vento del Nord
fresco di lettura
Stephan Enter, “La presa”
Ed. Iperborea, trad. Giorgio
Testa, pagg. 227, Euro 15,00
Titolo originale: Grip
“Felici così non lo saremo mai più.”
Si voltò di scatto. Era Lotte. Aveva riempito un casuale attimo di
silenzio nel brusio del gruppo- trasformando di colpo il suo umore da
contemplativo a sarcastico, perché sapeva che Lotte voleva farsi sentire da lui,
che era a lui che stava parlando e che aveva ripreso il suo verso preferito di
una canzone di Van Morrison. Punta troppo sulla battuta ad effetto, pensò, è
tutta posa. Guardò il gruppo; nessuno sembrava avere idea di come interpretare
quella frase- ovvio, era rivolta solo a lui.
Era estate. Loro quattro, Paul, Martin, Vincent e Lotte, erano alle
isole Lofoten. Lotte aveva detto, “Felici così non lo saremo mai più”. Era una
premonizione? Di certo era quello che lei, che loro sentivano in quel momento-
avere vent’anni, aver messo alla prova il proprio corpo scalando una montagna,
trovarsi nell’azzurrità di un picco tra cielo e mare, con il cuore e la mente
sgombri nell’aria rarefatta: è concepibile una felicità più grande? E poi,
forse, era anche un oscuro presagio.
Vent’anni dopo i quattro amici si incontrano di nuovo- era successo
qualcosa durante quella vacanza alle
Lofoten, era successo qualcosa dopo,
si erano allontanati, la magia dell’amicizia si era infranta, non si erano più
rivisti. Vincent lavorava a Tokyo, Paul era rimasto in Olanda, Martin aveva
sposato Lotte, avevano una bambina ed abitavano in Galles. E’ Martin che ha
sollecitato l’incontro. Vuol forse mostrare dove è arrivato, lui, l’unico
cattolico del gruppo, l’unico con una famiglia modesta alle spalle, quello che
Paul prendeva bonariamente in giro perché non sapeva comportarsi a tavola?
Adesso Martin è professore universitario, ha una casa con vista sul mare ed è
il marito di Lotte.
Le tre parti in cui il libro è diviso (la quarta è brevissima e
conclusiva) hanno uno dei tre personaggi maschili al centro della scena- da
ognuno di loro, Paul, Vincent, Martin, apprendiamo del presente e del passato, della
reazione al rivedersi dopo vent’anni- si riconoscono? si è uguali ad allora? si
è cambiati? invecchiati? come? e perché quella reticenza a parlare, a dire
altro che commentare un articolo di giornale che- non è un caso- promette
l’immortalità o quasi, o del lavoro che stanno facendo? Ma soprattutto è
inevitabile che ognuno di loro ritorni con la mente alla fatidica gloriosa
estate alle Lofoten. Vincent che aveva intrapreso l’alpinismo per vincere la
paura e che aveva una personalità carismatica, l’esile Paul a cui era toccato
il ruolo di trarre in salvo Lotte che stava scivolando pericolosamente, Martin
che si sentiva inferiore e inadeguato, Lotte, infine. A Lotte non è riservato
un capitolo a sé del libro di Stephan Enter, non compare mai se non in una foto
(e Vincent avverte una fitta: Lotte è invecchiata), eppure è sempre lì, nei
ricordi di tutti. Ed è la chiave di tutto, della piega che ha preso la vita di
ognuno di loro, perché la vita è come una scalata e ti puoi trovare in un
momento difficile in cui la scelta che fai è decisiva- e non solo per te
stesso. Lotte non è mai stata propriamente bella, ma affascinante. Erano tutti
innamorati di Lotte, magari senza saperlo o volerselo confessare. Lotte,
invece, era innamorata di Vincent che conosceva da sempre, da quando erano
bambini. Perché mai Lotte aveva sposato Martin? Perché si era messa con lui
subito dopo quell’estate, senza che gli altri si accorgessero della benché
minima inclinazione nei suoi confronti?
Mount Slogen. Norvegia |
A Martin, il buono e gioviale Martin che sembra non offendersi mai,
spetta l’ultima parte nel ruolo vincente di ospite. E’ poi così buono come
sembra Martin? Non c’è davvero nessuna maligna intenzione nel portare gli amici
sulla spiaggia che sarà inghiottita dalla marea? Certo che no, se c’è pure la
piccola Fiona con lui. Eppure si crea una situazione estrema, simile ad attimi
critici sulle vette, e di nuovo le reazioni di ognuno vengono messe alla prova
nel momento in cui si fanno la domanda se era proprio quella la vita che
avrebbero voluto vivere.
“La presa” è un romanzo intenso sulla gioventù e le aspettative, i
sogni, le ambizioni della gioventù e- di per contro- sulla presa di coscienza,
a distanza di tempo, di quanto si sia realizzato di tutto quello che avevano
immaginato, di dove ci sia fermati nella scalata verso la cima. E’ un romanzo in
cui la narrativa è perfettamente equilibrata tra pause di riflessione e scavo
psicologico e pagine di quotidianità e di azione, con squarci di descrizioni di
una natura bellissima che pare lanciare una sfida all’uomo. Viene voglia di
partire subito, immediatamente, per le isole Lofoten.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
Stephan Enter |
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