Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
FRESCO DI LETTURA
Emma Healey, “Elizabeth è scomparsa”
Ed. Mondadori, trad. Manuela
Faimali, pagg. 285, Euro 17,00
Titolo originale: Elizabeth is Missing
Nevicava. Una giornata perfetta, neve a
dicembre, per immergersi nella lettura. Ho preso in mano “Elizabeth è scomparsa”
e ho incominciato a leggere. Non mi sono accorta che aveva smesso di nevicare. Di
certo, ad un certo punto, devo essermi interrotta per mangiare. Non mi sono
accorta di aver acceso la luce. Quando ho finito il libro era ora di spegnere
la luce e mettersi a dormire. Con la mente che seguiva il personaggio di Maud,
di sua figlia Helen, della nipote Katy. E no, “Elizabeth è scomparsa” non è un
giallo che fa girare le pagine febbrilmente per paura o per curiosità, anche se
c’è un pizzico di mistero su dove possa mai essere finita Elizabeth, l’amica di
Maud. E’ un romanzo scritto da una ventottenne inglese che dimostra una
maturità incredibile nel trattare l’argomento e un’altrettanto incredibile
bravura stilistica.
La parola ‘Alzheimer’ non viene mai detta,
ma la smemoratezza di Maud supera il limite della casualità. Maud deve avere
più o meno ottant’anni, vive da sola, accudita e sorvegliata dal personale di
assistenza che si avvicenda intorno a lei (e che lei spesso non riconosce) e
dalla figlia Helen che- dobbiamo dirlo- ha un’infinita pazienza. Maud, o qualcun
altro per lei, scrive dei memoranda su foglietti che spuntano dalle sue tasche,
dalla borsa, dai cassetti, vecchi, nuovi, molto spesso uguali ad altri già
scritti, come quello che raccomanda di non comprare altre pesche sciroppate (e
Maud va al negozio e compra altre pesche sciroppate),
di non cucinare nulla,
non ne ha bisogno, è tutto pronto (ma come, non può farsi un uovo? e poi lascia
il gas acceso), di non mangiare più pane tostato (Maud risolve mangiando il
pane senza farlo tostare, non ricorda proprio se ha già mangiato o no). Soprattutto
abbondano i foglietti con scritto ‘Elizabeth è scomparsa’, la preoccupazione
principale di Maud che è entrata di soppiatto in casa dell’amica per
verificare- non c’è proprio, il frigorifero è vuoto. Maud non si fida di quello
che dice il figlio di Elizabeth a cui lei telefona alle tre del mattino (non ha
idea dell’ora, naturalmente), che sua madre sta bene.
E’ Maud che racconta in prima persona e, ad
un certo punto, il passato si sovrappone al presente nella sua mente, la
confusione smemorata in cui sono immerse le sue giornate diventa confusione
temporale, il passato è più vivido del presente, i ricordi di Maud sono nitidi
e precisi. Non è solo la tendenza naturale degli anziani a rivivere la
giovinezza, è il rovello di Maud, la scomparsa di Elizabeth, che la fa
ritornare a pensare a quando- la guerra era finita da poco- sua sorella Sukey
era scomparsa. La storia di quegli anni, il pensionante che alloggiava da loro
e che forse era innamorato di Sukey, il razionamento dei viveri, le macerie dei
bombardamenti, il matrimonio di Sukey con un uomo ambiguo e trafficone che
faceva soldi con il mercato nero, la scomparsa di Sukey e il dolore dei
genitori, acquista sempre più spazio nella narrativa di Maud. Le indagini fatte
allora per ritrovare Sukey si mescolano alla sua ricerca di Elizabeth, mentre,
tra il riso e il pianto, la figlia Helen va a prenderla nella stazione di
polizia ogni volta che Maud si perde per strada, oppure nella casa che Maud
continua a pensare sia sua, scordandosi che è stata venduta e ci abitano altre
persone, rispondendo alle domande sempre uguali della madre, anche se sa che
gliele rifarà nel giro di pochi minuti. Domande su Elizabeth, ma anche un’altra
domanda fissa a cui Helen, curatrice di giardini, non fa caso perché le pare
assurda, ‘qual è il terreno migliore per coltivare gli zucchini?’. E invece non
è poi tanto assurda…
Il libro- bellissimo- di Emma Healey è un
libro sulla scomparsa. Non sono soltanto Elizabeth e Sukey ad essere scomparse,
è Maud stessa che è scomparsa a se stessa. Che cosa è rimasto di Maud, la Maud
che indossava gli abiti della sorella, la Maud sposa e madre che ora, ogni
tanto, non riconosce neppure sua figlia? Scomparsa quanto Sukey, più scomparsa
di Elizabeth. Possiamo sentire il nostro cuore farsi pesante, leggendo “Elizabeth
è scomparsa”. Potremmo avere un rifiuto nel leggere di quello che potrebbe
essere il nostro destino oppure nel riconoscere il comportamento di qualcuno
che amiamo e di cui vediamo la mente sgretolarsi. Eppure, nelle pagine di Emma
Healey, c’è un calore, un’empatia, un’aria di divertita rassegnazione, un’accettazione
di quello che la vita ha in serbo per noi, che rendono il libro straordinario
e, in una maniera strana, consolante.
Un libro che lascia il segno. Da non
perdere.