Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
FRESCO DI LETTURA
Isabel Colegate, “La battuta di caccia”
Ed. Beat, trad. Marco e Dida
Paggi, pagg. 240, Euro 16,00
“La
battuta di caccia”: un’espressione che ci parla di uno stile di vita scomparso,
di un mondo che non c’è più. In inglese, poi, “The shooting party”, con
l’ambigua parola ‘party’ che può indicare sia semplicemente un gruppo di
persone ma anche un gruppo di persone che si radunano per festeggiare qualcosa
(in questo caso la carneficina di uccelli esibita come un trofeo), è ancora più
significativa, sottolinea il piacere
dell’uso delle armi per uccidere. Che si tratti di animali conta poco. Nel
romanzo di Isabel Colegate è il 1913.
Manca poco perché inizi una ben altra
battuta di caccia con ben altre vittime. Quella che sarà chiamata la Grande
Guerra segnerà definitivamente la fine del mondo rappresentato nel romanzo di
Isabel Colegate, la caduta di quella barriera tra padroni e servitori, tra
classi alte e classi basse, tra ‘upstairs’ e downstairs’.
Il tempo del romanzo è breve, quello, per
l’appunto, di una battuta di caccia nella splendida tenuta di Nettleby
appartenente a Lord Randolph. Sono i preparativi ad essere lunghi, per una
battuta di caccia (dalla cova dei fagiani, all’ingrasso, ad averne un numero
tale da soddisfare le aspettative dei cacciatori), e colpisce la disparità di
numero tra i protagonisti cacciatori, con mogli a seguito, e lo stuolo di
servitù, tra coloro che sono preposti alla caccia (battitori, loaders che
caricano i fucili in modo che il loro padrone ne abbia sempre uno carico in
mano, guardiacaccia, serratori di file) e i domestici di casa (maggiordomo,
cameriere personali delle signore, valletti, cuoche, governante per i bambini).
Lord Randolph esprime spesso la sua preoccupazione per questo stile di vita fatto di apparenza che sta
diventando sempre più insostenibile.
In questo lasso di tempo
impariamo a conoscere i personaggi dalle loro conversazioni, le signore che
considerano naturale prendersi delle distrazioni fuori dal matrimonio, purché
il tutto sia fatto con discrezione (i loro mariti non fanno altrettanto,
forse?)- la moglie di Sir Randolph è stata l’amante del defunto re, Aline è
nota per sfarfalleggiare e anche il suo attuale amante è presente alla caccia-,
mentre la giovane nipote di Sir Randolph considera l’opportunità di
incoraggiare la corte dell’ungherese altolocato (lo scarterà, poi, delusa dal
suo cinico comportamento finale) e la candida Olivia si accorge con sgomento
felice di ricambiare i sentimenti che le manifesta il giovane Lionel, bello,
aitante, ottimo cacciatore. Ecco, questo è un punto importante, a cui Sir
Randolph attribuisce grande importanza: la caccia, per non essere un sanguinoso massacro, deve preservare almeno la
caratteristica di essere praticata per amore dello sport. Non si gareggia, la competizione è vietata. Lionel non
cerca la competizione, il marito di Aline sì. Già umiliato (pur non volendo
ammetterlo) dai tradimenti della moglie, svantaggiato da un confronto fisico
con il bel Lionel, timoroso di perdere il suo primato come riconosciuto campione
di caccia, il marito di Aline non rispetta le norme. Qualcuno muore, fine dello spettacolo.
Il romanzo riscoperto (è stato pubblicato
nel 1980) di Isabel Colegate è un
piccolo gioiello, uno di quei regali tipici della letteratura inglese. Con grande finezza, con ironia elegante,
Isabel Colegate dipinge un quadro con un pennello a punta fine, con piccoli
tocchi, con brevi osservazioni di un paio di personaggi ‘fuori dal coro’ coglie
la vacuità di giornate scandite da
cambi di abito e riunioni conviviali, l’assurda
importanza data alla scelta dei bottoni da camicia, l’ipocrisia delle relazioni sociali. Non si accontenta di sollevare
il sipario sui ‘piani alti’, con la stessa minuta attenzione osserva ‘i piani
bassi’, sottolinea i contrasti- le parole d’amore di Lionel per Olivia, in una
lettera che il suo valletto ha trovato nella carta straccia, suonano ridicole
nel messaggio che questi scrive alla cameriera sua fidanzata, le innumerevoli
portate servite al tavolo imbandito fanno apparire più misero il coniglio
cacciato di frodo per cui il guardacaccia potrebbe essere punito. E il
personaggio del ragazzino Osbert che salva la sua anatra dalla mattanza, che
studierà belle arti, è il simbolo
dell’uomo nuovo che sarà.
Julian Fellowes, scrittore e sceneggiatore
di “Gosford Park” e di “Downton Abbey”, ha scritto un’ottima introduzione a questo bellissimo romanzo: non perdetela.
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