pochi. Tutti i problemi
che stiamo affrontando oggigiorno risalgono alla sconfitta della rivoluzione
idealista.
Tre generazioni di Ghosh vivono
nella stessa casa: è ancora comune oggigiorno che le famiglie vivano tutte
insieme? O è così solo in certe parti dell’India?
Non
si tratta tanto di una distinzione geografica ma economica. Le famiglie non
vivono più così spesso insieme nelle città, per lo più quando avviene è per
motivi economici, perché non ci sono abbastanza soldi per abitazioni separate.
Sì, certo, le famiglie sono anche meno numerose adesso- c’è stato un programma
di pianificazione famigliare per limitare l’aumento della popolazione. E’ stato
un programma dal risvolto fascista che prevedeva anche la sterilizzazione
maschile. Negli anni ‘70 e ‘80 la propaganda era per un massimo di due figli
per famiglia.
Comunque
penso che oggigiorno la famiglia che vive insieme, riunendo più di due
generazioni, è un’idea e non la realtà.
vedova in India |
Purba, la giovane vedova della
famiglia Ghosh, è un bel personaggio di grande dignità. Come sono considerate
le vedove in India al giorno d’oggi?
Negli anni di cui parlo nel romanzo, la
condizione delle vedove era tremenda. Poi, come sempre in un paese grande
quanto lo è l’India, dipende dalla casta e dalla condizione economica. Le
vedove sono sempre oggetto di pietà e non sono trattate con gentilezza.
La seconda narrativa all’interno
del romanzo riguarda il giovane Ghosh che si unisce ai Naxaliti ed è un potente
contrappunto alla prima narrativa, dei ricchi Ghosh. La violenza è da
condannare, però si capisce perché i Naxaliti abbiano dovuto ricorrervi. Sono ancora
attivi i Naxaliti oggi? Perché il movimento Naxalita si diffuse soltanto in
certe aree dell’India?
Il movimento Naxalita si diffuse
soprattutto nel centro e nel sud dell’India. Perché? Perché il nord è stato
governato meglio, perché le stanze del potere, a Delhi, hanno amministrato
meglio. Inoltre, nelle zone dove agirono i Naxaliti, le compagnie minerarie
hanno fatto di tutto per strappare la terra ai contadini. C’erano grandi
interessi in gioco- miniere di ferro, di magnesio, di alluminio, di metalli
pesanti. La rivoluzione Naxalita fu soppressa velocemente ma proseguì in
clandestinità. I Naxaliti si sono ripresentati come maoisti negli anni 2000. Si
tratta di molti gruppi che agiscono indipendentemente gli uni dagli altri.
Usano la violenza, ma anche la repressione del governo è estremamente violenta.
Negli anni 2008-2009-2010 i maoisti hanno raggiunto il massimo del potere ma
poi sono stati stroncati dal governo. I loro ideali erano giusti e
comprensibili: volevano liberare i contadini che sono sempre stati sfruttati,
che non hanno mai avuto nessuna sicurezza né economica né sanitaria. I Naxaliti
prima e i maoisti adesso vogliono ottenere i diritti per loro. E’ la distribuzione
della ricchezza che non ha funzionato. E la violenza è l’ultima risorsa di chi
non ha speranza.
Gli scrittori sono ormai molto
spesso in giro per il mondo per promuovere i loro romanzi. Mi domando se
abbiano ancora il tempo per leggere i libri di altri scrittori: Lei legge?
Leggo tantissimo, non potrei scrivere se non
leggessi. Mi piace la fantascienza, mi piacciono Jeff VanderMeer, Karen Joy
Fowler, Vernor Vinge. E tra gli autori di fiction, Joy Williams che per me è
una scrittrice da Nobel, Joseph Roth- ho amato immensamente “La marcia di
Radetskij”, e poi Jenny Erpenbeck che trovo straordinaria.
l'intervista e la recensione sono state pubblicate su www.stradanove.net
l'intervista e la recensione sono state pubblicate su www.stradanove.net
Bella la tua intervista,avevo già voglia di leggere il libro,adesso di più.sono diventata una fedele seguace del tuo blog, con grande nocumento per le finanze di Alberto che paga i miei libri. Ciao a presto e complimenti!
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