venerdì 4 novembre 2016

Daniel Silva, “Il disertore” ed. 2011

                          Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
                                                          spy-story
         il libro dimenticato

Daniel Silva, “Il disertore”
Ed. Giano, trad. Luca Briasco e Raffaella Vitangeli, pagg. 469, Euro 18,00

    Vyshaya mera. Già queste due parole ci mettono i brividi, anche se dette in una lingua che non conosciamo. La traduzione, poi, la punizione suprema, ci terrorizza perché la nostra immaginazione corre ad immagini di efferata crudeltà. E ci sono scene di una violenza e crudeltà incredibili nel romanzo “Il disertore” di Daniel Silva, il seguito de “Le regole di Mosca” (si può leggere benissimo anche senza aver letto questo). C’è una suspense talmente forte che è impossibile interrompere la lettura, perché la trama è incalzante e non conosce momenti di pausa.
     “Nella città russa che chiamano Londra” scompare l’ex agente russo Grigorij Bulganov. Aveva disertato  lasciando un conto aperto con l’oligarca Ivan Charkov, un tempo membro del KGB ed ora speculatore senza scrupoli e trafficante di armi, in ottimi rapporti con il nuovo zar (leggete pure Putin, mai nominato ma facilmente riconoscibile in tutto il romanzo). Bulganov stava andando al suo club per una partita di scacchi. Le videocamere lo mostreranno nel momento in cui, dopo essersi fermato un attimo, era salito su una macchina scura che aveva accostato al marciapiede. Lo sportello era stato aperto dall’interno. Era salito di sua volontà? Non aveva avuto altra scelta? I servizi di intelligence britannica pensano che abbia disertato nuovamente ritornando in Russia. Gabriel Allon, il mitico protagonista dei romanzi di Daniel Silva, l’uomo dei servizi segreti israeliani che ha dato la caccia agli assassini di Settembre Nero dopo la strage di atleti alle Olimpiadi di Monaco del 1972, la spia inafferrabile che maneggia con altrettanta perizia armi da fuoco e il sottile pennello del restauratore di quadri antichi, non crede neppure per un attimo a questa versione. Grigorij Bulganov aveva aiutato Allon a fuggire da Mosca, erano sulla stessa auto quando il russo si era fatto promettere da Allon che questi avrebbe impedito con ogni mezzo che Bulganov subisse la sorte dei traditori della Nuova Russia, che finisse in una fossa comune- vyshaya mera. E Allon parte per Londra, lasciando le dolci colline toscane dove ha trovato rifugio insieme a Chiara, la moglie italiana, interrompendo il restauro di una pala d’altare.

    Londra, Mosca, un luogo sperduto negli Adirondacks dove vivono, nascosti, la ex moglie e i due figli di Charkov, Tel Aviv. Membri dell’intelligence britannica, della Cia, dei servizi segreti israeliani (sempre guidati dal grande Vecchio, Ari Shamron)- tutti con menti affilatissime, riflessi pronti, disposti a qualunque cosa per portare a termine il piano. Perché ad un certo punto non c’è più solo in gioco la vita di Grigorij Charkov, la vyshaya mera potrebbe abbattersi anche sulla persona più cara al mondo per Gabriel Allon. Si abbassa a questo, Ivan Charkov, rifiutato dai suoi stessi figli. Colpire gli affetti più cari di Gabriel per arrivare a lui.
E sarà veramente una lotta senza esclusione di colpi, all’ultimo respiro, rabbrividendo nel biancore della pianura russa che si macchia di sangue- e i nostri non sono solo brividi di freddo ma anche di anticipazione per una fine che non può che essere brutale. Si può continuare a vivere come prima, dopo esperienze del genere, dopo perdite così devastanti?
     Un’ottima spy-story, un tesissimo noir internazionale.







     

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