Voci da mondi diversi. Cuba
la Storia nel romanzo
il libro ritrovato
T.J. English, “Notturno Avana”
Ed Il Saggiatore, trad. Ester
Borgese, pagg. 380, Euro 19,50
Il titolo è attraente come quello di un romanzo, “Notturno Avana”. Il
contenuto, annunciato in una sorta di sottotitolo in copertina, ‘Mafiosi,
giocatori d’azzardo, ballerine e rivoluzionari nella Cuba degli anni
cinquanta’, è appassionante come la trama di un romanzo. Lo stile del
giornalista e scrittore T.J. English, americano di origine irlandese, è veloce
e secco; sa restare in equilibrio tra il descrittivo, il colorito e la
precisione saggistica, rendendo la lettura agevole e coinvolgente, proprio come
se si trattasse di un romanzo. Con l’attrattiva losca dei film sulla mafia,
come “Il Padrino”, spesso citato nel libro. E in più, ancora, con il richiamo
di una rivoluzione che ha fatto epoca e di cui si continua a parlare.
Ancora Cuba, dunque, e questa volta non la Cuba dei nostri giorni sempre
al centro di discussioni, ma quella dal dopoguerra al fatidico primo gennaio
1959. Fulgencio Batista si impossessò del potere con la forza nel 1952; riuscì
a farlo perché era una figura nota, essendo già stato alla guida del paese dal
1933 al 1944 e avendo un’ottima connessione con l’esercito poiché era stato
soldato semplice, sergente e generale, prima di diventare presidente.
Ma i
progetti dei ‘grandi’ mafiosi su Cuba risalgono a prima ancora del ’52, agli
anni immediatamente seguenti alla guerra, quando il boss ‘Lucky’ Luciano era
stato ricompensato con la libertà per aver messo in moto la strategia di
supporto per lo sbarco americano in Sicilia. Dal 22 al 26 dicembre 1946, nel
fantastico scenario dell’Hotel Nacional sul Malecòn dell’Avana, si svolse la
più grande conferenza di boss della mafia per mettere a punto il progetto. In
realtà poi Luciano- l’orchestratore del tutto- sarebbe rimasto ai margini,
costretto a non fuoriuscire dall’Italia, e il suo amico e socio, l’ebreo Meyer
Lansky, avrebbe diretto la realizzazione del grande sogno di trasformare
L’Avana nella Montecarlo dei Carabi.
Servivano le strutture, prima di tutto. Gli
splendidi ed enormi alberghi (alcuni con più di 400 stanze) per ospitare i
turisti che sarebbero arrivati a frotte per godere di tutto quello che la
capitale di Cuba era in grado di offrire: gioco d’azzardo (legale nell’isola),
sesso (sia in prima persona sia inteso come spettacolo dal vivo), musica (il jazz afrocubano e il mambo incontrarono
il favore di tutti), rum, sole, mare, cielo, caldo più o meno tutto l’anno.
Anche droga per chi voleva, ma Lansky aveva deciso di lasciar fuori il traffico
di droga dagli affari- era inutile rischiare di entrare nel mirino del Federal
Bureau of Narcotics americano quando già erano altissimi i proventi del gioco
d’azzardo. Casinò e night-club in ogni albergo, le proprietà spartite tra i
boss della mafia americana che a questo punto diventò ‘cubana’. Ogni cosa venne
resa più agevole dopo che Batista si riprese la presidenza, soprattutto dopo
che fondò l’istituto finanziario Bandes che diventò l’istituzione di credito
suprema del paese, con il potere di finanziare qualsiasi progetto di opere
pubbliche e accordare prestiti, controllando il flusso di denaro di tutta
l’isola.
Era come se L’Avana fosse un’isola dentro
l’isola, L’Avana come il bordello degli Stati Uniti: con il piglio dell’abile
narratore T.J. English ci racconta di quegli anni stuzzicandoci con storie che
svelano retroscena di personaggi famosi- da Frank Sinatra a J.F.Kennedy, da Nat
King Cole a Graham Greene o Hemingway. Pare che tutti quelli che contano siano
stati a Cuba in quegli anni. E più o meno tutti abbiano avuto degli interessi
di affari lì.
E a mano a mano che procediamo la lettura diventa sempre più
chiaro che sarà inevitabile lo scontro finale tra quello che è rappresentato da
El Mulato Lindo (nomignolo con cui T.J.English, l’affabulatore, spesso parla di
Batista) e quello di cui invece si fa portavoce Fidel Castro, dapprima
sconosciuto avvocato e dopo eroe rivoluzionario che si impegna a liberare Cuba
dalla corruzione, dalla depravazione, dal gangsterismo, dalla celata sovranità
straniera. In una scena grottescamente simbolica, il primo gennaio 1959, i campesinos fecero irrompere un branco di
lerci maiali nell’atrio dell’Hotel Riviera di Lansky, il tempio mafioso del
gioco d’azzardo, uno degli alberghi più belli e famosi del mondo.
Fulgencio Batista |
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
T.J. English |
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