il libro ritrovato
John Banville, “Il buon informatore”
Ed. Guanda, trad. Irene Abigail
Piccinini, pagg. 173, Euro 15,00
In Irlanda John Banville ha un altro
nome, oltre a questo che lo ha reso famoso per i suoi romanzi densi, scritti
con uno stile raffinato a metà tra prosa e poesia. Il suo alter ego che scrive
romanzi noir o thriller si chiama Benjamin Black e non potrebbe essere più
diverso. Tanto è pacato, riflessivo e involuto l’andamento dei libri scritti da
John Banville, quanto è svelto, conciso e fattuale quello dei libri di Benjamin
Black. In comune hanno l’accuratezza del linguaggio, lontana da qualunque
sciatteria, ma l’impressione che si ha leggendo “Il buon informatore” (come
pure gli altri libri che hanno l’anatomopatologo Quirke come protagonista) è
che Banville abbia bisogno di staccare, di prendersi un po’ di riposo
dall’impegno più gravoso di scrittura, che scrivere come Benjamin Black, con il
cambiamento di personalità che comporta, sia per lui una sorta di divertimento,
o di distrazione. Perché Banville non è un vero giallista e le sue trame che
paiono seguire la tradizione della scuola inglese del ‘giallo’ non si
spalancano mai sul baratro del ‘grande Male’ globalizzato. Le sue storie sono
piuttosto dei mystery, degli enigmi
da risolvere. Qualcuno muore: chi è il colpevole? Perché? In genere la
soluzione non è lontana, anche se le motivazioni del delitto possono affondare
in un tempo lontano. Ma la penna che traccia lo schizzo dei personaggi è quella
di un grande scrittore e non fa una sbavatura.
Chi è il protagonista de “Il buon
informatore”? il giornalista John Glass oppure suo suocero William Mullholland?
Fa parte della bravura di John Banville il lasciarci nell’incertezza su chi sia
il personaggio principale- quello che è presente nella maggior parte delle
scene o quello che giganteggia sullo sfondo. Come avviene a tutti i grandi
uomini (siano essi grandi nel bene o nel male), William Mullholland è
conosciuto con parecchi nomignoli, il significativo Big Bill oppure il ridicolo
Billuns, come lo chiama la figlia Louise che ha sposato John Glass in seconde
nozze.
Anche John Glass ha il suo diritto alla fama: è stato un giornalista in
vista, con articoli da tutti i luoghi ‘caldi’, piazza Tienanmen, il nord
Irlanda, Israele. Ora si è lasciato comprare dal suocero: per il compenso di un
milione di dollari Glass scriverà la biografia di Mullholland, magnate delle
telecomunicazioni già agente della CIA. Glass affida l’incarico di raccogliere
materiale ad un giovane specializzato in ricerche su computer. Sennonché questi
viene ucciso proprio dopo una telefonata in cui solleticava la curiosità di
Glass con allusioni che avevano tutta l’aria di preludere a un ricatto. Che
cosa aveva scoperto l’informatore che- dettaglio molto inquietante- è stato
ucciso con la stessa modalità di un altro uomo morto un quarto di secolo prima
e legato strettamente a Mulholland?
Il mistero sul delitto dell’informatore è
solo il punto di arrivo, quello in cui convergono altre domande senza risposta
che riguardano la famiglia Mullholland- la bella figlia che ha sposato Glass
(come mai il rigido padre che non ammetteva divorzi in famiglia aveva accettato
quello di lei dal primo marito?), il figlio perditempo che Louise ha avuto da
quel primo matrimonio infelice e lo stesso Big Bill, irlandese di seconda
generazione in America che si è fatto proprio dal nulla, visto che sua madre
faceva il bucato per gli altri. E riguardo a John Glass: imparentarsi con Big
Bill ha significato anche un ripiegamento e una rinuncia con una seguente
frustrazione che si sfoga nel tradimento coniugale? E teme, John Glass, che il
ricatto dell’informatore abbia proprio a che fare con la sua relazione
extramatrimoniale che di certo il temuto suocero non approverebbe.
In questo genere di thriller, quando il
lettore scopre chi sia l’assassino, non gli importa più che tanto. Perché ha
goduto della scrittura elegante e della presentazione dei personaggi. Perché si
è distratto con la lettura, proprio come si è distratto Banville con la
scrittura.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
lo scrittore John Banville
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