Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
FRESCO DI LETTURA
Jonathan
Coe, “Numero undici”
Ed. Feltrinelli, trad. M. Castagnone,
pagg. 381, Euro 16,15
“Numero undici”- questo è l’undicesimo
romanzo di Jonathan Coe, al numero 11
di Downing Street, a Londra, abita il Ministro delle Finanze, a Birmingham l’autobus numero 11 ha un percorso
circolare e uno dei personaggi del romanzo che non può permettersi di tenere il
riscaldamento acceso per tante ore in casa lo prende regolarmente per farsi un
giro restando al calduccio, undici sono
i piani sotterranei dell’abitazione di Sir Gilbert Gunn, l’ultima
stravaganza dei molto ricchi londinesi. Questo numero undici che ammicca
elusivo in molti punti del libro è un poco come la trama del libro, intrigante, composta da tanti tasselli, come un mosaico o come una
vasta tela che un pittore deve dipingere lavorando a piccoli settori. Perché
Jonathan Coe è sempre Jonathan Coe, con l’occhio attento allo ‘stato della nazione’, la penna graffiante, l’umorismo
sottile, l’intento di sottolineare il malessere della società, il fallimento
delle utopie politiche, la corruzione, il malcostume. E il quadro è vasto, si
procede a frammenti, e i personaggi di riferimento, quelli che riaffiorano come
il numero undici, sono ancora i Winshaw
del famoso romanzo del 1994, “La famiglia Winshaw”, “What a carve up” nel
titolo originale. Sono i discendenti, naturalmente, in un caso si tratta di una
Winshaw per matrimonio, ma lo stampo è sempre quello. La fine brutale dei
Winshaw di allora non ha portato ad alcun ripensamento, la stessa totale assenza di etica perdura nel presente,
così come l’attenzione esclusiva al proprio tornaconto personale.
David Kelly |
L’inizio di “Numero undici” vede due
bambine di dieci anni, Rachel e Alison, ospiti dei nonni di Rachel in un
piccolo paese nel verde. Una notizia apparsa sui giornali- e la reazione dei
nonni- resterà per sempre impressa nei ricordi di Rachel: è morto David Kelly, l’impiegato del
Ministero della Difesa britannico ed ex ispettore dell’Onu che aveva denunciato
la falsità delle motivazioni che avevano portato Tony Blair a coinvolgere la
Gran Bretagna nella guerra contro l’Iraq. Si vuol far passare per suicidio la
morte di David Kelly, i nonni di Rachel la pensano diversamente. Rachel è solo
una bambina, eppure questo è il momento che segna per lei la fine dell’innocenza, insieme all’altra strana esperienza che fa
insieme all’amica, la conoscenza di quella che aveva soprannominato ‘la pazza
del Gheppio’ e invece si rivela essere una ragazza innocua che ha cercato di
aiutare un immigrato cinese in fuga. Questo è un altro episodio indicativo- da
una parte la rivelazione del lavoro
sommerso, degli immigrati sfruttati come schiavi e dall’altra incomincia
qui il filone fantastico, gotico,
spaventoso e grottesco del romanzo. L’immagine della casa nel bosco che sembra uscire da una fiaba
dei fratelli Grimm si allaccia alla grandiosa casa in Chelsea dove Rachel
lavorerà come istitutrice e dove gli orrori fremono nella voragine aperta per i
lavori di scavo voluti dall’ambizione folle, sfrenata e malsana di Lady Gunn,
quello che sembra un corpo mummificato agli occhi delle bambine anticipa il
vero morto alla fine, così come la carta del gioco Memory, quella con un orrido
ragno, anticipa l’invasione dei ragni nella notte da incubo di Rachel. E’ come
se il mostruoso allucinatorio sia la
controparte del mostruoso nella realtà, meglio il primo del secondo.
Uno dopo l’altro, sono molti gli
obiettivi colpiti da Coe. La perdita dei posti di lavoro (la bibliotecaria
che si vede ridurre le ore), i banchi alimentari per chi non ha i mezzi di
sussistenza, gli stupidi reality show, ‘la monetizzazione dello stupore’, l’amica
di Rachel che finisce in prigione per non aver denunciato al fisco una somma
ridicola mentre, dall’altra parte, esiste addirittura un lavoro come esperto
consulente per evadere al meglio il fisco. C’è chi si siede sull’autobus numero
11 per stare al caldo e chi si permette un aereo privato per far trasportare
Rachel in Svizzera per far fare un paio di esercizi di matematica alle figlie,
c’è una bambina che muore nelle isole Marshall per aver giocato con una granata
e chi si arricchisce con un’impresa per sminare le ex zone di guerra (e non ha
svolto il lavoro).
Sono gli eterni due mondi che si
fronteggiano in eterno contrasto, quello di chi ha e quello di chi non ha,
quello di chi misura la vita con il metro del pensiero e quello di chi mette il
denaro sul piatto della bilancia, quello di Rachel e di Alison e quello dei
Gunn e dei loro pari. E c’è una giustizia
poetica nella fine ‘gotica’ del romanzo, quasi che solo forme mostruose
possano incarnare il male, solo
fantastiche e viscide ragnatele possano
rappresentare la capacità del male di invischiare le sue prede.
Questo è l’undicesimo romanzo di
Coe destinato a lasciare un segno. Non perdetelo.
la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.net
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