Voci da mondi diversi. America Latina
la Storia nel romanzo
riletture
Elsa Osorio, “I
vent’anni di Luz”
Ed
Guanda, trad. Roberta Bovaia, pagg. 355, Euro 14,46
“I vent’anni di Luz”. In spagnolo, “Veinte años, Luz”. Che è diverso,
dovete permettermi di dirlo. Certo, lo si può interpretare in maniera
semplicistica, che cosa sono stati i vent’anni della vita di Luz. Ma il nome
bellissimo di questa ragazza significa Luce,
e quella virgola, del titolo originale, suggerisce un’altra interpretazione, di
un’ombra che si estende per vent’anni e
alla fine c’è la luce perché Luz scopre la verità della sua vera identità.
E’ il 1998 quando, da Buenos
Aires, Luz arriva a Madrid per
incontrare Carlos, suo padre, il padre che lei non ha conosciuto prima
perché ha creduto per vent’anni che Eduardo- che è sempre stato affettuosissimo
con lei, che le raccontava le storie alla sera quando era bambina, che era
morto, ucciso in un furto nei suoi uffici- fosse suo padre. E che Mariana fosse
sua madre. Poi qualcosa aveva fatto scattare il dubbio, la quasi certezza
senza prove, la sicurezza con tanto
di testimoni e di esami di consanguineità- e Luz adesso, seduta di fronte al
padre a cui avevano detto che il bambino che la sua compagna aspettava era
morto, racconta la sua storia.
E’ un racconto su diversi piani
narrativi, quello che la scrittrice argentina srotola per noi. L’inizio è
nel 1976, al culmine della campagna repressiva condotta in segreto in
Argentina, quando i diritti umani furono calpestati, ragazzi e ragazze (soprattutto
i giovani contestavano il regime) furono imprigionati senza alcun procedimento
giudiziario, torturati e uccisi- sparivano, così, come non fossero mai
esistiti. I desaparecidos furono
circa 30.000. Liliana Ortiz fu una
di questi. Era incinta, però, quando
l’avevano arrestata. E questo è un altro capitolo nerissimo di questa storia.
Le ragazze incinte, come Liliana, venivano trattate meglio perché i bambini che
avrebbero messo al mondo erano ‘prenotati’ come regalo alla moglie di qualche
militare (o sostenitore di questi) che non riusciva ad avere figli.
Il primo personaggio che narra la
storia di Liliana e di Luz è Miriam,
la compagna del Bestia, ex puttana
con sogni ambiziosi di fare la modella. Rozza e ignorante, Miriam non sa nulla
di quello che sta accadendo. Con lei il Bestia è tenero e gentile, le ha anche
promesso un bambino, Miriam non si fa domande sull’origine del suo soprannome,
si accontenta della spiegazione che lo chiamano così perché è grande e grosso e
robusto. Il racconto di Miriam, di quei giorni di attesa, della preparazione
della stanzetta e del corredino, è inframmezzato da aggiunte e commenti in
carattere corsivo- le parole di Luz che sta ricostruendo gli avvenimenti per
Carlos. Così pure per la narrativa in terza persona- quello che succede a Mariana, la figlia del tenente colonnello
Dufau che sta partorendo in ospedale. Luz è la figlia di Liliana, destinata
alla compagna del Bestia e ‘regalata’
invece a Mariana che ha dato alla luce un bambino morto.
E Luz, la bimba bionda
e con gli occhi verdi (‘meno male che almeno non ha la pelle scura’, dirà
Mariana quando saprà la verità anni dopo, senza
un briciolo di rimorso per essere stata, anche inconsapevolmente, partecipe
del furto di un bambino, nonché assenziente, senza neppur voler sapere i fatti,
a quanto stava accadendo) così somigliante alla sua vera mamma, diventa una Luce per tutti, molto prima
di scoprire la sua identità. La vita di
Miriam sarà sconvolta dall’esperienza di quei giorni in cui ospita Liliana
e la bimba in casa sua, quando le si aprono gli occhi sui crimini della Giunta
e decide che, costi quel che costi, manterrà fede alla promessa fatta a Liliana
e farà sapere a Luz chi sono i suoi veri genitori. Cambia Miriam e cambia- alla lunga e pagando con la sua vita- Eduardo, il genero di Dufau, decidendo
di non poter più tacere quando scopre quello che non aveva mai voluto vedere o
sapere.
Luz, infine, Luz dall’identità negata,
dai messaggi oscuri di una memoria lontanissima, Luz che soffre perché non è
normale odiare un nonno (e non sa che ha ragione di odiarlo), non è del tutto
normale essere così insofferente con la ‘mamma’, e poi soffre nel suo percorso
di ricerca, quando conosce le Nonne di Plaza de Mayo, Luz che prende la parola
non solo per raccontare a Carlos ma anche per dirci della luce che si è accesa davanti a lei, quando aveva vent’anni,
rivelandole la verità.
Un personaggio che ci commuove, una
storia che ci fa inorridire- Nunca más,
mai più, come dice il titolo della
rapporto speciale sui desaparecidos-,
un libro da leggere.
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