il libro ritrovato
Irène Némirovsky, “Il
ballo”
Ed. Adelphi, trad. Margherita Belardetti, pagg. 83, Euro
7,00
A volte ci sono dei libri che, appena pubblicati, sfuggono alla nostra
attenzione, poi un libro successivo dello stesso autore risveglia la nostra
curiosità, riprendiamo in mano quello che avevamo tralasciato e scopriamo un
tesoro. Così è per “Il ballo” della scrittrice francese Irène Némirovsky,
pubblicato per la prima volta nel 2005 e arrivato adesso alla sesta edizione,
sull’onda dell’interesse suscitato dal bellissimo “Suite francese”.
“Il ballo” è un racconto lungo, che
concentra in meno di cento pagine il ritratto di due personaggi, un frammento
di vita, la descrizione di un ambiente. Nella scena di apertura la signora
Kampf entra nella stanza dove la figlia sta studiando e quattro dettagli ci
aiutano ad inquadrare la persona: la signora Kampf si sbatte alle spalle la
porta in maniera così violenta da far tremare il lampadario di cristallo, si
piazza davanti alla figlia a braccia conserte, la sgrida perché non si è alzata
(“Hai il didietro incollato alla
sedia?”), chiama ad alta voce l’istitutrice inglese solo con l’appellativo
“Miss”. E’ subito chiaro che la signora Kampf può anche essere ricca ma non è
certamente raffinata. Ci viene detto dopo che, in un tempo neppure troppo
lontano, il signor Kampf era prima solo un usciere di banca, poi impiegato e si
era infine arricchito con delle fortunatissime speculazioni in borsa. La figlia
Antoinette ha quattordici anni, l’età ingrata in cui si è goffe e si sogna l’amore
e sembra irraggiungibile.
Un ballo: la signora Kampf vuole dare un
ballo, inviterà duecento persone, gente che conosce a malapena, ma che importa,
è gente con soldi e non interessa come li abbiano fatti (come lei e il signor
Kampf del resto). Quello che importa è che vedano lo splendore della casa, dei
mobili e dei soprammobili, dei gioielli. L’orchestra che suonerà e i camerieri
in livrea. I piatti di ostriche e le altre prelibatezze. Verrà invitata anche
l’insegnante di musica di Antoinette, perché è lei che spargerà le voci della
loro grandezza fra i parenti della signora Kampf che avevano tanto disprezzato
l’ebreuccio che aveva sposato. E no, Antoinette non prenderà parte al ballo,
anzi, dormirà nel ripostiglio.
Queste sono le premesse, al lettore
scoprire il resto di questo racconto raffinatamente delizioso in cui non
succede- letteralmente- nulla e però vengono esplorati i sentimenti di
ambizione (è comicamente patetica la signora Kampf che si dispera ad ogni
rintocco della pendola), di gelosia (quanti anni più di Antoinette può avere la
signorina inglese che si incontra con l’innamorato dopo aver accompagnato la
ragazza a lezione?), di risentimento (Antoinette rimpiange i tempi in cui,
prima di arricchirsi, sua madre era affettuosa con lei). E la vendetta finale
giunge quasi come una sorpresa a chi l’ha preparata con un gesto veloce. Al
lettore anche immaginare il seguito- solo un paio di flash nel futuro ci
riportano mozziconi di frasi di Antoinette, “Oh, ero una ragazzina terribile,
sai?”.
la scrittrice Irène Némirovsky
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