giovedì 16 giugno 2016

Marion Pauw, “La ragazza che non sapeva” ed. 2016

                                                        vento del Nord
    cento sfumature di giallo
    FRESCO DI LETTURA

Marion Pauw, “La ragazza che non sapeva”
Ed. Neri Pozza, trad. M.Togliani, pagg. 305, Euro 14,45


   Ray Boelens. Trasferito dalla prigione all’unità di Psichiatria forense perché condannato per un orrendo delitto: ha ucciso a coltellate la vicina di casa e la sua bambina di quattro anni e poi, con estrema crudeltà e cinismo, ha spento il mozzicone della sigaretta sul corpo della bimba (Ray, però, non fuma). Il movente del delitto: la giovane e provocante vicina di casa lo aveva respinto.
   Iris Kastelein, avvocato. Lavora presso un famoso studio legale di Amsterdam. Non le piace quello che deve fare- molto spesso si tratta di difendere persone molto ricche che riescono a comperarsi l’impunità anche se accusati di crimini disgustosi. E’ il caso del rampollo della famiglia di armatori van Benschop, un quarantenne che ha girato film porno con una ragazzina.

    Ray. Uno degli internati lo chiama ‘Rainman’. E’ come se avesse fatto una diagnosi. Quando, in seguito, Ray viene spostato nel reparto autistici, la parola viene detta. Noi lo avevamo già sospettato sentendolo parlare. Dei ricordi della sua infanzia, della infelicità per l’abbandono da parte della madre che lo aveva messo in un istituto quando non era riuscita più a gestire i suoi comportamenti insoliti, del suo lavoro come fornaio (era bravissimo), della passione per i pesci del suo acquario. Ecco, soprattutto di questo, ripetendo come in una litania, ancora e ancora, i nomi dei pesci di cui per tredici anni aveva tenuto un diario, annotando tutto. Una fissazione. Che era stata quasi sostituita da quella per la donna che era venuta ad abitare vicino a lui insieme alla bambina.
    Iris. E’ una madre single. E il suo bambino non è un bambino facile. Iris viene spesso chiamata dall’asilo perché vada a ritirare subito Aron, perché ha dato un morso ad una bambina o perché continua a sbattere la testa contro il pavimento. Ad Aron piacciono i pesci dell’acquario in casa della nonna, resta incantato a guardarli per ore.

     Le due voci di Ray e di Iris si alternano ne “La ragazza che non sapeva”. Succede che muore un pesce dell’acquario e, cercando di capire perché, Iris viene a sapere che, prima di arrivare in casa di sua madre, l’acquario era appartenuto ad un tal Ray Boelens, il cui nome è apparso sui giornali perché è stato accusato di un omicidio. E però anche il cognome della madre di Iris è Boelens.

     “La ragazza che non sapeva” è un bel thriller insolito che tiene in sospeso il lettore fino alla fine. Siamo pressoché sicuri che Ray, così dolce anche se strambo, non sia l’assassino, anche se quello che ha detto, dopo aver ritrovato i corpi, è a suo sfavore. Sembra che lo si sia accusato quasi volutamente, intanto Ray non è capace di difendersi. Iris, però, si incaponisce. Quando è evidente che Ray è suo fratello, non capisce perché sua madre non gliene abbia mai parlato. Iris fruga tra le carte della madre, cerca di far dire a Ray qualcosa di più sulla notte del delitto. Ha sentito qualcosa? Ha visto qualcuno? Perché la polizia non ha neppure interrogato l’amante della donna che era anche il padre della bambina? Iris parla con i vicini di casa, mentre Ray, rinchiuso prima in prigione e poi in quello che una volta si chiamava manicomio, sembra sempre più essere la vittima innocente, ‘innocente’ nel significato originale di ‘puro’, una sorta di idiota dostojevskiano su cui è facile accumulare le colpe. Il finale è un colpo di scena del tutto inaspettato, direi addirittura poco credibile se non fosse che la cronaca nera dei giornali ci ha abituato a credere a tutto- la realtà supera l’immaginazione, perché no, quindi?


   

  

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