cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
il libro ritrovato
Arne Dahl, “La linea del male”
Ed. Marsilio, trad. Carmen
Giorgetti Cima, pagg. 350, Euro 17,00
Titolo originale: Ont Blod
Quando si importano dei modelli da un’altra
cultura- come dice uno dei personaggi di questo ottimo thriller dello svedese
Arne Dahl- non attecchiscono solo quelli positivi, ma anche quelli negativi: è
la civiltà americana che ha, in qualche modo malato, nutrito i serial killer, e
adesso c’è un serial killer all’opera anche in Svezia.
“L’omicidio seriale si basa sul bisogno di essere visto” disse in tono riflessivo…. “La vittima deve vedere il suo carnefice, preferibilmente a lungo, e la gente deve vedere le vittime, e attraverso esse l’assassino. Il serial killer non nasconde le sue vittime.”
“L’ultimo baluardo della Svezia
era caduto e la criminalità di natura internazionale era arrivata”: in uno
sgabuzzino dell’aeroporto di New York è stato trovato il cadavere di un famoso
critico letterario svedese e l’assassino ha preso il suo posto sull’aereo per Stoccolma.
Le modalità del delitto portano la firma del Killer del Kentucky, noto
semplicemente con l’iniziale K. Nell’arco di vent’anni K ha commesso
ventiquattro omicidi, con una pausa di quindici anni tra i primi diciotto e gli
altri. Non si capisce che cosa intenda fare in Svezia, ma purtroppo si vedrà
presto, quando si trovano i primi cadaveri. E quando si arriverà a capire,
neppure allora tutto sarà chiaro; la posta in gioco è troppo grossa,
l’assassino è una macchina per uccidere manovrata da altri. Intoccabili. E’ una
vittoria dal gusto amaro, quella della polizia svedese. Ma è veramente una
vittoria? Meglio lasciar perdere, meglio dimenticare, come ha fatto chi si è
occupato del caso in America.
Questa è la trama a grandi linee di un
romanzo che aggiungiamo ai thriller nordici che consideriamo i più nuovi, i più
intriganti e raffinati del momento. Perché combinano la validità della vicenda
con la caratterizzazione dei personaggi e con l’atmosfera dell’ambientazione.
“La linea del male” inizia con un capitolo che contiene in sé i due elementi
essenziali di un thriller, il male e la morte, in due pagine che raccolgono gli
ultimi pensieri spezzati del critico che sta morendo: “Dolore muto, pensò.
Adesso so che cos’è.” Se noi lettori pensavamo di sapere che cosa fosse il
dolore muto, ci accorgeremo che no, non lo sapevamo, prima di leggere dello
strumento di tortura del Commando Cool che operava nel Vietnam, dei due buchi
nel collo come se si trattasse di un vampiro- la firma del killer.
C’è una frase che ritorna spesso nelle
riflessioni dei personaggi, “il sangue cattivo viene sempre a galla”, il motivo
dell’ereditarietà del Male che si collega al tema della paternità, visto da
diverse angolazioni. Come esplosione di desiderio di paternità in uno dei
commissari quasi cinquantenne, come senso di colpa per i figli trascurati
nell’ispettore Hjelm, come ferite irrimediabili causate dai padri che
porteranno a distorsioni nella personalità dei figli, assassini potenziali o
reali.
Hjelm e il cileno Chavez, il
finlandese quasi albino Soderstedt (che è passato dall’avvocatura alla polizia,
per disgusto), l’ex Mister Svezia Nyberg e Kerstin Holm formano questo gruppo
di poliziotti che arriviamo a conoscere bene- tutti ugualmente sconcertati
dalla nuova tipologia di delitti che si è instaurata dopo la fine della guerra
fredda, in un mondo che si fa fatica a capire, in cui la violenza cieca è uno
specchio di quella finalizzata. E, come il sangue cattivo che viene sempre a
galla, anche le imprese dei governi hanno onde di ripercussione lunghe- la
guerra in Vietnam, quella del Golfo o semplicemente la politica di investimenti
svedesi. Il Male è complesso e senza confini.
M.
Piccone
Lo scrittore Arne Dahl
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