la prima guerra mondiale
Emilio Lussu, “Un anno sull’Altipiano”
Ed. Einaudi, pagg. 212, Euro
10,50
Non ho potuto fare a meno, terminata la
lettura de “La guerra bianca” dello storico inglese Thompson, di riprendere in
mano un classico italiano della letteratura di guerra, quello di cui Mario
Rigoni Stern ha detto: “Tra i libri sulla Prima guerra mondiale “Un anno
sull’altipiano” di Emilio Lussu è, per me, il più bello”. Impossibile non
condividere il giudizio di Rigoni Stern. Per la concisione, l’assenza di
retorica, la spoglia bellezza delle frasi, l’empatia che pervade le pagine e,
non da sottovalutare, il filo di ironia che forse è servita al giovane Lussu
per sopravvivere. Già- è un sopravvissuto all’anno 1916-1917 sull’altopiano di
Asiago, Emilio Lussu. Se ne stupisce il tenente generale Leone che gli chiede:
“Per caso, sarebbe lei un timido?”, per proseguire poi con domande del tipo,
“Ama lei la guerra?”. Pericolosissima, l’incertezza di Lussu che cerca una
risposta. Perché il generale ora suppone che lui sia per la pace, “come una
donnetta qualsiasi, consacrata alla casa, alla cucina, all’alcova, ai fiori, ai
suoi fiori, ai suoi fiorellini!” Finalmente Emilio Lussu trova le parole
luminosamente giuste, lui è per “una pace vittoriosa!”
Il libro di Lussu è pieno di scambi di
battute del genere, anche questa è una maniera di sopravvivere all’arroganza e
alla boria dei comandanti. Quanto al generale Leone, il pazzo che dovrebbe
essere tolto di mezzo, i soldati cercano veramente di provocarne la morte. Se,
visto che vuol esaminare tutte le feritoie, lo si sollecita a guardare dalla
feritoia n.14 e la vedetta austriaca che ha sempre il fucile puntato lì, spara
e lo uccide- sarebbe una casualità, giusto? Anche se tutti sanno benissimo che
quella feritoia non deve mai essere lasciata scoperta. Sono il profondo senso
etico e l’umanità che salvano Lussu da quello che il cinismo della guerra opera
sui combattenti. Quando si trova di fronte un giovane e biondo ufficiale
austriaco, Emilio Lussu non ce la fa proprio a sparare, “come su un cinghiale”.
“Fare la guerra è una cosa, uccidere un uomo è un’altra cosa”, è assassinare un
uomo. E Lussu indugia più volte sull’ordine indegno di giustiziare soldati
cosiddetti ‘ribelli’ con un’esecuzione sommaria.
L’ira del maggiore esplose irreparabile. Con
la pistola in pugno, fece qualche passo verso i condannati, il viso stravolto.
Si fermò al centro e gridò:
-Ebbene, io stesso punisco i ribelli!
Egli ebbe il tempo di sparare tre colpi. Al
primo, un soldato colpito alla testa stramazzò al suolo; al secondo e al terzo,
caddero altri due soldati, colpiti al petto.
Il capitano Fiorelli aveva estratto la
pistola:
-Signor
maggiore, lei è pazzo.
Il
plotone d’esecuzione, senza un ordine, puntò sul maggiore e fece fuoco. Il
maggiore si rovesciò, crivellato di colpi.
Nel libro di Lussu ho ritrovato molte delle
informazioni di cui avevo già letto ne “La guerra bianca”, ho ritrovato anche
la descrizione di alcuni episodi, come quella degli austriaci che gridano ai
nostri di smetterla di combattere, di farsi ammazzare così. Ho trovato anche
qualcosa in più, di cui Thompson non faceva menzione: il cognac. Emilio Lussu
non beve, ma il cognac scorre a fiumi sull’altipiano. Senza cognac non si
combatte. Senza cognac i più non sono in grado di affrontare lo stress.
Terribile, da film di Bergman, la scena dell’ufficiale a cavallo che Emilio
rincontra a distanza di tempo, che ormai si è bevuto anche il cervello e penzola dai rami a testa in giù come una
scimmia. Terribile l’idea che bisogna non essere in sé per andare incontro alla
morte.
Un libro da leggere e da far leggere.
lo scrittore Emilio Lussu
la guerra fu creata dai Rockfeller-Rotschild, con l' assassinio di Sarajevo, l' avvelenamento del generale Pollio, il sovvertimento della maggioranza popolare con il denaro del maggio radioso
RispondiElimina1.8 milioni di morti tra militari, civii e dispersi
RispondiEliminapiù 1.3 milioni di invalidi
http://www.tuttostoria.net/storia-contemporanea.aspx?code=1183