mercoledì 9 marzo 2016

Gilbert Sinoué, “Una nave per l’inferno” ed. 2005

                                                   Voci da mondi diversi. Francia
          la Storia nel romanzo
         il libro ritrovato

Gilbert Sinoué, “Una nave per l’inferno”
Ed. Neri Pozza, trad. Giuliano Corà, pagg. 310, Euro 16,00


Per tutti quelli che hanno vissuto nel secolo scorso “l’inferno” ha una sola accezione, significa campi di concentramento, evoca immagini di montagne di cadaveri, di scheletri ambulanti vestiti con un pigiama a righe, di cumuli di valigie abbandonate semiaperte, occhiali, scarpe. Morte e degradazione inflitta dall’uomo sull’uomo.
     “Una nave per l’inferno” dello scrittore egiziano francese Gilbert Sinoué rielabora un fatto storico poco noto o dimenticato dell’epopea del popolo ebraico sotto il nazismo: il 13 maggio 1939 una nave che batteva bandiera nazista salpava da Amburgo diretta a Cuba. A bordo c’erano 937 ebrei che avevano pagato il passaggio, il visto turistico e il transito da Cuba per emigrare negli Stati Uniti. Tutti si erano lasciati dietro una parte della loro vita- case, parenti, ricordi-, avevano venduto tutto il possibile per comprare quel passaggio, una fuga permessa e favoreggiata dalle autorità naziste per provare che la Germania non era così mal intenzionata come si voleva far credere.
C’erano famiglie intere a bordo della Saint Louis, c’erano anche delle coppie di mezza età che speravano di farsi raggiungere dai figli adulti più tardi, c’era qualcuno che aveva già sperimentato il campo di concentramento e preferiva qualunque destinazione piuttosto che rimanere in Germania. Ma c’erano anche delle spie dell’Abwehr che avrebbero dovuto sorvegliare il capitano Schröder, che si sarebbe rivelato un uomo straordinario, da ricordare come uno dei “Giusti”.
il capitano Schröder

     Sinoué segue il viaggio della nave: ci sono testimonianze, pagine del diario tenuto da uno dei passeggeri, documenti di bordo, dispacci ufficiali. Una nave è un microcosmo, Sinoué registra conversazioni che rivelano sentimenti, paure e speranze- aumentano le speranze mentre la nave si allontana dalle coste dell’Europa, crescono i timori del capitano che ha ricevuto l’ordine inspiegabile di tenere una velocità elevata. Un paio di passeggeri non regge alla tensione e si getta in mare. Uno muore di morte naturale. Quando la nave arriva in vista de La Avana, l’entusiasmo è pari a quello dei marinai di Colombo quando le caravelle avvistarono terra. Finché giunge l’ordine di attendere in rada.
In realtà la Germania sapeva, Cuba sapeva, che gli ebrei non sarebbero mai sbarcati. Perché non si voleva che sbarcassero, da qui i cavilli burocratici, l’iter penoso delle richieste che Sinoué segue nei dettagli, gli spasmodici tentativi dei comitati ebraici per “comprare” lo sbarco dei passeggeri, di ottenere dagli Stati Uniti, dal Canada, da Santo Domingo il permesso di attraccare e una garanzia di ospitalità. Se il destino è di tornare ad Amburgo, il capitano Schröder è pronto a far incagliare la Saint Louis sulle coste inglesi. Dopo quindici giorni di angosciosa incertezza si faranno avanti Belgio, Francia, Lussemburgo e Inghilterra per dividersi gli esuli e sarà ancora una volta il destino a decidere chi- accettato da uno dei paesi che saranno invasi dai nazisti negli anni seguenti- morirà nei campi.

      Un libro che si legge con l’interesse di un documento, come testimonianza di una storia da non dimenticare, manca però qualcosa per trasformare un materiale narrativo così drammatico  in un grande romanzo.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net



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