fresco di lettura
Giovanni Greco, “L’ultima madre”
Ed. Nutrimenti/Feltrinelli, pagg.
384, Euro 14,45
Buenos Aires. 1958. 1978. 1998. 2011. La
storia che Giovanni Greco ci racconta non procede in questo ordine, però.
Incomincia e finisce nel 2011, con Maria, una donna ormai anziana che non fa a
tempo ad essere di nuovo almeno un poco felice. Ritorna indietro al 1978, due
anni dopo il colpo di stato militare con cui Jorge Videla si assicurò il potere
instaurando il regime noto come Processo di Riorganizzazione Nazionale e
responsabile di crimini contro l’umanita- i gemelli Pablo e Miguel escono di
casa per prendere parte ad una manifestazione, insieme a loro c’è Irene, la
fidanzata di Pablo, non faranno più ritorno. Scompariranno, come 30000 altre
persone, torturate, uccise, scaraventate nell’Oceano o nel Rio de la Plata da
un aeroplano nei ‘ voli della morte’- un’intera generazione spazzata via.
Scomparirà con loro il bambino di cui Irene è incinta, come altri 500 bambini
figli di desaparecidos: le nonne non
smetteranno mai di cercarli, las madres y
las abuelas de Plaza de Mayo continueranno i giri di protesta nella piazza,
con il capo coperto da un pañuelo,
un fazzoletto bianco a simboleggiare i pannolini dei bambini, dei figli, dei
nipotini. Maria, la madre dei gemelli sarà tra di loro.
Più indietro ancora,
nel 1958, è la storia di Maria che leggiamo, del suo incontro con Luis, dei
racconti che Luis le fa di una terra lontana che suo padre Luigi ha lasciato
dopo il terremoto del 1908. Nel 1998 ci sono altri due gemelli ventenni, Nacho
e Mari, che diventano i protagonisti. Nacho, più consapevole e inquisitivo, che
si pone delle domande, che ha dei dubbi, che indaga: sono veramente i suoi
genitori Mercedes e Julio? È veramente suo nonno il temibile e potente generale
Ignacio? Jorge Rafael Videla |
Pareva che avessero deciso tutti
nello stesso momento di avere dei figli senza poterli avere realmente in quel
paese e in quella città e che ci fosse una specie di mercato nero, clandestino
ma tollerato, che affidava alle cure dei più affidabili patrioti i figli di
quelli che consideravano di volta in volta nemici della patria, sovversivi,
terroristi, banditi senza una taglia commensurabile.
Non ci sono tonalità di grigio nel romanzo di Giovanni Greco. Bianche
sono le vittime e sono del tutto buone. Neri, nerissimi sono ‘gli altri’, i
cattivi. Non c’è alcuna speranza di redenzione per i ‘cattivi’ della Storia, né
per Videla che appare sulla scena anche se non nominato, né per chi fa il
lavoro sporco di questa ‘guerra sporca’ (il pacioso Julio- chi lo direbbe che
ha persino un soprannome, el Cura,
quando diventa Mr. Hyde torturando i prigionieri), né per chi manovra le pedine
come il Generale Ignacio e tanto meno per i ministri della Chiesa che tacciono,
che invitano alla pazienza, che hanno paura di esporsi, che temono il diavolo
rosso del comunismo. Non possiamo che disprezzare anche le donne di questo
ambiente perché non riusciamo a commuoverci davanti all’amore di Mercedes per
dei figli che ha rubato. Per contro, Maria, la donnetta umile che ha già
sofferto tanto, che bussa a tutte le porte per cercare i figli che mai,
assolutamente mai, si sono assentati da casa senza avvisarla, che non sembra
neppure rendersi pienamente conto di che cosa stia succedendo in Argentina, che
viene torturata con crudeltà inutile, ci strazia il cuore.
Persino le storie che stanno dietro ai
buoni sono più belle, più ricche, più ‘piene’ di quelle dei cattivi. Di Maria e
di Luis e dei gemelli Pablo e Miguel sappiamo molto, con quella storia
favoleggiata delle origini italiane, con perfino la musica del tango che
risuona dalla vita lontana di nonno Luigi, il tano originario scappato dalla Calabria. Più vaghe, invece,
nascoste nel nero che le avvolge, le storie degli altri personaggi.
E tuttavia, pur con questo forte
contrasto, una bella lettura per chi vuole vivere il nostro tempo.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
lo scrittore Giovanni Greco
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