il libro ritrovato
Alessia Gazzola, “Un segreto non è per sempre”
Ed. Longanesi, pagg. 412, Euro
17,60
Peccato che lo scorso anno, scrivendo de
“L’allieva”, primo romanzo di Alessia Gazzola, abbia già usato l’aggettivo
superlativo ‘ottimo’. Perché, come dire che il nuovo libro appena pubblicato,
“Un segreto non è per sempre”, è ancora migliore del primo? E non è poco,
trattandosi di un secondo libro dove il rischio di una caduta è maggiore, con i
critici pronti a fare a pezzi il neo-scrittore.
Il caso su cui indagare, in “Un segreto non
è per sempre”, è più complesso di quello de “L’allieva” e la narrativa è più
articolata, con abbozzi di più di un romanzo dentro il romanzo.
Alice Allevi, la protagonista
specializzanda in medicina legale che già conosciamo, viene incaricata di fare
una perizia insieme a due colleghi. Si tratta di un caso di interdizione. I tre
figli maschi dell’anziano scrittore Konrad Azais vogliono far interdire il
padre per mettere le mani sull’eredità. Perché Konrad Azais ha manifestato
chiaramente la sua intenzione di lasciare quasi tutto ad una sconosciuta. Konrad
Azais è eccentrico, bizzoso e lunatico, ma non è affatto folle o incapace di
ragionare. Dalla sua parte ha la figlia con cui vive, il marito di questa e la
quindicenne nipotina. Anche Alice è convinta che il vecchio abbia piena
padronanza di se stesso- che poi sia simpatico, è un’altra faccenda. Il suo
collega pensa altrimenti, condizionato dal medico di parte.
Ma…Konrad Azais muore. In
apparenza si tratta di suicidio, visto che c’è un foglio da lui scritto in cui
sembra accomiatarsi da tutti. E però, questo estremo saluto in cui annuncia: ‘a
voi, figli miei, non arriverà alcuna eredità’, risale a qualche anno prima. Che
strano suicidio, poi. Come si ucciso? L’autopsia non rivela traccia di
medicinali né di altre sostanze. Che si tratti di morte naturale? O di un
omicidio? Tuttavia, ancora il quesito: come sarebbe stato ucciso? Alice Allevi
si sente profondamente coinvolta- perché ha provato un’istintiva simpatia per
la figlia di Azais, perché le piace la maniera in cui ha arredato la casa,
perché prova compassione per la nipotina prediletta del vecchio Azais che è
stata la prima ad accorgersi della morte del nonno e si è chiusa nel mutismo da
quel momento. Alice si sente coinvolta perché è fatta così: questa è Alice
Allevi, impulsiva, generosa, pasticciona, ficcanaso, con un intuito che anche
l’ispettore di polizia ha imparato ad apprezzare. E sarà Alice, quindi, a dare
un apporto determinante alla soluzione del mistero.
Chiudo Sorella, amante ancora in preda all’estasi e lo ripongo su una mensola.
E’ un libro di un’intensità stratosferica, che mi ha travolta corpo e mente. Googlo Olivier Volange e divoro tutto ciò che lo riguarda, con il cervello in fermento.
La versione di Clara non mi convince. La somiglianza tra i libri di Azais e quelli di Volange può essere giustificata dicendo che Olivier copiava Konrad, sì, ma…E se invece fosse tutto il contrario? Questo spiegherebbe il lascito ad Amélie: una sorta di risarcimento a fronte di un’usurpazione. Perché se così fosse, Konrad avrebbe emulato lo stile di Olivier, ma ottenendo maggiore successo.
Credo che qualunque lettore si possa
innamorare di Alice Allevi. Perché è bella e
intelligente. Ho scritto ‘bella’ per primo perché la bellezza ha la sua parte
ad un approccio iniziale e per non dare l’impressione (errata) della studiosa
fredda impegnata in un macabro corso di studi. Alice si procura il primo famoso
romanzo di Azais, e lo giudica un capolavoro. Come mai le opere seguenti non
sono state alla stessa altezza?
Quando, durante le indagini, si
imbatte nel nome dell’amico con cui Azais condivideva l’alloggio (e la donna,
per un certo periodo) a Parigi, Alice riesce a scovare anche una vecchia
edizione del libro che quello aveva scritto. E, siccome gli Azais sono una
famiglia di scrittori, si interesserà poi anche dei romanzi di uno dei giovani
Azais. Nonché di quelli del genero di Azais. Letture secondarie dentro la
lettura principale, commentate da Alice con il solito brio. E qui viene fuori
la bravura di Alessia Gazzola. Confesso che, da quando ho letto “Possessione”
di Antonia Byatt (moltissimi anni fa), ho una predilezione per questo genere di
narrativa che ne contiene delle altre che sembrano talmente ‘vere’ da indurre
il lettore a fare ricerche su Google per saperne di più. Ci vuole cultura,
inventiva e intelligenza per scrivere un romanzo a strati.
Nel romanzo di Alessia Gazzola
gli strati sono molti e vari: quello più propriamente letterario, quello della
medicina legale, quello della saga degli Azais con i loro segreti, quello della
vita privata di Alice- la sua amicizia con la ragazza giapponese che vive con
lei, l’amore per Arthur (si lasciano), l’attrattiva e forse l’amore per il
collega Claudio. Un ben riuscito mix di generi, dunque, con una protagonista
che è una versione mediterranea di Kay Scarpetta (più giovane, più simpatica e
spiritosa), una Bridget Jones con una professione agli antipodi di quelle delle
eroine della chick-lit, o letteratura per pollastrelle che dir si voglia.
Non potendo dire altrimenti, devo
ripetermi: questa è un’ottima seconda prova.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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